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LE POLARITA’ INTERIORI: DOMANDE E RISPOSTE

LE POLARITA’ INTERIORI: DOMANDE E RISPOSTE

 

 


Jack Labanauskas e Antonio Barbato

 

Domande provenienti da più parti riguardo al nostro articolo sulle Polarità delle Passioni   (pubblicato originariamente nei numeri di Marzo ed Aprile del 2000 dello Enneagram Monthly) continuano a pervenirci e ne abbiamo scelte alcune alle quali dare risposta. In genere noi concordiamo sugli elementi fondamentali delle Polarità, tuttavia a volte poniamo l’enfasi su angolature differenti che riguardano le origini ed i modi con i quali le Polarità su manifestano nelle nostre vite. Dopotutto Antonio è un Quattro di autoconservazione e Jack un Sette sociale; le loro visioni del mondo sono colorate dai loro pregiudizi, esperienze di vita, lezioni apprese e dalle diverse culture nelle quali sono radicati. Ambedue sono bem consapevoli di tali differenze e le considerano come un elemento che amplia gli orizzonti piuttosto che un elemento di disputa su quale è superiore.

 

Domanda: Nel vostro articolo lei e Jack Labanauskas avete sostenuto che le Polarità riescono, come una bussola, a darci il senso della posizione esistenziale che si sta vivendo. In particolare, sembra che le Polarità possano spiegare meglio il senso dei movimenti di stress per ogni tipo. Può darci qualche chiarimento ulteriore al riguardo?

 

Antonio: Prima di tutto è opportuno qualificare meglio il concetto stesso che c’è dietro la parola stress, dato che con questo termine si indicano una serie di fenomeni e di situazioni esistenziali molto diversi fra di loro. Abbiamo, in primo luogo, uno stress che attiene al nostro mondo emozionale ed è indotto da una sensazione di non essere amati, per effetto, ad esempio, di una perdita (un lutto, un abbandono da parte di una persona che amiamo). In questi casi si verifica una specie di raggelamento interiore, quasi un senso di perdita di tipo esistenziale o di identità, che porta la persona a rallentare, a perdere interesse nelle cose e in sé stesso, e che io illustro con un apposito disegno che ho intitolato Enneagramma del Freddo Emozionale. Esiste, poi, un secondo tipo di stress meno coinvolgente e che può derivare dalla perdita di certezze economiche, di salute fisica o emozionale che, però, non intacca il senso di interezza della persona. In questo caso, e se la sfera emozionale non è coinvolta, normalmente si verifica un accrescimento delle risposte polari della passione, mediante uno spingersi verso il limite estremo della Polarità Implosiva. In altri termini, poiché è messo in discussione in qualche modo, l’istinto stesso di conservazione e la persona si sente più fragile del solito, allora essa tende ad estremizzare la contrazione per difendersi meglio dal pericolo. Infine, esisterebbe un terzo tipo di stress, che qualcuno denomina eustress, o stress positivo, che dovrebbe condurre le persone a spendere completamente le proprie energie in modo costruttivo. Qualcosa di simile al riposare profondamente dopo un lungo impegno, che permetterebbe di risvegliarsi, in un secondo momento, avendo fatto un pieno di energie che sarebbero immediatamente disponibili per lanciarsi di nuovo in qualcosa di costruttivo. Non so quanto sia credibile l’esistenza stessa dello eustress, visto che, almeno per come è descritto, esso tende ad essere simile alle dinamiche presenti fortemente, ad esempio, nel tipo Tre, ma so che quando si verifica una eccessivo dispendio delle proprie energie le persone tendono ad agire la loro Polarità Esplosiva in modo molto evidente. Ecco perché nel nostro articolo abbiamo affermato che conoscere le Polarità significa avere una specie di bussola che ci dice esattamente dove stiamo andando. Se possiamo osservare fortementela Polarità Espansiva, allora stiamo usando le nostre energie spinti dalla necessità di manifestarci in modo evidente nel mondo, nel caso opposto che ci stiamo difendendo da qualcosa che, al livello della nostra stessa sopravvivenza, ci fa sentire deboli o incapaci di fronteggiare.

 

Jack: : Una passione può essere considerate come il prodotto di due qualità estreme che si manifestano contemporaneamente. Una fiamma, ad esempio, contiene luce e calore, ogni passione, pertanto, ha una suo opposto che è inseparabile.  A seconda delle circostanze, se una Polarità domina essa può apparire distruttiva o costruttiva. Le Polarità possono a volte bilanciarsi armoniosamente. Le Polarità di una passione sono come la cornice all’interno del quale la passione opera. Esse non dovrebbero essere considerate come buone o positive o, all’opposto, dannose e cattive. Le polarità si alternano sempre, ma non sempre in modo uniforme o giudizioso. Come l’imperativo biologico di combattere o fuggire  è di per se neutro, ma può diventare positivo o negativo secondo la specifica situazione, le polarità di una passione sono latenti o attive a seconda delle nostra condizione interiore e delle influenze esterne

 

 

Domanda: Nell’articolo sulle Polarità Interiori si afferma che una passione ha un modo di manifestarsi che è, apparentemente, il contrario di quello che è il suo modo abituale di manifestarsi. Ritiene che questa osservazione possa essere di carattere generale o, in via specifica, più propria di un sottotipo o di una manifestazione polare?

 

Antonio: In realtà l’osservazione alla quale lei si riferisce travalica il discorso direttamente riferibile alle Polarità. Personalmente ritengo  che una manifestazione apparentemente contro passionale sia un tratto generale, osservabile in tutte le Passioni, e non sia specificamente collegabile ad un sottotipo.La Iperattivitàdell’Accidia, ad esempio, può vedersi in azione tutte le volte che la persona sente di dover fare qualcosa per cercare di sentirsi viva e dare un senso di movimento alla stasi profonda della sua passività. Un altro esempio: la falsa Umiltà dell’Orgoglio può essere vista come una manifestazione della più generale inclinazione alla manipolazione e non va considerata, a mio avviso, esclusiva solo di un sottotipo o variante istintuale.

