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La speranza dei 4

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Questo argomento contiene 70 risposte, ha 1 partecipante, ed è stato aggiornato da  Antonio Barbato 13 anni, 5 mesi fa.

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  • #598 Risposta

    Utente Ospite

    Mi piacerebbe parlare della speranza di 4. A me sembra di capire che è un qualcosa che trascende l’analisi delle possibilità reali che le cose diventino migliori. E’ una sensazione di generica fede nella vita, in ciò che può accadere ma questa genericità non rende la sensazione meno potente. Non si tratta di attaccarsi a un qualche progetto e di pensare ottimisticamente che le cose andranno in porto, piuttoso è come se si percepisse da qualche parte che comunque andranno le cose alla fine si giungerà ad una comprensione piena e profonda, come se da qualche parte fosse scritto che nel destino che ognuno compie alla fine si incontrerà la propria anima. E’ come se la speranza fosse il filo rosso che conduce alla propria sorgente originaria, assolutamente a prescindere da ciò che può realmente succedere. Come se non fosse poi così importante. Se analizzo singole parti fondamentali della mia vita e le proietto nel futuro non mi sento molto ottimista ma se penso al mio percorso generale nascita, crescita, maturazione, morte allora non mi sento nè ottimista nè pessimista, ma aperta, disponibile, fiduciosa che nel complesso la mia unica cellula brilla in universo di cellule connesse dove la trama esiste e il disegno che mi sembra oscuro e invisibile è invece pieno di significato. Insomma… non mi sembra di avere la speranza che le cose andranno bene, ma il solo fatto che le cose andranno in un modo o nell’altro mi basta per sentirmi piena di speranza. Vuol dire qualcosa quello che scrivo? Sento di non riuscire a spiegarmi, però capisco che queta cosa è come una specie di assoluzione e di perdono. E’ come pensare anche se il mio impegno e il mio sforzo fallisse, anche se non meritassi nulla, anche se non sarò mai soddisfatta, tuttavia quella cosa inafferabile che deve arrivare arriverà. Mi viene in mente mentre scrivo un’ immagine: un uomo in tre porzioni una saldamente connessa con la propria parte interiore, in maniera intima, radicata e profonda , un’ altra sezione emana fasci di luce dalla testa, è una zona aerea che è l’essenza della speranza, e poi c’è una zona intermedia che è la zona del corpo, del quotidiano, della realtà presente che dal 4 è poco percepita se non come dolorosamente carente o faticosamente sostenuta. Siamo così noi 4 o è un’ immagine troppo crudele?

    #4452 Risposta

    Utente Ospite

    mi piace molto l’utlima immagine che proponi. ti parlo da 4 e mi colpisce l’efficacia di come hai saputo descrivere l’auto-percezione che questo tipo può avere di se stesso. O perlomeno io mi ci ritrovo. In fondo il 4 è profondamente connesso con l’universo. Certo, si tratta di speranza, ma che diventa reale, non solo qualcosa che si realizzerà in un prossimo futuro. E’ la certezza di appartenere e la certezza che tutto ha un senso. Che qualcuno si sta riviolgendo a noi esattamente con il nostro linguaggio. E questo è il modo in cui il 4 (o perlomeno io) riesce a convivere con quella faticosa parte di quotidiano che, pur con tutta la buona volontà di volerne vedere la sacralità, rimanda spesso alla mancanza di armonia, alla fine delle cose, all’imperfezione, all’approssimazione delle manifestazioni umane. Con quello che ci appare (perlomeno a me) come profonda inutilità di tante azioni umane. E certo, poi vi è la connessione con se stessi, che può essere prigione o invece fecondo dialogo. Tuttavia, pur nelle migliori delle ipotesi, spesso rimane un senso di incompiutezza, di effimero, di sete di assoluto mai appagata. Anche la miglior compagna, anche il lavoro più bello, anche la situazione esistenziale più adeguata non basta mai come piena e definitiva risposta. Allora sì, vi è poi bisogno di speranza. E di fede, che si traduce poi, nel 4, nell’imaparare a vivere con ordine, a creare ordine, in ogni gesto e pensiero.
    Non volevo risponderti, ma solo dire che ti capisco bene, e che sei stata bravissima nel saper tradurre in parole queste profonde dimensioni.

