HomePage › Forum › Forum ASS.I.S.E. › Cacciatori di…schiene!
Questo argomento contiene 10 risposte, ha 1 partecipante, ed è stato aggiornato da Alice 13 anni, 5 mesi fa.
-
AutoreArticoli
-
Marina PieriniCaro dormiente, e caro chiunque legga, oggi ripensando alle nostre conversazioni telematiche (vedi ad es. “accettazione e rinuncia”) mi e’ venuto in mente un esempio che forse puo’ rendere l’idea rispetto a quello che cerchiamo, perche’ lo cerchiamo e come possiamo accorgerci di averlo trovato, anche solo in parte. Lo so, magari e’ un esempio veramente assurdo, oltre che lungo, ma leggi un po’ e dimmi come te lo senti addosso! Ovviamente l’invito vale per te come per tutti. Che ne pensi se ti dico che noi siamo cacciatori di schiene?! Anzi, per meglio dire, noi siamo potenziali cacciatori di una sola schiena, la nostra. Pensaci. Tutti sanno di avere una schiena. Nessuno pero’ puo’ vederla. La posizione della nostra schiena e’ paragonabile al lato buio della luna. Sappiamo che c’e’, e’ reale, la percepiamo, ma non la conosciamo affatto. Possiamo percepirla se ce la grattiamo, possiamo beneficiare di tutta una gamma di sensazioni belle o brutte se ce l’accarezzano o la sferzano o la urtano e cosi’ via, se ci appoggiamo dei pesi potremo capire quanti ne possiamo sopportare, ma se qualcuno dovesse dirci…sai di non conoscere affatto la tua schiena? o com’e’ la tua schiena? Me la descrivi? Cosa potremmo rispondere? Possiamo descrivere le schiene di tutti, possiamo descrivere una schiena in generale, ma la nostra…la nostra, no. Affermeremo con assoluta certezza di avere una schiena, di sapere benissimo com’e’ perche’ e’ la nostra schiena (che ti credi, di poterla conoscere meglio di me eh coccode’??) eppure non avremmo la piu’ pallida idea di come descriverla o differenziarla da altre! La mia schiena ha dei nei. Sono i miei nei. Sono unici. Posizionati in maniera unica e irripetibile, come un tatuaggio. E’ una schiena che ha una certa personalita’ 🙂 se mi osservo di riflesso, in un doppio specchio, posso notare alcuni particolari, ma non sono mai riuscita a vederla in primo piano, da vicino, in tutti i dettagli. Insomma, tutti sanno della mia schiena, tutti me la possono descrivere, solo io non posso…eppure solo io “sento” la mia schiena, mentre gli altri no, possono sentire soltanto la loro! Ora…continuando questo esempio folle, potrei dirti che sono sofferente, perche’ mi fa male un dito del piede. So di avere una schiena, posso rendermi perfino conto di non sapere nulla di lei, tranne il fatto che ce l’ho e soffro moltissimo a causa di un dito del piede. Magari perche’ mi si curva cosi’ tanto da fare un callo, urta sulle scarpe e mi rende la vita impossibile. E non esistono scarpe che siano comode. Non esiste soluzione perche’ quel dito mi pulsa anche quando sono a piedi nudi. Mettiamo che tu mi rispondi, che e’ colpa della mia schiena. Beh…certamente penserei che mi hai presa per una stupida. Io ora so di avere una schiena, anche se non la vedo, la percepisco, e’ la MIA schiena e con questo? Cosa c’entra mai la schiena, la mia, quella che io conosco benissimo cosi’ come conosco benissimo il mio dito e il dolore che provo…tu non ne sai nulla e mi dai questa risposta assurda, insomma cosa c’entra la schiena col dito del piede?? Per cui penserei che sei pazzo, che fai il saputone, che non capisci nulla, che mi vuoi vendere qualcosa, che sei presuntuoso, che te la tiri…..insomma fai tu…ci siamo capiti neh? e continuerei a soffrire a causa del mio dito. Potrei, pero’, essere colta da un dubbio improvviso. Potrei essere colta da una curiosita’. Da un’intuizione. Da una speranza. Da un ruggito dell’anima. Potrei decidere che forse, tutto