 

Jack: Se ampliamo un po’ la definizione di polarità, possiamo fare riferimento a certe forme di cura che applicano la teoria “il simile cura il simile”. Ad esempio, le vaccinazioni, gli antidoti al morso dei serpenti (che usano antidoti fatti con veleno di serpente), o l’omeopatia che usa microscopiche quantità di sostanze velenose in soluzione per stimolare il corpo a curare una condizione che ha gli stessi sintomi di quelli prodotti da una grossa dose dello stesso veleno Perché una passione (o un tratto) psicologica non dovrebbe rispondere alla stessa dinamica? Possiamo ampliare questa teoria e dire che la nostra psiche è strettamente connessa alla nostra condizione fisica; e perché fermarsi qui? Potremmo partire dagli aspetti più concreti del nostro sé, il nostro corpo (minerali, proteine, liquidi, gas) e andare verso aspetti progressivamente più sottili (plasma, spirito, anima o atman)… e presumere che ogni strato, dal più grezzo al più sottile, sia interconnesso e parte del tutto (qualsiasi cosa esso significhi per voi). Qualsiasi cambiamento o manomissione di un aspetto dovrebbe avere ripercussioni in tutti gli altri strati. In questo senso l’iperattività della Pigrizia, è simile nella sua “assenza di sonno” al vero sonno, con la sola differenza che non è addormentato il corpo iperattivo ma che è la nostra consapevolezza che è tanto dormiente da non accorgersi di essere iperattiva senza motivo.

 

Domanda: Secondo quanto lei ci ha illustrato, le Polarità sono caratteristiche che precedono, per così dire, la nascita stessa del tipo, che sembra abbia una sua definizione con quello che lei chiama Ferita Originaria. Esiste una correlazione fra le Polarità ela Feritae, in questo caso, come si possono spiegare le prime alla luce della seconda?

 

Antonio: Questo è un po’ come chiedermi come nasce un tipo. Ho cercato in molti miei articoli (ad esempio, in From essence to the birth of Ego) di chiarire questo aspetto, per cui credo sia inutile ripetermi adesso. Credo sia più utile capire che le Polarità sono delle risposte primarie, nate dalle manifestazioni dell’istinto di Espansione (negli esseri umani Istinto Sessuale) e dell’istinto di Ritrazione (che diventa nell’uomo Istinto di Auto Conservazione), che non si verificano a caso, ma perché dettate dall’ambiente nel quale il bambino cresce e si sviluppa. Col tempo ho cominciato a capire che quella che io chiamo, un po’ accentuandone l’aspetto emozionale,la FeritaOriginariaè, in realtà, un processo del tutto fisiologico alla crescita del bambino, simile, in qualche modo allo spuntare della dentizione ed al dolore ad essa connesso. Quello che conta è che le richieste dell’ambiente non siano portate all’eccesso e rese insopportabili al bambino. Le Polarità sono risposte a queste richieste, sono il frutto di un adattamento nella relazioni che si stanno venendo a creare, oppure, se le vogliamo vedere in un altro modo, sono il risultato di una continua interazione che il bambino attua per acquisire energie a livello fisico, emozionale e mentale che gli sono indispensabili.

 

Jack: Al suo estremo una Polarità si trasforma nel suo opposto. Da questa prospettiva le polarità sono “cugine” e cooperano per raggiungere lo stesso obiettivo. Ad esempio, l’impulso sessuale verso l’espansione è guidato dalla spinta ad esplorare e conquistare l’ambiente “seducente”. Quando essa è arrestata, la ritrazione si presenta come un raggruppamento di risorse, una “ricarica”. La forza espansiva viene protetta (dal consumarsi inutilmente davanti ad un ostacolo) e può riprendere il movimento in avanti che si era arrestato, quando l’ostacolo viene rimosso o quando una nuova opportunità si presenta. Su una scala più vasta possiamo paragonare questo processo all’attività diurna di raggiungere, conquistare o divertirsi e poi dormire la notte per recuperare così che il giorno dopo si è di nuovo carichi per ricominciare.

 

Domanda: Potrebbe fare un esempio concreto del come le Polarità ela Feritasono interconnesse? Quale è il meccanismo che fa scegliere proprio quella risposta e non un’altra ad un bambino??

 

Antonio: Prendiamo il caso del bambino Due le cui risposte polari sonola Libertàe il Bisogno di Intimità. Tali risposte nascono in un ambente che permette la manifestazione emozionale espressa del bambino, perché essa è, in qualche modo, funzionale ai desideri ed ai bisogni del genitore stesso. Tutti vogliamo avere manifestazioni di affetto dagli esseri a noi cari (alcuni lo fanno perfino con animali fisiologicamente poco dotati emozionalmente come gli uccelli, o poco abituati all’uomo come i mammiferi selvatici),  e questo è normale, almeno fino ad un certo punto. Se, però, la richiesta è eccessiva, essa può provocare da parte dell’altro una sorta di rifiuto, di ripulsa per l’eccessiva richiesta, che finirà per far sentire molto indebolito chi la subisce. Con il bambino questo pericolo non si corre. Fin da subito i bambini vogliono una costante attenzione, hanno bisogno di una naturale vicinanza, ma anche dei loro spazi e dei loro tempi. Se il genitore è deliziato da queste inclinazioni del bambino, allora ciò che è naturale viene accentuato, dilatato e reso quasi una dipendenza. Il bambino continuerà a cercare sempre più la vicinanza e si comporterà come un piccolo partner, almeno fino a quando ciò sarà possibile e non diventerà un problema a causa delle sue implicazioni sessuali. Il genitore, a questo punto, comincerà a ritrarsi e questo farà sì che il bambino stabilizzi una interrelazione particolare con lui che sarà, poi, riproposta nel corso dell’intera vita con altri partner. Un discorso analogo, anche se dagli esiti diversi, può essere fatto anche per l’altra Polarità.