    #4453 Risposta

    Utente Ospite

    Credo che la personalità dei 4 sia molto contraddittoria e proprio per questa stessa ragione profondamente autentica. Da 4, non so se sia proprio speranza questa capacità di guardare oltre con la consapevolezza che comunque un significato più profondo esista per questa “tormentata” esistenza, oppure sia la capacità di guardare alla vita con una “sana” lucidità. personalmente paragono il 4 ad un gatto che si dice abbia sette vite! Conoscendo la disperazione il 4 riesce spesso a sopravvivere a momenti critici con un’inaspettata forza.

    #4454 Risposta

    Teresa

    Si il 4 riesce a sopravvivere, non soccombe, combatte. Nei momenti critici, ma critici davvero, come trovarsi di fronte alla morte ad esempio o ad un aggressione, anche potenziale, il 4 reagisce, come un felino. Io lo ho sperimentato, non lo sapevo di avere tanta forza. Per quanto riguarda la speranza…onestamente mi rendo conto che questo credere che un giorno cambierà, come per magia, è un modo per non prendersi la responsabilità del cambiamento. Cambiamo solo ed unicamente se lo vogliamo e bisogna faticare per cambiare. Non pretendere che gli altri ci riempiono il vuoto, non avere sempre aspettative. Personalmente ho smesso l’abitudine di sperare che tutto si aggiusta, che poi cambierà. E’ un modo per prendersi per i fondelli secondo me e stare nell’immobilità, aspettare dagli altri, dagli eventi risolutori, che grande inganno. Secondo me il 4 l’umiltà vera non la conosce. Io l’umiltà del 4 la vedo come vittimismo, ma essere umili significa assumersi la responsabilità di quello che si decide di essere.
    Utenti ospiti 4 ma io vi conosco?

    #4455 Risposta

    Utente Ospite

    E certo che ci conosciamo, siamo sempre gli stessi….Teresa, pensare che le cose cambiano non vuol dire pensare che miglioreranno, la speranza per me non è nell’illusione di un qualcosa o qualcuno che dal di fuori sciolga la difficoltà. La speranza risiede nella semplice certezza che comunque cambierà.
    Vedo che più di una volta ci si riferisce alla personalità dei 4 come di coloro che aspettano che qualcuno riempia il loro vuoto come tu scrivevi prima, o come in un altro post, in altro contesto, come qualcuno che grava sulle spalle altrui in eccesso di aspettative e relative recriminazioni se tali aspettative vengono frustrate. Io non so se effettivamente questi siano tratti salienti della personalità dell’enneatipo. A me personalmente non sembra, ma può darsi che non sia in grado di rendermi pienamente conto che invece è proprio così. Ci ho pensato molto ultimamente e forse sul discorso delle aspettative, magari anche inconsce ci può essere qualcosa di vero ma io fondamentalmente credo di essere responsabile non tanto di ciò che mi accade ma sicuramente di come io vivo, recepisco, reagisco alle cose in cui mi imbatto. Generalmente non mi trovo a pensare se…se fossi in un’ altra situazione, se questa persona si comportasse…se il mio lavoro ecc..ecc. piuttosto penso se io sapessi affrontare questa cosa in altro modo, se riuscissi a vederla da un’altra angolazione, se smettessi di incancrenirmi in questa falsa emozione…. Io sento che il mio cervello funziona così. A me sembra perciò che i 4 sentano quest’impegno alla piena responsabilità e che siano consci in larga parte nel corso del loro cammino esistenziale di doversi affrancare sempre più dagli alibi legati alla carenza. Molto meno convinta sono del fatto di poter pensare che qualcuno o qualcosa possa riempire il mio vuoto interiore. Questo mi sembra un’enormità e mi sembra tale proprio per la mancanza di umiltà di cui tu dicevi, non riesco a concepire proprio che il mio pieno soddisfacente possa scaturire da qualsiasi altra cosa che non sia me stessa : -) Non mi sembra tra l’altro possibile poter concedere un simile potere a chicchessia.
    Mi è piaciuta tanto, mi sono sentita in forte empatia, con una frase di uno dei messaggi , quando si parlava di questa esigenza di creare ordine nei gesti e nei pensieri. Io la sento molto questa cosa ma non è un’ordine che si uniforma a una regola ma qualcosa che produce armonia, senso di bellezza , che regola un tempo interiore, che scandisce lo spazio continuo di un percorso. Infine una domanda. ma tutte queste caratteristiche, talune apparentemente contraddittorie, si possono guardare con un pò di autoironia, con bonomia, e serena accettazione della propria peculiarità, sapendo conservare la capacità qualche volta di fare marcia indietro se è necessario all’equilibrio delle cose e qualche altra volta invece voler andare fin in fondo, testardamente, anche a costo di pagare pegno, perchè così in quel momento sentiamo che dobbiamo giocarcela? Certe volte mi sembra che in realtà ai 4 , sicuramente a me, manchi questa capacità di leggerezza e di piena accettazione e che finisca col far prevalere uno sterile autotormento uno scavo in profondo alla ricewrca di acqua marcia solo allo scopo di rimpiangere i freschi e chiari torrenti che la nostra anima desidera :-)))) .