quello che so e che mi rende convinta di saperne abbastanza non mi serve a nulla, perche’ onestamente ammetto di non aver mai visto completamente la mia schiena, non saprei mai descriverla, forse un estraneo puo’ conoscere meglio di me, qualcosa di me stessa che a me sfugge o che io ignoro e forse davvero il dolore a un dito del piede c’entra qualcosa! Mi segui? Ehm…io vado avanti…so dove voglio arrivare, abbi pazienza eh? Bene. Allora invece di mandarti a spigolare, se tu mi rispondi che ho dolore al dito a causa della mia schiena, io magari mi fermo e ti chiedo di spiegarmi. Fammi capire, dimmi cosa non so, perche’ io possa arrivare a comprendere come la schiena possa procurarmi dolore ad un dito del piede. Tu mi rispondi, dicendo cosa vera e verificabile, che circa l’86% della massa muscolare di un qualunque corpo umano risiede nella parte posteriore del nostro corpo. Il lato B, quello che non vediamo e di cui non sappiamo nulla. La maggior parte della nostra forza e’ dietro di noi, e noi non ne sappiamo nulla! Si…proprio tutto il lato di dietro, sopratutto sulla schiena, li’ si posa una tigre (mi ispiro a “la tigre in corpo” libro gia’ suggerito quissu’ da me, altre volte, e che consiglio a tutti ma che risulta quasi introvabile!). Posso dirti seriamente, che a causa di posture sbagliate, irrigidimenti dei muscoli posteriori di cui non siamo consapevoli, deformazioni causate da scarichi di stress che si accumulano sempre in un punto, muscoli del corpo che sono stati creati per reggere armoniosamente la nostra struttura finiscono con il “tirare” su di un lato, allungandosi e accorciando di conseguenza, con effetto “domino”, tutti gli altri ad essi collegati. Come dei tiranti. Non c’e’ muscolo che parta da dietro, che non finisca per comunicare a catena con l’ultimo muscolo alle nostre estremita’. Immagina un cavallo, con il cavaliere che gli siede in groppa. Se il cavaliere tira le briglie forzando l’andatura dell’animale su di un lato, ad esempio, il cavallo pieghera’ il corpo e cerchera’ di assecondare lo sforzo girandosi verso la direzione in cui le briglie tirano. Il punto e’ che il cavallo riesce a raddrizzarsi, la nostra struttura muscolare, la nostra tigre, no. Si adatta, cerca di rispondere al tuo tiro allungando una zampa e per farlo deve accorciare quella opposta. Sei seduto? Prova a sporgerti a destra. Solo la tua spalla destra, spingila, verso destra. Cosa fa la sinistra? Segue il movimento e si “ritira” rispetto alla posizione di prima, vero? Per seguire la destra, la sinistra si ritira, giusto? Ecco, questo e’ quello che accade, pressappoco, alla nostra tigre (detto proprio aumme aumme). A questo punto, potrei scoprire che imparando a percepire ogni eco di stress che colpisce e deforma la mia schiena, la mia tigre, facendola soffrire, io posso anche trovare un sistema per riequilibrarmi. Posso imparare a non contrarmi cosi’ come faccio. All’inizio posso sentire i nodi, le tensioni, le storture. Non ne trarro’ alcun giovamento, ma comincero’ ad essere consapevole che ci sono, che c’e’ un movimento, che c’e’ un gioco di tensioni, azioni e reazioni inconsapevoli e involontarie che posso conoscere, percepire, modificare. La cognizione, la scoperta, mi rende cosciente di come sono e come mi muovo ma anche di come potrei essere. Magari avro’ serie difficolta’ nel cercare di rieducare movimenti che sono divenuti naturali e istintivi, all’inizio dovro’ forzare e sforzare la mia attenzione per guardarmi continuamente “da fuori” per accorgermi dell’errore. Cerchero’ di saperne di piu’, studiero’, faro’ fatica, faro’ esercizi, sbuffero’, chiedero’ agli altri, osservero’ attraverso il loro sguardo cio’ che di me non