 

Jack: In tempi recenti le nazioni industrialmente sviluppate soffrono di cadute nei tassi di natalità mai verificatesi in epoca storica. La “famiglia” che tipicamente era composta da due genitori con diversi figli, è diventata perfino troppo spesso una con un figlio unico o con un unico genitore. Grandi famiglie allargate con zie e zii stanno diventando sempre più rare. Ciò fa sì che molti bambini crescano interagendo con un solo genitore o, se ambedue i genitori lavorano, affidate alle cure di babysitter o “depositati” per ore presso fornitori professionisti di cure ai bambini. La maggioranza delle nazioni europee hanno tassi di natalità insostenibilmente bassi di 1.1 o 1.6 bambini per coppia. Quello del Nord America è attualmente di 2.1 bambini per coppia, un livello di semplice mantenimento. Ciò non fa presagire nulla di buono per la sopravvivenza della cultura e dell’eredità nazionale. Il ricambio della popolazione avviene mediante l’immigrazione e generalmente da nazioni culturalmente ed etnicamente diverse. I nuovi immigrati hanno tipicamente un tasso di natalità più alto e demograficamente possono superare la maggioranza delle popolazioni europee in poche decadi; l’America non è molto lontana dal trovarsi nella stessa situazione. Il senso di continuità, tradizione e coesione familiare sta cambiando rapidamente. Lo vediamo accadere ma non sappiamo ancora dove questo ci condurrà. Io credo che questi cambiamenti abbiano l’effetto di cristallizzare lo stile di allevare i bambini in uno o due modi molto diversi:

 

  1. Genitori (e) di un solo (o due) bambino possono scegliere di elargire troppo attenzione ed intimità al bambino; particolarmente se un genitore sta tutto il tempo col bambino. Ciò non fa avere al bambino una giusta interazione con gli altri e può produrre una eccessiva dipendenza.
  2. Se ambedue i genitori (o un genitore single) lavorano e affidano il bambino a professionisti, è probabile che la cura sia meno personale, meno emozionalmente coinvolta e meno stabile a causa di cambiamenti personali, trasferimenti e così via.

 

Con l’avvento della tecnologia, assistiamo ad un altro cambiamento nella dinamica fra Libertà ed Intimità fra adulti (e bambini) che trascorrono un sacco di tempo immersi negli svaghi elettronici. Essi ovviamente non sono interattivi, non creano intimità ed un bambino non può sentirsi apprezzato o come oggetto di attenzione. Famiglie con un alto impiego di giochi elettronici incoraggiano l’isolamento ed a sostituire la persona reale con relazioni personali con soggetti immaginari. Così si verifica che tutto il bisogno personale di contatto ed intimità viene richiesto ad una singola persona…una moglie, un figlio, un animale (se almeno esso è disponibile).

 

 

Domanda: La letteratura dell’enneagramma dei tipi di personalità descrive il tipo Uno come un autocrate particolarmente rigido e convinto di essere il solo a detenere le chiavi della verità nel mondo intero. Lei, invece, sottolinea che in questo tipo c’è una fortissima vena di Sensibilità e io, che appartengo a questo tipo, concordo con lei perché sento di averla molto forte. Ci può dire qualcosa di più su questo argomento. Grazie.

 

Antonio: La sua domanda mi permette di illustrare con un altro esempio l’interrelazione profonda fra Ferita Originaria e Polarità Interiori. I bambini sono tutti estremamente sensibili a ciò che accade loro ed attorno a loro, per una predisposizione naturale dei neuroni specchio del nostro cervello, sono, quindi, tutti estremamente ricettivi ad un comportamento o ad un azione che il genitore ripete più volte. Tutto ciò viene elaborato e diventa una base sicura dalla quale partire per cominciare ad espandersi autonomamente nel mondo. Nel caso del bambino c’è quasi sempre sullo sfondo un genitore estremamente affidabile, che io qualifico come “coerente”, perché tende a ripetere in situazioni diverse uno standard di atteggiamenti e comportamenti. Tale genitore tende ad educare il bambino attraverso l’esempio personale e la leva del comportamento morale, ma può disapprovare vigorosamente il bambino, se non si conforma alle sue richieste, facendolo vergognare per la sua difformità rispetto agli input impartiti. La ripetizione di tale schema da luogo a quella particolare Ferita del tipo Uno che io chiamo Umiliazione. Il bambino per tenerla sotto controllo da un lato tende ad introiettare i comportamenti richiesti ed a farli divenire propri (la Polarità della Supponenza), ma dall’altro continua a sentire il dolore della vergogna subita, come una eco che è sempre presente dentro di sé ed è pronta a riattivarsi. Questa capacità percettiva da all’Uno di capacità di immedesimazione con l’altro, di comprensione della fatica che si deve fare per assumere e mantenere un certo atteggiamento, di Sensibilità verso quello che viene o non viene fatto che gli permette di comprendere (ma non di giustificare per effetto dell’altra polarità) un errore o un imperfezione.

 

Jack: I tipi Uno sono i custodi naturali delle morali sociali e dei valori etici. La loro Sensibilità fa notare immediatamente ogni deviazione dalla norma e il loro senso di Sicurezza ciò che “dovrebbe” essere questa norma , da loro una solida base per fare paragoni. Gli Uno probabilmente possono commuoversi fino alle loro lacrime per un brano musicale, una storia commovente o un immagine di bellezza perfetta, così come essere critici e valutare negativamente ogni alterazione dell’ideale. Nei periodi nei quali la società si diverte con grandi “nuove” libertà, gli Uno possono essere disapprovati per essere troppo rigidi, ma diventano dei salvatori quando le società sono andate troppo oltre ed hanno bisogno di una guida per ritrovare una via.