    #4456 Risposta

    Teresa

    Che ci conoscessimo lo sapevo, la mia era una domanda provocatoria della serie: ma se ci conosciamo perchè non ci firmiamo. Vabbè l’importante è quello che diciamo. Sire il post di prima mi sa che è tuo. Chiedevi dell’autoironia, personalmente quella non mi manca, guai se non ridessi dei miei automatismi, ne rido e faccio ridere anche gli altri quando parlo loro dei miei incaprettamenti, come li chiama Vinicio, o delle mie ossessioni, ecc. Io parlavo del 4 in generale comunque, ma forse dovrei tenere conto che qui siamo tutti sulla strada della “redenzione” e quindi maggiormente consapevoli di quello che ci accade interiormente. Anche io non mi aspetto che qualcuno riempia il mio vuoto, è assurdo il solo pensarlo ora, ma ti assicuro che tantissime persone che io riconosco nel 4 perchè riconosco in loro il tipico meccanismo che mi ricorda il mio, sprecano la loro energia, tempo e salute mentale perchè aspettano che gli altri li sollevino dall’insoddisfazione, riempiono i loro vuoti, che gli sbucciano l’ovetto insomma.

    #4457 Risposta

    Utente Ospite

    Mi dispiace Teresa il post di prima non era di Sirenella, ma di chi ha inviato il post iniziale. 🙂 Vorrei spiegare lo stato d’animo che sta dietro il non firmare ma ho paura di non sapermi spiegare.

    #4458 Risposta

    Utente Ospite

    🙂 non è un problema, non preoccuparti, è che scrivi così bene anche tu come Sire e ti avevo confuso. Mi spiace non poter trattenermi ma devo andare a lavorare. Alla prossima, un abbraccione.

    #4459 Risposta

    Utente Ospite

    si è capito che sono Teresa si?