colgo. Forse col tempo, potrei arrivare a capire quale zona della mia schiena contraggo a danno dei muscoli che si congiungono alle mie gambe e scivolano fin giu’ al piede, torcendomelo, accorciandomi quell’infinitesimale zona di dito che sembra nulla, ma che fa parte di un tutt’uno e mi arreca dolore. Forse, con un lungo lavoro frustrante di conoscenza, pazienza e risultati invisibili o apparentemente illusori, potrei un bel giorno, quasi per caso, accorgermi che il mio corpo, il mio respiro, la mia mente assecondano un “nuovo” movimento. Miracolo. Un nuovo modo di rispondere alla vita allentera’ quel tanto che basta quella contrazione, quel nodo, che smettera’ di accorciare a sua volta tutti i muscoli a lui collegati fin giu’…fino giu’ al dito del mio piede. Magari con enorme sorpresa, potrei scoprire che il dito sembra piu’ disteso, che e’ vero, che fa meno male, che il dolore puo’ essere ridimensionato, che la vita puo’ essere diversa da quello che io credevo di sapere. Che io sono armonia, che non conoscevo questa sensazione, che le cose possono cambiare. Un giorno potrei scoprire che se mi fa male il dito, e’ colpa della mia schiena. Che a sua volta la schiena e’ frustata ( si frustata come una tigre chiusa in un circo!) da atteggiamenti involontari che mi deformano e che tutto questo non solo ha un senso, un meccanismo visibile, ma che posso agire per modificarlo. Ma pensa un po’….quella schiena che io so di avere, ma della quale non so nulla, a volte non so nemmeno di non sapere, perche’ il fatto stesso di percepirla mi inganna…mi racconta di me piu’ di quanto io non possa immaginare. Io credo che ci sono persone che non sanno di avere una schiena. Semplicemente non ci pensano, se ne dimenticano. Penso che ci sono altri che invece lo sanno, se lo ricordano, qualche volta la percepiscono, ma non sapranno mai descriverla e nemmeno se ne rendono conto e se glielo chiedi o glielo dici ti mandano a quel paese e non lo vogliono sapere. Ci sono altre persone che lo sanno, se lo ricordano, la percepiscono, la guardano allo specchio e credono davvero di sapere tutto della loro schiena, credono di non aver bisogno di altro, una schiena in fondo…e’ una schiena e si irritano se tu gli chiedi di descriverla nel dettaglio, perche’ pensando di conoscerla meglio di te ti manderanno allo zoo. Poi ci sono persone, che all’improvviso, si accorgono di avere una schiena, si accorgono di percepirla, si accorgono anche di non averla mai vista bene, con attenzione e di non poterla descrivere, si accorgono di avere una schiena che non conoscono affatto. Queste persone comprenderanno di essere “anche” la loro schiena. Vorranno sapere. Vorranno capire. Si chiederanno come si puo’ mai modificare un ingranaggio cosi’ complesso di muscoli, una volta che sono stati deformati e compromessi. Perderanno la speranza, forse. Si arrenderanno per un po’. Si alleneranno. Chiederanno. Molleranno. Poi pero’ magari torneranno allo specchio, sentiranno la tigre, non riusciranno a fare a meno di cedere a quel richiamo che non si spiega, ma che li spinge ad andare fino in fondo. Ecco. Ho scritto un papiello infinito ma io credo che il viaggio di cui parliamo tanto, cio’ che ci spinge a farlo, quello che ci puo’ far capire che siamo sulla buona strada, possa essere in fondo, paragonato alla caccia ad una tigre, la nostra, che e’ nostra amica, che dimora dentro noi, su di noi, che ci condiziona e soffre e gioisce di cio’ che siamo fino alla fine, ma che chiede di essere vista per poter riportare armonia, quell’armonia che e’ in tutti noi, se vogliamo ricordarcelo. Se vogliamo crederci. Se vogliamo andare fino in fondo. Dici che ho complicato di piu’ le cose o ti garba??