 

Domanda:  In quanto Cinque mi sento un po’ disorientato davanti alla sintetica descrizione di due tendenze, che mi sembrano inconciliabili, come quelle della Certezza e della Sfiducia. Potrebbe farmi capire un po’ meglio come funzionano per favore?

 

Risposta: In quanto Cinque lei, se mi permette la battuta, dovrebbe apprezzare la sinteticità (risate dei partecipanti), comunque ha ragione ad essere disorientato. Questo accade quando si cerca di comprimere in una sola parola e in poche frasi, contenuti complessi quali quelli delle Polarità. In primo luogo va detto che, proprio perché polari l’una all’altra, le risposte della Certezza e della Sfiducia non sono facilmente conciliabili e, proprio per questo, il Cinque ha difficoltà in generale con le risposte emozionali. Diciamo che esse si originano in una relazione con un genitore per il quale il bambino è sicuramente molto importante, ma che non ha molto tempo e disponibilità per ascoltare con attenzione quello che il bambino manifesta. Capisce il paradosso? Da un lato c’è controllo dello spazio, verifica e disponibilità a prendersi cura dei bisogni fisici del bambino, dall’altra poco tempo per dargli un tempo ed uno spazio emozionale adeguato in cui esprimersi. Il bambino sente da un lato che qualcuno sicuramente si prenderà cura dei propri bisogni fisici, dall’altro si accorge che questa presenza è unidirezionale, che c’è solo il canale di comunicazione genitore-bambino, mentre nell’altro senso i messaggi cadono spesso nel vuoto. Questo si traduce nella Ferita della Limitazione. Alla luce di quello che ho cercato di spiegare forse adesso è più comprensibile perché molti grandi autori Cinque, ad esempio Franz Kafka, abbiano come tematica dominante quella della incomunicabilità, ripetuta più e più volte come metafora della profonda Sfiducia che qualcuno si interessi veramente a loro, a quello che hanno da dire veramente. D’altra parte la Polaritàdella Certezza fa sentire al Cinque che, almeno ad un certo livello, quello che lui fa ed è e molto importante e lo spinge a ritenere, spesso del tutto impropriamente, di essere una figura veramente importante.

 

Jack: Lo stridente contrasto fra Certezza e Sfiducia lascia spazio a comportamenti eccentrici, brillanti ed inconsapevoli e molto spesso a tutti e tre nella stessa persona. Un Cinque che conosco, per esempio, ha una capacità straordinariamente sviluppata di cogliere le sfumature e i vezzi nel carattere delle persone e spesso riconosce il tipo di autore solo leggendo pochi paragrafi, tuttavia, stranamente è inconsapevole dello spazio fisico degli altri. Quando va a fare compere, a volte si mette troppo vicino ad un’altra persona e non si rende mai conto del malumore che genera. Io credo che questo possa collegarsi alla inconsueta attenzione protettiva del Cinque verso il suo spazio personale che, come forma di compensazione per questo, diviene inosservanza di quello degli altri.

 

Domanda: Io sono un tipo Sette e la sua descrizione delle Polarità, così diversa dalle solite descrizioni che si leggono sul mio tipo, mi ha molto colpito. Mi sembra, però, chela Polaritàdell’Impermanenza sia un concetto troppo speculativo, intellettuale, quasi filosofico, per potersi attribuire ad un bambino piccolo. Mi può dire di più al riguardo?

 

Antonio: Anche lei essendo Sette dovrebbe apprezzare un atteggiamento speculativo (altre risate)! In ogni casola Polaritàdell’Impermanenza nasce con quella esperienza universale che io chiamo “Gestione dello Stupore”. Quando un bambino è chiamato a confrontarsi con una esperienza nuova e dolorosa, tende a reagire ad essa cercando di trovare un modo per renderla accettabile. In un bambino Sette c’è una acuta percezione che le cose passano e finiscono e questo genera in lui una profonda Paura. Tutto nasce dal fatto che una esperienza molto gradevole, come quella, ad esempio, di sentirsi pieno per aver mangiato a sazietà, può essere seguita da uno sgradevole passaggio ad una sensazione di vuoto quale è, appunto, quella della fame. Davanti a questo e dopo una prima fase di forte stupore, il bambino cerca di elaborare una risposta che possa proteggerlo per l’avvenire. Il bambino Sette sente che è necessario riempirsi di cose belle nell’immediato perché esse finiranno e non potranno più ripetersi. Dopo un giro sulla giostra, ad esempio, probabilmente non ce ne sarà un altro, e quelle divertenti percezioni non si ripeteranno. Anche qui, analogamente al caso del Cinque, al bambino non è consentito di esprimere le sensazioni dolorose che percepisce, con la differenza che ciò accade perché i genitori potrebbero sentirsi minacciati nella loro capacità di essere tali, dai sentimenti che manifesta il bambino. Si crea una specie di tacito accordo fra genitore e bambino per cui al figlio è permesso di esprimersi in ogni modo, purché si evitino accuratamente espressioni dolorose, in cambio di una generale permissività e di un atteggiamento del tipo “prendi tutto quello che vuoi”. Questo, ovviamente, deve avere comunque dei limiti e si traduce, successivamente, nella fissazione di regole di condotta  non amate, che rafforzano nel bambino la percezione che le cose del mondo cambiano rapidamente senza che lui possa farci nulla.

