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IAGONIZZANDOMI

IAGONIZZANDOMI

IAGONIZZANDOMI

di Fatima Romagnoli

 

PREMESSA

 Aprile 2012 (o forse Maggio?…..)

Mi viene assegnato un compito: analizzare la personalità di IAGO, il co-protagonista dell’OTELLO di Shakespeare. “Bello questo compito, fa proprio per me. Mi piace!” Mi sono ripetutamente detta. “! Si, si, davvero interessante! Non vedo l’ora di mettere tutto nero su bianco.” Ho raccolto dati ed informazioni con molto interesse e piacere, ho letto, riletto e sottolineato le parti fondamentali dell’opera, ho visto e rivisto il dvd , e poi…..

 Gennaio  2013

Il compito non è ancora svolto. Non ho tempo (ecco la mia scusa/evitamento!). Riesco a dare sempre priorità ad altro. Non ho mai pensato “io il compito non lo farò”. Dentro di me la certezza che il compito prima o poi l’avrei fatto c’è sempre stata. Ma il pensiero e la voglia proprio non si trasformavano in azione. Poi, qualche giorno fa, dopo aver pensato, riflettuto e, diverse volte, anche sognato cosa e come scrivere, mi è venuto in  mente, come una lampadina che si accende, click! Il motivo per cui evitavo di fare il compito. Ed è stato in quel preciso istante che ho deciso di…. “iagonizzarmi”! E allora eccomi qua.

QUI ED ORA: IL COMPITO

L’Otello è una tragedia scritta da William Shakespeare nella quale il protagonista dell’opera, per gelosia, uccide Desdemona, la propria moglie.

Il sentimento predominante nella vicenda, quello che a tutti gli effetti scatena il susseguirsi degli eventi, fino al tragico epilogo finale, è l’Invidia.

Shakespeare, infatti, ci rappresenta la massima espressione di questo sentimento, il desiderio di distruggere la felicità altrui, poiché attraverso la figura di Iago, egli fa insinuare in Otello il tarlo del tradimento di Desdemona. Ciò che spinge Iago ad agire in tal senso, è quello stato d’animo in cui coesistono sia il desiderio di possedere ardentemente un qualcosa che non si ha (ma che magari possiede qualcun altro), sia  il desiderio di distruggere quanto l’altro ha o rappresenta.

Questo sentimento, che è la PASSIONE dell’enneatipo Quattro a cui Iago appartiene, è manifesto sin dall’inizio, nel momento in cui Otello lo nomina alfiere, conferendo invece a Cassio la più alta carica di luogotenente.

Iago è risentito poiché ritiene di meritare lui la nomina che è stata riconosciuta all’altro. “In fede, so quello che valgo; so che non merito un posto inferiore”. E afferma: “Le promozioni si ottengono per raccomandazioni e parzialità; non più per la vecchia regola che vuole il secondo erede naturale del primo.”

Per Iago, che si sente nella idealizzazione che ha di sé stesso speciale e originale, questo evento è un vero e proprio affronto, e viene vissuto come un imperdonabile attacco personale. Non è concepibile per un tipo Quattro, il fatto che qualcuno possa considerarlo alla stregua degli altri, figuriamoci se, come in questo caso, lo si vuole considerare ad un livello inferiore.

Ed è in nome della ingiustizia subita (l’alibi secondo il quale questo enneatipo legittima il proprio modo di agire), nel non riconoscimento del proprio valore, che il personaggio si sente “autorizzato” a provare sentimenti quali il rancore, l’ostilità e l’odio.

Egli, avendo una cattiva immagine di sé, si sente carente e insoddisfatto e non si può accontentare della normalità rappresentata da un ruolo ordinario (alfiere) percepita come mediocrità, ma aspira ad una perfezione ideale (carica superiore = io sono speciale) che in realtà non esiste.

Iago non si accontenta di quello che possiede poiché questo potrebbe significare essere soddisfatto. La soddisfazione è un qualcosa da cui l’enneatipo Quattro rifugge, poiché egli desidera sempre e solo per continuare a desiderare, crogiolandosi nella propria fissazione, rappresentata dall’Insoddisfazione. Così nel momento in cui raggiunge l’oggetto del desiderio, il Quattro tende ad aspirare a qualcosa di più elevato, continuando ad alimentare il desiderio

A questo punto sia la scelta di Otello, che lo fa sentire un incapace, sia la fortuna sfacciata di Cassio, fanno montare nel personaggio di Iago una profonda Rabbia. Ed è proprio per questo che il personaggio dall’inizi alla fine, tesse, come farebbe una tarantola, una ragnatela con la quale catturare, annientare e distruggere quella che ritiene essere la causa della propria inadeguatezza e senso di inferiorità.

All’inizio, infatti, convince Roderigo, ammiratore di Desdemona, a svegliare in piena notte Brabanzio, il padre della donna, persuadendolo che Otello gli abbia rapito la figlia abusando di lei con l’inganno. Questo primo tentativo di infangare il Moro agli occhi delle autorità, tuttavia, fallisce nel momento in cui la donna confessa che si è innamorata di lui per le sue gesta coraggiose di combattente e per la sua nobile anima, fino a decidere di sposarlo in maniera consenziente e non attraverso un presunto inganno, come erroneamente ritiene Brabanzio indotto a credere questo  dalle parole di Roderigo, manipolato da Iago.