Utente Ospite:AmelièCara Marina, ho letto con curiosità i tuoi scritti e ti confesso che mi attira e mi sconvolge la tua prolissità. Ma non ti perdi mai? Comunque io non sono da meno. Per te sarò Amélie, come quella del favoloso mondo, perché come lei io ho tante domande (un po’ strane).
Secondo la genetica ogni essere vivente è identificato da un genotipo (DNA) e da un fenotipo (modificazioni che l’ambiente provoca sul quell’espressione genica). Per renderla con un esempio: un neonato nasce senza macchie sulla pelle (angiomi esclusi), poi l’ambiente cioè l’esposizione al sole crea quelle lesioni permanenti chiamate nei.
Secondo te, ma mi rivolgo a chiunque voglia confrontarsi, questo concetto può essere rivolto anche all’anima? Intesa come essenza, spirito, carattere o come dir si voglia…
Secondo te un bambino alla nascita ha un suo carattere, determinato magari dall’anima? Quindi nasce con un codice intrinseco che poi a contatto con l’ambiente diventa l’individuo con i suoi pregi e difetti. Oppure si nasce con un animo puro, privi di carattere e quindi sono solo le relazioni ambientali che determinano il nostro modo di essere?
Ho provato a dare una risposta ma questa ha generato altre domande.
Cosa prova un bambino quando viene al mondo? Si chiede perché è nato e cosa farà da grande? E’ gia un cercatore di schiena?
Credo proprio di no! Un bambino, parlo di quelli fino a 18 mesi, non si pone domande esistenziali (per fortuna) VIVE! Esprime le manifestazioni del suo animo liberamente, ride, piange, ama senza vergogna né condizionamenti.
Ma per noi è diverso, noi siamo “grandi” e non ci è concesso essere liberi, abbiamo tanti paletti generati in anni di condizionamenti. Quindi siamo costretti a chiederci chi siamo. Secondo te quante sono le persona che cercano se stesse? Ma come fanno a sapere chi sono senza perdersi? Hai letto uno nessuno e centomila di Pirandello?
Io non sono una cercatrice di schiena, cerco la felicità e secondo me la chiave della felicità è nel bambino che è in noi. Non intendo fare ore di sedute psicanalitiche per ritornare sotto ipnosi nel grembo materno, il segreto delle cose è nella semplicità!
Ho guardato negli occhi di un bimbo, ho sostenuto a lungo il suo sguardo puro ed ho sentito il mio cuore leggero, quasi volavo! Mi è sembrato di risvegliare la mia anima. Una simile emozione l’ho provata guardando gli occhi della persona che amavo. Ero felice???
Allora, se il bambino è il segreto per una vita felice, la chiave per accedervi qual è?
NO, LA MENTE NO! La mente mente. IL CUORE SI, la chiave che apre tutte le porte è l’amore. L’AMORE NON MENTE.
Ne “I miei martedì col professore” di Mich Albom, ho ritrovato questo insegnamento: l’unica cosa per cui vale veramente vivere la propria vita è l’amore!!!
Quindi con veli, senza veli, fasciati come una mummia credo che dobbiamo ricominciare ad amare. Apriamo il nostro cuore e lasciamolo libero. Amiamo per primi noi stessi, poi riconciliamoci col mondo! Troppo religioso? Direi che Gesù non sbagliava.
Inoltre un bambino non si chiede cosa farò domani, vive e basta, ma secondo te è lecito o no VIVERE OGNI GIORNO DELLA PROPRIA VITA COME FOSSE L’ULTIMO? (Seneca). Vivi come se dovessi morire domani e pensa come se non dovessi morire mai – Vivi la vita attimo per attimo perché ogni attimo potrebbe essere l’ultimo. – Vivi ogni giorno della tua vita come se fosse l’ultimo perché il giorno che lo sarà non avrai voglia di crederlo. (Jim Morrison)
A tutti i cercatori di schiena dico: aprite il cuore, sentite le emozioni, liberatevi della mente, ricordate quando da bambini eravate spensierati ed il tempo non bastava mai, ricordatevi dei moment in cui vi batteva il cuore, ritrovate gli amici, quelli abbandonati, quelli che c’erano, che ci sono ancora e che non vi lasceranno mai. PENSATE AD UN PENSIERO FELICE, ritornate in voi, tenete la saggezza dell’età, ritrovate la semplicità e la purezza del bambino che è nei vostri cuori.