 

Jack: Da Sette possono comprendere perfettamente quello che Antonio dice e ricordare che da bambino (ed anche ora) facessi calcoli nel sottofondo della mia mente su quanto a lungo un progetto sarebbe durato o quanto ci sarebbe voluto per realizzarlo. Come se si mettesse una sveglia e la si dimenticasse, fino a quando il momento non arriva. Ogni progetto include istintivamente un calcolo di durata, molto spesso sorprendentemente accurato. Mentre salgo le scale, ad esempio, io mi colgo conto i gradini come se questo avesse importanza (come se sapere quanto dura, quanto finisce, potesse essere una difesa contro l’Impermanenza). Fa paura sorprendersi mentre ci si chiede (nel background della propria mente) quanto potrebbe durare una relazione, un matrimonio, un lavoro…Questo spiega il bisogno e la relazione con l’altra polarità, il Sacrificio. Ogni cosa ha una sua fine temporale, nulla è permanente e tuttavia dobbiamo impegnarci nelle cose della vita ed agire malgrado l’inevitabilità della fine delle cose (buone o cattive). Anticipando il dolore di tali finali i Sette sviluppano un piano dopo l’altro per evitare questo dolore (disperdendolo in molti dettagli), ma sanno che alla fine dovranno inghiottire il rospo del Sacrificio ed accettare la futilità del’impegnarsi in qualcosa di impermanente.

 

Domanda. Le Polarità, secondo la sua formulazione, vengono in qualche modo prima della nascita della coscienza/ego e concorrono alla sua formazione. A che età, secondo lei, le prime sono apertamente visibili e si può osservare la nascita della coscienza/ego?

 

Antonio: Questa è una domanda molto difficile, perché richiede delle considerazioni sul concetto stesso di “coscienza” sulle quali non mi sento di dilungarmi. Esistono, tuttavia, studi molto accurati, quali quelli del dottor Daniel Stern sui diversi sensi di sé che si sviluppano progressivamente e man mano che il bambino cresce. Dato che io definisco l’ego come una forma limitata di coscienza, che si interessa soprattutto a quello che gli accade o gli accadrà nel tempo, facendo riferimento a quello che gli è già accaduto, ritengo che la formazione stessa dell’ego sia indissolubile da quella forma elusiva di risultato delle nostre cellule cerebrali che chiamiamo “memoria”. La memoria, a sua volta, è influenzata fortissimamente dalla conquista della capacità di esprimersi verbalmente e di trasferire significati simbolici mediante le parole. Così è quasi naturale poter dire che le Polarità cominciano a manifestarsi più chiaramente man mano che la capacità di dominare il linguaggio evolve. Diciamo che verso i diciotto mesi si può cominciare a vedere se un bambino è più o meno incline ad una manifestazione, ma che il processo è più evidente nel periodo che va dai 24 ai 36 mesi di vita. A quel punto l’ego si è formato più pienamente e le oscillazioni cominciano a diventare meno ampie e più dipendenti dall’invisibile fulcro del pendolo che è la Passione.

 

Jack: In certi libri spirituali/trans personali ho trovato una risposta che sembra ragionevole: un bambino scopre (come uno shock) “l’altro”. Non posso comprendere come questo sarebbe possibile senza fare contemporaneamente la scoperta di un “sé” o “ego” separato. A questo punto sarebbe uno stadio neutro senza la specifica coloritura di una passione. Poco dopo (non è chiaro quanto dopo) il bambino si cristallizzerà intorno ad un imperativo genetico  (forza, capacità biologica o dovere cosmico) e comincerà il viaggio verso una preferita ed alla fine riconoscibile strategia di vita.

 

 

 

Antonio: Vorrei capire bene quale èla PolaritàImplosiva del mio tipo, io sono un Tre, e quale sarebbe, invece quella esplosiva, perché non riesco a comprendere bene il movimento di ritrazione e quello di espansione.

 

Antonio:La Polaritàdi ritrazione per un Tre èla Spersonalizzazione, che è affine al Disorientamento del Quattro e si percepisce chiaramente quando sopravviene una situazione che non si riesce a risolvere con i soliti slogan interni. In particolare,la Spersonalizzazionefa emergere chiaramente sentimenti di vuoto e di mancanza di senso di orientamento perché fin da bambini i Tre hanno dovuto adottare valori e criteri di giudizio che non erano propri ma di altri.La Spersonalizzazione, ovviamente, non può mai condurre a quella specie di attitudine robotica che siamo soliti associare al Nove, perché esiste il Bene Proprio, l’altra Polarità, che porta un Tre a cercare di darsi obiettivi concreti e lo induce ad attivarsi nel mondo per raggiungerli. Si può anche dire che, anzi, in linea di massima i Tre sono consapevoli solo di questa seconda polarità, perché hanno una grande difficoltà nel riconoscere di essere stati fin da bambini molto più eterodiretti di quanto essi vogliano credere.

 

Jack: Spersonalizzazione e Bene-Proprio hanno due aree di interdipendenza o similarità. Una si basa sulla negazione dell’empatia per gli altri (implosiva), l’altra (esplosiva/proattiva) sulla repressione del vero interesse personale a vantaggio di uno ingannevole. La spietatezza nello spingersi a raggiungere gli obiettivi può giungere fino ad ignorare (o ferire) gli altri mentre si cerca il “successo”. Per poter essere in grado di vivere con se stessi, i Tre debbono imparare a mettere sullo sfondo della loro coscienza l’individuo vivente, senziente e respirante e tenere in primo piano gli obiettivi pratici e la loro strategia per ottenere successo. Questo è anche quello i Tre fanno agli altri. Quello che i Tre fanno a se stessi all’altro capo della polarità è di scoprire che l’obiettivo che hanno raggiunto con tutto il loro Bene-Proprio non è in realtà assolutamente quello che volevano (cioè, non gli porta alcun appagamento).