    #4460 Risposta

    Sirenella

    Mi spiace aver letto questo argomento con tanto ritardo. Mi sento chiamata in causa per due motivi irresistibili…perche’ mi avete confusa con un’autrice anonima (e io mi firmo sempre, non ho nessun problema esistenziale che mi spinge nell’ombra) e perche’ parlate dei 4. Durante gli ultimi incontri napoletani con Antonio abbiamo lavorato sulla ferita originaria. Abbiamo assunto con lui, l’impegno ufficiale a non divulgare informazioni che potrebbero, se non usate correttamente e nel giusto contesto, turbare notevolmente animi e coscienze, per cui posso parlare “attorno” a questo argomento, riferendomi a mie esperienze personali, deduzioni, scoperte seppure in maniera un po’ superficiale. Scusatemi. Trovo molto belli alcuni interventi. Credo che tutti voi abbiate espresso almeno un concetto che e’ reale, vero, per noi 4. Insomma anche se da prospettive differenti abbiamo ritrovato quelle caratteristiche cosi’ tipiche della Tenacia (non ho bisogno di nessuno e faccio di tutto per dimostrarlo) della critica, del senso di elitarieta’, dell’illusione della bellezza perduta e verso la quale siamo cosi’ sensibili, e della speranza stessa. Ho scoperto, analizzando la mia personale costellazione familiare, di aver sempre inseguito l’approvazione genitoriale (omissis omissis) ricevendo in risposta messaggi talvolta contraddittori, talvolta negativi, ma mai veramente soddisfacenti. Insoddisfazione, inadeguatezza. Ho scoperto che alcuni atteggiamenti che mi venivano corrisposti mi “tenevano” in uno stato di soddisfazione apparente, solo quel tanto che bastava da sentire dentro me l’illusione di essere quasi giunta al traguardo. Speranza, bellezza, senso del paradiso perduto. Insomma, il levriero che insegue la lepre. La vede, l’annusa, le corre dietro, ma non si rende conto che qualunque sforzo fara’ quella lepre non e’ li’ per farsi mangiare, ma per farlo correre in tondo. La speranza di prendere quella lepre, diventa parte dell’anima di un 4, essa aderisce profondamente e incosapevolmente come una seconda pelle, ma puo’ portare fortunatamente alcuni 4 a liberarsi da quel giro folle e inutile. Ho scoperto che quello che davvero mi ha aiutata e’ stato smettere di correre. Ma anche smettere di dire che non dipendo da nessuno e che non ho bisogno di nessuno. Ostinazione, negazione, vergogna. Ho imparato a mediare. Ci provo. Ho imparato ad ascoltare meglio cosa dico, quando sto giocando con amore il gioco perverso della mia Passione e quando invece posso uscire dai cardini e spostare questo palo un po’ piu’ in la’…scavare nuovi solchi, scoprire che non ho bisogno di dimostrare, non ho bisogno di meritare, sono gia’. L’enneagramma (quando studiato bene, grazie Antonio sei sempre il numero 1!) è una chiave a mio avviso veramente opportuna per riuscire a capire l’origine di certe sensazioni che ci portiamo attaccate all’anima. Dobbiamo lasciarle andare, a volte ci piacciono troppo e continuiamo a coccolarci alimentando il gioco, ma dobbiamo riuscire a capire che sono un peso da lasciar andare. A volte, invece, possiamo usarle a nostro favore, e la speranza è proprio una di quelle sensazioni che se riusciamo a “ritorcere contro” la Passione e a nostro uso e consumo (e per nostro intendo noi come creature libere da Fissazione e controllo dell’ego entro certi limiti) potremmo scoprire che quella speranza puo’ divenire umile certezza. Molto interessanti le riflessioni sull’umiltà. Le condivido, ma sono anche convinta che al 4 che riesce ad accettare la sua normalità anche se molto molto piccola rispetto alle aspettative che istintivamente egli sente presenti su di se e dentro di se (anche e sopratutto quando le nega, ragazzi la negazione fotte di brutto) allora l’umiltà e’ davvero uno dei primi premi che la vita gli può offrire, perche’ la speranza diventa tangibile, non e’ piu’ domani, non piu’quello che saro’, che avro’, che raggiungero’, quello che scopriranno di buono in me, ma cio’ che sono gia’ “qui ed ora”. L’umiltà diventa quel “io sono gia”, e vado bene cosi’ come sono”. L’umilta’ resituisce al 4 la forza di rimettere agli altri i loro debiti, rimettendoli anche a se’ stesso, lo libera dalle sue catene, lo sveglia e gli fa dono di una serenita’ che viene dall’amore e dall’armonia col tutto. Scrivo sempre troppo, eh….abbiate pazienza…mi fermo? ma si…mi fermo….Sirenella.

    #4461 Risposta

    Utente Ospite

    Interessante il discorso sull’umiltà… personalmente ho sempre pensato che la chiave fosse la comprensione e l’empatia, il poter pensare che se l’altro si comporta in un certo modo, magari in un modo che mi irrita e che di primo acchitto non comprendo, al posto del giudizio ci può essere una sospensione dello stesso, aspettando che mi si sveli il perchè di un certo comportamento. La maggior parte delle volte scoprire la vera motivazione, comprenderla fino in fondo mi restituisce un senso di dolcezza e allora sono contenta di aver aspettato prima di dire io non farei mai così…prima di attaccare l’etichetta di problema ad un comportamento altrui, cerco di domandarmi se mi sono veramente mai trovata nella situazione in cui si trova l’altro…soprattutto se non conosco i veri termini del problema e che cosa spinge profondamente l’altra persona. Ci vuole molto allenamento per fare questo e non sempre mi riesce, ma ogni volta che riesco ad uscire da questa arroganza superficiale mi sento contenta perchè il mio cuore ha colto l’opportunità di arricchirsi di una maggiore comprensione. Spesso capisco che i comportamenti altrui sono difensivi e cerco allora di non offenderli con quelle che io ritengo le mie verità scomode, semplicemente perchè forse sono solo le mie verità e non hanno nulla a che vedere con l’altro. Ecco forse questo è l’esercizio dell’umiltà e lo apprendi quando fai diventare vivo il ricordo di tutte le volte che hai assunto un comportamento incomprensibile o censurabile dagli altri e tieni presente come è doloroso sentirsi in questa condizione. Io credo che il passare degli anni e l’accumularsi delle esperienze siano molto importanti. L’arroganza è delle persone giovani, piene di entusiasmi a e di certezze, le tante situazioni, i tanti sentimenti, che incontri nella vita rendono il raggio che divide il nero dal bianco pieno di sfumature indicibili che ti arricchiscono in modo inaspettato, che muovono in te risorse di comprensione che non pensavi potessero originare cambiamenti così potenti. Per me l’umiltà non è pensare vado bene come sono, ma è pensare che chi mi sta di fronte va bene così com’è perchè è quello che può fare e può esprimere in quel momento del suo percorso. Umiltà è chiedermi se io posso comprendere quel punto preciso dove si trova l’altro se ci sono in qualche modo già passata e se non mi è capitato perchè. Capire non è giustificare ma saper vedere lucidamente e domandarsi onestamente io al posto suo cosa realisticamente saprei fare.