Grazie
Amélie
Utente OspiteLa metafora della schiena è molto interessante, però… però si corre un rischio e cioè che a voler cercare cosa c’è dietro a tutti i costi, ci si dimentichi di guardarsi in faccia. Guardarsi in faccia sembra semplice, molto più semplice che analizzare i nei sulla schiena, ma non è affatto così. Il nostro viso cambia ogni minuto e non contano le sue fattezze, i lineamenti conta ciò che riusciamo a vedere. La semplicità, l’onestà, la trasparenza consiste nel coraggio di guardare il viso che si trasforma, assistere alla luce o all’opacità dello sguardo, accettare le borse sotto gli occhi e le rughe intorno alle labbra. Fin quando saremo occupati a scorticarci le cicatrici e le ferite, autocentrati alla scoperta delle origini del nostro io, evitiamo semplicemente di guardare ciò che oggi siamo, quello che facciamo. Evitiamo di guardarci in faccia. Ci sentiamo meravigliosamente in gamba e profondi e volenterosi nel voler uscire dall’ignoranza e allora via a mettere la schiena a nudo perchè tutti possano vedere i nostri muscoli, la nostra parte nascosta e nel frattempo rischiamo di non capire come stiamo mutando oggi e di non guardare la parte scoperta, visibile che diamo per scontata.
AliceNon so perchè e non so nemmeno se c’entri con quello che hai scritto tu Sire, ma…se non l’avessi già visto ti consiglio di guardare il film “Primavera, estate, autunno, inverno e ancora primavera” di Kim Ki-Duk (coreano) che ho trovato srtaordinariamente raffinato, apparentemente “crudo”, ma ricco di spiritualità. Non so se ho scritto correttamente il nome del regista. Rappresenta il pensiero cinese (non quello moderno) nella sua linearità, per noi appunto così complesso da comprendere o meglio da accettare. Infatti il mio omeopata mi dice che per domprendere bene la filosofia cinese bisorrebbe saper usare l’emisfero cerebrale destro! A presto. Ciao. Alice.
Utente OspiteCara Alice io non ho visto il film di cui parli (lo sto scaricando ora) però sono una grande appassionata dei King che consulto spesso, è un libro di grande profondità e come tu sai molto amato da Jung : Al suo interno è contenuta una spiegazione dei King o libro dei mutamenti che mi ha accompagnato per tutta la vita. Lo rileggo ogni volta che mi sento in seria difficoltà. Amo questo passo come se fosse la mia preghiera personale e infatti per me lo è. Una preghiera che non chiede niente ma che esprime una concezione che io sento dice tutto quello che veramente mi serve di sapere. Ve la trascrivo come un dono perchè io amo queste parole: “Se un uomo ha la mente agitata e i pensieri vanno di qua e di là, soltanto gli amici sui quali fissa i suoi pensieri consci seguiranno. Il maestro disse: Che bisogno ha la natura di pensare e di preoccuparsi? In natura tutte le cose ritornano alla comune origine e si distribuiscono per i diversi sentieri; attraverso un’unica azione, il frutto di cento pensieri si avvera: Quale bisogno ha mai la natura di pensieri e preoccupazioni? Quando il sole se ne va, arriva la luna; quando la luna se ne va, arriva il sole. Sole e luna si alternano e così nasce la luce. Quando il freddo se ne va, arriva il caldo. Quando il caldo se ne va arriva il freddo. Freddo e caldo si alternano e così l’anno si compie: Il passato si contrae. Il futuro si espande: Contrazione ed espansione agiscono l’una sull’altra e nasce così ciò che è propizio. Il bruco misurino si contrae quando vuole estendersi. I draghi e i serpenti vanno in letargo durante l’inverno per conservare la vita. Così la penetrazione di un concetto germinale nella mente ne stimola il funzionamento: Quando questo operare è propizio e reca pace alla vita, esso eleva la natura dell’uomo. Tutto ciò che va ancora più oltre certamente trascende qualsiasi sapere. Quando un uomo comprende il divino e capisce le trasformazioni, innalza la propria natura al livello del miracoloso. ”
Questa è la spiritualità che io sento potente dentro di me, rasserenante, che mi spiega il vero senso delle cose. Apparentemente parole semplici, ma per me molto profonde, parole che ogni volta che le rileggo si svelano con qualcosa di più della volta precedente perchè le ascolto con un altro bagaglio d esse ritornano in circolo spiegarmi come sono le cose al di là del mio inutile affanno.