 

 

Domanda: La sua idea di Sbandamento a me che sono un Quattro ha permesso di capire molto meglio perché, leggendo le descrizioni dei tipi, sentivo di essere più affine ai Cinque che agli altri Quattro, pur sentendo dentro di me molti meccanismi dominanti dell’Invidia. Mi può spiegare in che maniera il Disorientamento è un tentativo di protezione della persona guidato dall’istinto di conservazione? Io, personalmente, sento un profondo stato di malessere quando vicino una forte fase di questa Polarità, e non riesco a comprendere come esso mi possa, in qualche modo, servire per potermi poi, eventualmente, riprendere.

 

Antonio: Forse se ricollegola Polaritàdi cui parliamo alla Ferita del Quattro la risposta sarà più chiara. Il Quattro è un bambino che percepisce dolorosamente di non essere come dovrebbe. E’ questa una sensazione naturale? No, essa è il prodotto di una serie di richieste ambientali che fanno capire al bambino che non va bene come è, ma non gli indicano una soluzione alternativa. Il bambino prova in tutti i modi a capire cosa vuole o vogliono da lui il o i caregiver, ma, nonostante si sforzi, non ci riesce in alcun modo. Questo è ciò che io definisco come Disperazione, perché il bambino sente che se, ad esempio, si sforzasse di più o riuscisse a capire cosa gli manca, potrebbe finalmente ottenere la piena approvazione del genitore, ma, non riuscendoci, si continua disperatamente a chiedere cosa non va in lui o come dovrebbe comportarsi. In questo modo la sua esposizione al dolore è totale perché non c’è un attimo di tregua in questa continua e tormentosa ricerca. Il Disorientamento, allora, togliendo i punti di riferimento diventa una specie di nebbia emozionale nella quale nascondersi per non sentire più il confronto perdente. Se non so più chi sono e cosa voglio veramente, insomma, posso anche permettermi di perdermi senza più dover cercare di sforzarmi e di riuscire, così, a recuperare un po’ di energie ritraendomi.

 

Jack:Il Disorientamento diventa un metodo col quale spezzare la pressione che progressivamente cresce sempre più. Poiché non c’è una singola risposta alla domanda “come dovrei essere?” la pressione non può trovare sollievo in alcun altro modo tranne che nella disgregazione in piccole parti. Quella che era una pressione insostenibile che toglieva il respiro alla vita del Quattro ora si disperde tutto di un tratto in direzioni causali (spesso senza significato), ogni puntata in una direzione è di breve durata e nervosa e di conseguenza abbastanza ridotta da essere “gestibile” o “riparabile”, sufficientemente frammentata da non trascinare più a lungo il Quattro verso una singola direzione senza speranza. Questo consente di recuperare quando il Disorientamento ha esaurito la sua forza. A differenza di altri tipi, il Quattro è capace di evitare di sentire colpa e rimorso per le azioni (insensate) commesse mentre il disorientamento si stava verificando e può assumere una attitudine filosofica verso di esse, come se dicesse:” Ok, cosa altro potevo fare?”

 

 

Domanda: Sono un Otto ela Polaritàdella Sottomissione mi sembra poco concreta per me. Può dirmi qualcosa di più per farmi meglio rendere conto di come dovrebbe funzionare?

 

Antonio: Il primo concetto che debbo chiarire è chela Sottomissioneopera soprattutto verso i propri istinti, piuttosto che verso un’autorità esterna. Essa, inoltre, è una polarità implosiva perché costituisce un mezzo col quale l’Otto tende a rispondere a situazioni di pericolo o di affaticamento, semplicemente alzando la posta, per dimostrare, a se stesso soprattutto, di essere in grado di poter fare tutto quello che vuole. In origine c’è un bambino maltrattato (e mai come per il tipo Otto bisogna ben capire le diverse sfumature che questo maltrattamento può avere) che è stato dominato e soggetto ad un’autorità ritenuta non legittima e che imponeva privazioni di qualche tipo. Successivamente, però, c’è stata una rivolta verso questa forma autoritaria grazie ad una specie di identificazione con la sua forza. Così, ogni qual volta qualcosa tende a voler limitare il desiderio tipico dell’Eccesso, si mette in azione un meccanismo ansiogeno che deve essere placato forzatamente. All’interno della persona, così, questa Polarità fa da mentore e avvocato ai propri impulsi istintuali, richiedendone la soddisfazione ad ogni costo.

 

Jack:Quando la Sottomissione ai propri impulsi minaccia di diventare un essere “aperti a tutto”, l’Otto richiederà l’approvazione da una “autorità più alta” e che è legittimata dalla forza e dalla abilità di controllare ed avere Supremazia mediante il non permettere agli impulsi di andare completamente fuori controllo. Per mantenere la sicurezza che la Supremazia sarà sempre disponibile e per combattere la paura di esaurire le forze, gli Otto tendono a testarsi su ogni cosa e su tutti prendendo il comando, controllando situazioni e persone, ma permettendo a se stessi di essere dominati soltanto da autorità o cause estremamente degne. Ciò può rendere gli Otto dediti e nutritivi verso il loro circolo di persone care che proteggono con la stessa passione con la quale proteggono i loro impulsi

 

 

Domanda: Nel suo articolo con Jack Labanauskas ha descritto Carmen, la protagonista dell’opera di Bizet, come una persona incapace di limitare le spinte della sua tendenza alla Libertà derivanti dalla sua passione. In questo modo ha indirettamente affermato che lei sia un Due, ma a me sembra che il suo carattere sia troppo eccessivo per essere un Orgogliosa. Potrebbe chiarire il punto?