Il rancore, tipico degli invidiosi, fa si che Iago utilizzi le persone al fine della realizzazione del suo scopo, manipolando finemente prima Roderigo contro Cassio, poi Cassio e Desdemona agli occhi di Otello, e alla fine anche Emilia, la sua stessa moglie, pur di distruggere Otello. Perché egli sente che soltanto con la distruzione di Otello, a qualunque costo, sarà possibile eliminare il percepito senso di inferiorità, dato che proietta su di lui il proprio senso di inadeguatezza e insoddisfazione.

Nel personaggio ho trovato anche la Deformazione, meccanismo aggressivo del tipo Quattro, quando ad un certo punto Iago, talmente accecato dai sentimenti negativi, sempre indotti dalla primordiale invidia,  vede una realtà diversa da quella che è. E non riesce a sopportare il peso degli eventi sentendosi carente.

Infatti afferma: ”Odio il Moro. Si è anche sentito bisbigliare qua e là ch’egli abbia fatto le mie veci fra le mie lenzuola. Non so quanto ci sia di vero. Ma basta un semplice sospetto del genere per agire come se avessi la certezza. Egli mi stima. Sarà quindi più facile realizzare i miei propositi.”  Poi ancora: “Anch’io sono innamorato di Desdemona. Non per semplice desiderio carnale (benché forse dovrei accusarmi anche di questo peccato) ma soprattutto per desiderio di vendetta. Perché sospetto che l’ingordo Moro sia scivolato ad occupare il mio posto. Un pensiero che mi rode le viscere come un minerale velenoso. Nulla mi placherà l’animo finché non saremo pari: moglie per moglie.”

Si sente legittimato, per un “semplice sospetto”, a rendere ipoteticamente pan per focaccia ad Otello. E si crede, addirittura, innamorato di Desdemona, ma, attenzione, precisa che è per “desiderio di vendetta”. In questa frase è molto ben manifestata la Rivendicazione, secondo Antonio Barbato Polarità Eespansiva del tipo Quattro, che si esprime attraverso una rabbia vendicativa e distruttiva che però non potrà mai portarlo alla soddisfazione, poiché in realtà si ripercuote, come in questo caso, nei confronti della persona stessa.

Tutto è studiato nei minimi dettagli. Iago preferisce, nella definizione del suo stratagemma, non esporsi direttamente, in maniera tale che Otello abbia sempre una positiva opinione su di lui (non reale), e quando arriverà il momento in cui dovrà colpirlo, secondo i suoi progetti, questo accadrà con maggior efficacia a completa insaputa della vittima e senza alcuna pietà (vendetta ideale).

Insinua, infatti, in Otello l’atroce dubbio che Desdemona sia amante di Cassio con questa frase: “Tenete d’occhio vostra moglie. Osservatela quando è con Cassio. Con occhio né geloso né troppo sicuro. Non vorrei che la vostra natura così nobile e reale si lasciasse ingannare per troppa bontà. Attenzione, dunque. Conosco bene i miei conterranei. A Venezia le donne confidano al cielo i capricci che non osano rivelare ai mariti. L’onestà non consiste nel non fare una cosa, ma nel tenerla nascosta.

Otello dapprima dubita, mentre Iago continua con le menzogne e gli inganni senza darsi per vinto, fino a quando non lo fa cadere nella trappola, convincendolo che la moglie sia un’adultera.

A Iago basta far credere a Otello (la cui Passione è la Superbia) che Desdemona abbia regalato a Cassio un fazzoletto, che invece egli stesso a suo tempo le ha regalato, per riuscire nei suoi intenti.

In questo modo Iago cerca di ottenere un doppio risultato; da un lato, con la modalità del Quattro che per elevare sé stesso deve ridurre il livello dell’altro, scredita il suo presunto rivale, cercando di mettere in cattiva luce Cassio agli occhi di Otello, in maniera  tale che quest’ultimo possa ricredersi sulla scelta inizialmente fatta e, ottenendo, quindi fatta giustizia. Dall’altro crea in Otello una sofferenza  sentimentale attraverso la quale lo punisce rendendo giustizia a sé stesso.

Nel suo irreversibile delirio rabbioso, Iago infine è capace persino di uccidere la propria moglie nel momento in cui lei  lo sbugiarda agli occhi di Otello sabotando i suoi piani.

Iago non mette in conto che il suo bramare possa avere conseguenze devastanti ed irrimediabilmente distruttive. Il personaggio, infatti, non riuscirà nemmeno alla fine (quando Otello uccide Desdemona e, dopo aver scoperto l’infondatezza dei suoi sospetti, a sua volta si uccide) ad avere la sua tanto anelata giustizia e soddisfazione.

In questo personaggio è molto evidente e predominante la Rabbia (che in realtà il personaggio prova verso sé stesso), tipica del sottotipo di espansione Sessuale, nel quale c’e’ un forte senso di odio e vendetta sia nei confronti di chi non ha riconosciuto la sua specialità (Otello), che nei confronti di chi indirettamente la svaluta (Cassio).

Io nel personaggio Iago ho trovato, però, anche un sentimento di Tenacia, tipica del sottotipo di ritrazione/conservazione proprio nella sua inarrendevolezza, nell’agire senza risparmiarsi e a tutti i costi contro chiunque lo ostacolasse minimamente, pur di cambiare il suo stato alla ricerca di una soddisfazione (il suo vero ideale valore) che in realtà non riuscirà nemmeno ad ottenere.

Pertanto io ritengo che Iago sia, secondo la classificazione proposta da Antonio Barbato, un sottotipo Sociale-Retratto (sessuale/conservativo) e più esattamente un Negatore, una persona  che non accetta di valere meno degli altri e quindi invalida l’altro negando, appunto, l’altrui superiorità.

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