    #4462 Risposta

    Utente Ospite

    il messaggio di prima è mio: L’essere con problema esistenziale che lo spinge nell’ombra;-))))))

    #4463 Risposta

    Marina Pierini

    domanda: e se non capisci? se chi ha fatto cosa, non vuole che tu capisca?o non gliene frega di farti capire? e se non riesci a capire tu, ogni cosa? domanda numero due: qual’e’ quella caratteristica comune a tutti i 4 che permette loro di “sforzarsi” continuamente da piccoli e ostinatamente da adulti per ottenere finalmente una sorta di appagamento? Osservazione: e se l’umiltà avesse qualcosa a che fare coi propri limiti prima che con quelli altrui? con la “compassione” e non la “comprensione”?

    #4464 Risposta

    Utente Ospite/Lo sveglio

    Secondo me l’umiltà ha a che fare “solo” con i propri limiti. E va ben oltre i limiti che pensiamo di avere in un determinato momento!!! Bisogna tenere in considerazione anche i limiti che attualmente non vediamo di noi stessi. L’umiltà secondo me è un qualcosa che è direttamente proporzionale alla scoperta di noi stessi…più ci “scopriamo” più diventiamo umili . Al termine “scoperta” non do alcuna accezione positiva sia ben chiaro. Più ci si guarda dentro più si diventa umili. Ma l’umiltà non è una caratteristica del mio essere in relazione all’essere degli altri. Non mi sento umile perchè gli altri sono meglio di me ma sono umile perchè fino ad ora non lo sono stato e non mi ha portato da nessuna parte. Sono umile perchè se vedo me stesso che ricade sempre negli stessi loop mentali ed emozionali non posso che provare “pietà” ed essere umile. Sono umile e sento l’umiltà perchè so di non sapere, so di essere ignorante e so che anche una parola sentita, detta da due persone “non degne” che parlano in metrò dei loro affari so che una sola loro parola può arricchirmi. Sono umile perchè anche se la società richiede modelli che esprimano sicurezza, certezza e nessun dubbio, io so benissimo che la maggior parte delle persone che si sente “non-umile” recita una parte senza saperlo, una parte facilmente smantellabile. Io sono “non-umile” quando ricado nei miei loop di affermazione di me. Se lo stesso mio loop implica la “non-umiltà” come posso essere umile?. Dovrei distaccarmi dai miei loop e non è facile. Ci sono anche loop che implicano “falsa umiltà”. E allora??? come distaccarsi da questi loop??? Per me la soluzione è guardarsi dentro con una sincerità che a volte fa male. Ma con una sincerità che ti permette di sentire il peso del tuo loop e che ti smaschera a te stesso e che ti fa pensare “ma ne vale la pena???..tutta sta fatica… ma a che mi serve??” La domanda secondo me dobbiamo porla in senso negativo. Quando e perchè non c’è umiltà?
    Cosa non è l’umiltà!!!! Quando,.. non sono umile??? Lo stato di non-umiltà mi giova??? o è un ulteriore velo che mi offusca la vista??? La non-umiltà è “affermazione di me stesso”? Sempre?? Se si a che serve e quando serve?? Tutto il resto per differenza è umiltà

    Mi sono allooppato sulla parola loop (mi scuso formalmente). Per loop intendo “sempre gli stessi circoli viziosi di comportamento, di pensiero e di emozione”.

    #4465 Risposta

    Utente Ospite/Lo sveglio

    La compassione per se stessi e per gli altri è altra cosa, secondo me, è collegata all’umiltà ma è un’altra cosa
    Ciao Sirenella è sempre un piacere risponderti……una volta sola però!!!!! hihihihi

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