 

Antonio: Lei ha ragione nell’affermare che Carmen è eccessiva nelle sue tendenze, per il semplice motivo che è un tipo Otto non un Due. Questa sua caratteristica ad andare oltre ogni limite si vede costantemente nell’opera. All’inizio del racconto, ad esempio, c’è una lite fra Carmen ed un’altra gitana e la nostra eroina non esita a tirare fuori il coltello ed ad usarlo. Questo è qualcosa che sembra davvero poco conciliabile con l’attitudine emozionale del Due. Inoltre, la sua tendenza al Dominio è troppo estremo per poterlo confondere con la Libertà, soprattutto emozionale, del tipo Due. L’equivoco è nato dal fatto che io cercavo di far comprendere come la Libertà è davvero un limite estremo per un Due e non si trasforma in quella capacità di agire per possedere, che vediamo in azione nel tipo Otto.

Jack:Si, in verità, rileggendo quella parte dell’articolo possono capire come esso possa essere interpretato in due modi. Mi dispiace per questo, potevamo esprimerci meglio.

 

Domanda: Potrebbe illustrare con un esempio di un personaggio, non importa se reale o della fiction, come funzionano le due Polarità del tipo Quattro quando vanno ambedue all’estremo.

 

Antonio: Le due Polarità non vanno ambedue all’estremo contemporaneamente, ma il ritmo di oscillazione può diventare tanto veloce che la persona ne avverte molto chiaramente le conseguenze. Credo che un buon esempio, per rispondere alla sua domanda, sia quello di Anna Karenina, l’eroina dell’omonimo romanzo di Tolstoj. Nella fase finale del romanzo ella percepisce che la sua relazione con il suo amante si sta esaurendo, che non c’è più l’impeto e il desiderio che le avevano fatto credere di aver raggiunto la felicità che aveva a lungo cercato. I suoi passaggi mentali sono dipinti da Tolstoj in modo molto preciso. Dapprima si fa sentire il Disorientamento con l’incapacità di capire bene cosa si può fare per cercare di rimediare alla situazione, poi in rapida successione si avvertono l’Incomprensione (il Freddo Emozionale del Quattro), la vergogna, la Rabbia ed infine la Rivendicazione, col suo desiderio di prendersi una vendetta, a qualunque costo. Nella fase finale del romanzo i passaggi fra le due Polarità sono molto veloci e, quando ciò si verifica, questo significa che è in atto una crisi molto profonda. Non sempre questa crisi deve avere un esito tanto drammatico come nel caso di Anna Karenina, perché spesso, al contrario, forniscono l’occasione per una risposta veramente creativa ai propri problemi.

 

Jack:Betty, una Quattro, cominciò una relazione con John, un uomo sposato. Le sue aspettative erano che, poiché il loro la loro relazione era “meravigliosa” ciò avrebbe “naturalmente” indotto l’uomo a divorziare dalla sua noiosa moglie (egli affermava di essersene separato emozionalmente da lungo tempo), e che avrebbero vissuto dopo felicemente e per sempre…solo, che John non aveva alcuna intenzione di divorziare da sua moglie e che era completamente soddisfatto dei loro sporadici ma appassionati incontri con Betty. Dapprima Betty aspettava le sue telefonate, con desiderio e diventando gradualmente più confusa. Perché la loro “perfetta” relazione non stava facendo progressi? Lei cominciò a scriversi lunghe lettere piene di domande, facendole lettere ad amici fidati, ma ancora non a John. Queste lettere erano all’origine congetture sulle ragioni per le quali essi non stavano andando verso una maggiore vicinanza, Le lettere divennero via via più lamentose ed insistenti e alla fine lei ne mostrò una a John. Questo lo fece ritrarre e sparire per un lungo periodo. Questo gettò Betty nel Disorientamento che cominciò con un ardente desiderio, seguito da tristezza, disperazione, vergogna, dubbi su di sé, dubbi verso gli uomini in generale e infine rabbia e desiderio di “punire” John per il suo rifiuto. Alla fine, dopo mesi di questo e nessun segnale da parte di John che qualcosa potesse cambiare, lei rinunciò e si arrese alla consapevolezza che egli non avrebbe divorziato da sua moglie. Si vedono ancora, ma raramente e con muro parziale che si è alzato fra di loro. Un muro che potrebbe permettere ancora della intimità ma certo nessuna speranza.

 

 

Domanda: In che modo sono collegate le Polarità e i tratti passionali che siamo soliti chiamare sottotipi o varianti istintuali? I secondi sono una specie di evoluzione delle prime?

 

Antonio: Non proprio. Le Polarità sono risposte emozionali primarie che nascono durante il percorso di crescita come risultato dell’interazione fra il bambino e l’ambiente in cui vive. Esse concorrono a formare la Passione che è l’elemento fondamentale dell’ego, ma quest’ultimo ha almeno altri due componenti ulteriori. Uno è quel modo cognitivo fisso e condizionato che denominiamo Fissazione. L’altro è quella forma di coscienza di carattere secondaria o più elevata (rispetto a quella degli animali), che i neuropsicologi definiscono come consapevolezza della perduranza del sé nel tempo.  Questa entità a tre radici è, a sua volta, responsabile di quelle corruzioni degli istinti naturali che siamo soliti chiamare sottotipi o, più propriamente, varianti istintuali del tipo. Non direi, quindi, che i sottotipi sono le evoluzioni finali delle Polarità, ma che ne sono, piuttosto, una ulteriore distorsione resa più accentuata dall’Ego.

 

Domanda: Lei ha scelto la parola Sacrificio per descrivere la variante implosiva del Sette ed essa dovrebbe, pertanto, essere una caratteristica di tutti i Sette, ma io non ritrovo questo tratto in me. Può essere che, invece, Sacrificio sia meglio utilizzabile per descrivere uno specifico sottotipo della Gola.