Sono l’utente ospite di prima e mi scuso per non firmarmi (ho capito che non approvi) ma sento di dover fare così, o meglio di non essere in grado di fare diversamente. Forse come il bruco misurino mi contraggo, o vado in letargo perchè esiste il tempo del letargo e il tempo del risveglio.
SirenellaCare Alice e Amèlie, non ho avuto il tempo di leggere i vostri scritti e conto di farlo quanto prima, vorrei pero’ semplicemente suggerire che questo thread l’ho aperto in risposta ad un quesito affrontato piu’ volte e nello specifico nell’argomento intitolato “accettazione e rinuncia” da me citato nelle prime righe del mio intervento. Ovviamente abbiamo una faccia, un’anima, e tutto il resto…per quale motivo la ricerca di quel qualcosa dentro di noi deve escludere il resto? Il punto e’ questo. Una cosa non esclude l’altra. L’individuo e’ intero ed ha una schiena tanto quanto un viso, una mente un cuore, un’anima. Rispondero’ davvero con calma e attenzione ai vostri interventi, spero che lo scopo primario del mio post non sia frainteso… “si pero’ c’e’ anche il resto” e’ un gioco che spesso i 4 usano per disinnescare il potere di una riflessione, che magari non ne esclude altre, solo non le include in quello specifico momento. Non e’ superficialità, ne’ smembramento dell’essere umano, solo la necessità di dare ad ogni cosa il suo spazio…il suo tempo. Tornero’….si, sono prolissa, Amèlie, e’ un problema? La tua logorroicità per me non lo sarà…saluti 🙂
Utente OspiteCara Sirenella era chiara l’intenzione del tuo post nel senso che esso rispondeva anche ad accettazione e rinuncia che ho comunque inviato io, e rispondendo a questo post riprendevo anch’io il filo delle riflessioni suscitate dalla discussione precedente. Non c’è volontà di disinnescare il potere di una riflessione ma solo la necessità ( personale) di guardarla da un’altra angolazione e di voler condividere quest’altro aspetto. Che per me non è in contrapposizione ma è appunto l’altra faccia delle stesse domande e quindi le include e non le rifiuta. <mettere in gioco un altro punto di vista non significa rifiutare il precedente ma tentare di arricchirlo senza per questo discostarsi dal tema principale. Mi piacrebbe far capire che il senso delle mie osservazioni non era di pura dialettica sterile ma sono le domande che pongo a me stessa. Quello che mi chiedo è dopo anni trascorsi a tormentarmi per percepire la mia schiena, a tentare cioè di scendere nell'ignoto, dopo anni trascorsi a tormentarmi sulle ferite, e sull'infanzia, non è che avrò sbagliato tutto? Non è che tutta questa ricerca è solo un alibi per non guardare ciò che sono ora, il presente, la faccia che si è costruita nel tempo? Insomma indirizzare la ricerca alla schiena per me non sarà stato un modo autocentrato ed introiettivo per non fermarsi sul qui ed ora e rimandare i problemi a ciò che è stato o ciò che sarà? Sapere perchè mi sono strutturata in un certo modo, mi ha aiutato a gestire al meglio la mia vita o mi rimanda sempre a qualcosa d'altro rispetto a ciò che è ora e potrebbe essere domani? Se questo cammino di conoscenza della schiena non fosse mai stato intrapreso… ma può venire un momento in cui uno si chiede se non è proprio il metodo ad essere sbagliato. Per se stessi, non per altri. Ma forse altri hanno gli stessi dubbi e le stesse perplessità. Ed era penso già il senso