 

Antonio: Capisco il suo punto di vista, ma continuo a credere che una vena di sacrificio, se intendiamo correttamente il concetto, sia presente in tutti i Sette. Il Sacrificio, per me, è molto simile alla Sottomissione che abbiamo visto in azione nell’Otto e si traduce in una specie di sforzo per ottenere tutto ciò che promette di essere gradevole o dare piacere. L’esempio omerico di Ulisse e delle sirene ne è un’ottima metafora e voglio ricordarla. Come forse ricorderà, Ulisse non vuole perdersi il piacere di sentire il canto inebriante, ma terribilmente pericoloso, delle sirene. Tutti quelli che lo hanno sentito, infatti, hanno perso la loro ragione e si sono precipitati nell’abisso, finendo così col pagare con la propria vita quel momentaneo piacere. Ulisse però, come molti Sette, è astuto, terribilmente astuto, e strategicamente compie una serie di azioni prima di passare con la barca vicino allo scoglio delle terribili cantanti. Ottura le orecchie dei propri rematori con cera grezza e tela, si fa legare con corde molto strette all’albero di maestra e si fa promettere che, qualsiasi cosa egli faccia o dolore debba sopportare, non verrà sciolto da nessuno. Dopo queste cautele egli si azzarda a passare con la nave molti vicino alle sirene ed a sentirne il canto, ma il prezzo che paga per questo piacere è quello di provare una sofferenza terrificante. Le corde che lo legano gli segano le carni mentre egli si contorce, i suoi occhi vedono cose che non esistono e la sua mente perde completamente il controllo di se stesso. Alla fine riesce a ritornare in sé, ma è tanto scosso da non voler raccontare a nessuno quello che ha provato e l’esperienza, in seguito, lo porterà a capire che rinunciare a qualcosa è un sacrificio altrettanto forte di quello di indulgere in troppi piaceri.

 

Jack:Se Ulisse è troppo estremo, ecco un esempio di Sacrificio che la maggior parte dei Sette possono comprendere. Vediamo come un romantico Sette potrebbe prepararsi per la cena con un partner potenziale. Il nostro Sette pulisce la casa (aarrgghhhh!), fa il letto (cambia le lenzuola, nel caso in cui…..), va ad un sofisticato negozio per comprare raffinati ( e costosi) ingredienti ed una bottiglia di vino, si schiavizza in cucina per preparare da mangiare (oggi nessuna passeggiata rilassante nel parco con il cane), preparare la tavola con i piatti migliori, le candele, i tovaglioli, mette su una musica adatta (non proprio quella preferita dal Sette, ma qualcosa di non importuno, neutro e dolce). Una rapida doccia, lavata di denti, abbigliamento adatto e pochi attimi dopo il campanello suona. Il nostro Sette è un po’ stanco dopo tutto questo scorrazzare, ma è pronto. Un respiro profondo, concentrarsi, esser certi che ci si comporta nel modo migliore, non parlare di politica o lamentarsi del lavoro a tavola, usare coltello e forchetta in modo corretto, ricordare di mangiare con la bocca chiusa, ascoltare con attenzione come se foste interessati a tutto quello che il tuo partner sta dicendo, fare commenti profondi o di approvazione per non rompere l’atmosfera sperando che tutto ciò possa condurre ad un dopocena romantico…oops, ti ricordi che hai dimenticato quella sera di registrare il tuo programma TV preferito, ma resisti all’impulso di correre al video registratore. Ammettiamo che l’intera serata va come previsto….ne valeva la pena???

 

 

Domanda: Ci potrebbe indicare qualche esercizio per lavorare praticamente con le Polarità? Come possiamo usare queste consapevolezze per migliorare la nostra vita di tutti i giorni?

 

Antonio: Innanzitutto, fatemi sottolineare che molti dei processi che avvengono nella parte meno evoluta della nostra coscienza, somigliano terribilmente alla coltivazione artificiale dei funghi. Si possono svolgere solo al buio e nel letame (risate). Gettare, quindi, la luce della consapevolezza introduce un elemento di disturbo rispetto a questo abitudini e rallenta, se non inibisce, il continuo ripetersi delle cattive abitudini apprese quando non eravamo in grado di controllarle. Oltre a ciò, si può lavorare direttamente con le Polarità cercando di capire come funzionano esattamente dentro di noi. Per ognuno, infatti, una Polarità ha un suo sapore particolare, un differente modo di manifestarsi, che è anche il marchio più diretto dell’influenza dell’ambiente nel quale ci siamo sviluppati. Un Quattro, ad esempio, può sentire il Disorientamento a livello fisico, quasi come se non sapesse materialmente che direzione prendere, e trovarsi, stupito, a chiedersi cose del tipo: “Dove sto andando?” , mentre un altro può viverlo come un non sapere più che senso ha il proprio continuare a sforzarsi. Il primo avrà più bisogno di lavorare sul proprio riorientamento e cercare mezzi per accrescere il proprio coordinamento, il secondo dovrà, invece, capire in che modo si sta auto sabotando.

 

Jack: Come un bambino che ama tanto un pupazzo di pezza da non potere nemmeno immaginare di addormentarsi senza di esso, alla fine, dopo che ha imparato ad apprezzare cose più da grande, può rinunciare al pupazzo senza troppo soffrire. Noi passiamo la nostra vita ad imparare come distinguere le cose essenziali che hanno una vera importanza dalle distrazioni irrilevanti o perfino dannose. Il nostro tempo è limitato e quello che spendiamo sprecandolo in scopi futili viene sottratto da quello che possiamo dedicare a ciò che da soddisfazione o a cose utili. Questo sembra un proverbio moralistico che ho sentito spesso e, da Sette, io aborro di dover fare quel tipo di sforzo che consiste nel negarmi il divertimento e nel costringermi a fare qualcosa che la mia coscienza mi suggerisce sia migliore. Ma, un momento! Una possibile alternativa al lottare contro i nostri impulsi più bassi con la forza bruta e una forza di volontà risoluta viene da un illuminato che disse: “Non puoi eliminare le tenebre combattendole, tu devi fare entrare la luce.

 

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