della risposta di Amelie quando dice che bisogna stare nel qui ed ora. In generale non capisco il senso di una discussione che ricalca una visuale sempre identica, lo scopo non è distraente ma un modo per approfondirla e dilatarla. Per come sono io sento che il potere delle contraddizioni è un grosso punto di forza nella vita, è vero che ci si può confondere ma è anche vero che può allargare la visuale . Ma forse mi sbaglio e non ostante la buona fede ( spero sia creduta) alla fine il risultato è diverso. Se così fosse mi dispiace e tornerò all'ascolto semplice cercando di tenere per me la riflessione sul lato della medaglia che non si vede, sulla prospettiva altra che mi si cela e che io voglio sempre tenere presente. Purtroppo è la mia mente logica che agisce in questo modo non ha che vedere con gli altri, è una dinamica personale. Mi si pone un problema e cerco di guardarlo girandolo da un'altra parte, questo innesca un sacco di dubbi anche in me stessa ma alla fine esce una risposta che cerca di tenere in equilibrio le varie visuali puntando al centro. Il risultato per me si avvicina all'armonia mentre per altri potrebbe essere il contrario e cioè origine di allontanamento dal contenuto. Non c'è la presunzione di pensare che il mio sia il miglior modo per gestire un ragionamento, ma è semplicemente il mio e non viene usato per disturbare i ragionamenti altrui. Naturalmente bisogna tener conto dell'effetto che si crea negli interlocutori e io lo farò.
AliceCaro/a utente ospite, non disapprovo affato che non ti firmi con il tuo nome, io sono stata la prima a non farlo; il mio intervento in tal senso era riferito ad altre cose successe tempo fa, che Sirenella conosce. L’ho anche scritto, personalmente non mi crea nessun problema e rispetto totalmente questa decisione senza dare nessun giudizio. Mi è piaciuto molto quello che hai scritto e condivido questo tipo di saggezza. Le cose semplici e ovvie, sono, per noi così omplicati, sempre difficili da realizzare e comprendere, principalmente perchè non riusciamo ad essere flessibili e a smettere di porci eccessive domande, perdendo di vista che nel frattento ci siamo…esistiamo. Devo andare, è tardi. A presto. ciao a tutti. Alice.
AliceDalle fretta nel leggerti non mi ero accorta che avrei dovuto scrivere “Cara utente ospite”, me ne sono accorta soltanto ora, ti chiedo scusa! A Sirenella dico che non sei stata affatto fraintesa e ho trovato altrettanto interessante il discorso che hai fatto, anche se in risposta ad un argomento ben preciso. Ma tu lo hai visto il film che ho citato? Io me ne sono innamorata! Potrebbe essere un piccolo primo passo per comprendere meglio anche la medicina cinese! Sto leggendo un libro che s’intitola: Il libro tibetano dei morti; non si può dire che sia molto allegro:):) ma è interessante e affascinante come nella cultura buddista e nelle pratiche tantriche, sia importante accompagnare il defundo nell’ultimo viaggio verso la rinascita. Baci. Alice.
SirenellaAlice, anche oggi sono di fretta ma…no, il film che hai citato non l’ho mai visto…di che si tratta? Che film e’? Mi hai incuriosita…anche di volata dimme qualcosa! Ciao!
AliceCiao Sire…per me è un film molto bello. Mostra le diverse fasi della vita attraverso le stagioni. Ora non ho tempo di descrivertelo perchè devo andare a lavorare, ma stasera forse ci riesco. Dello stesso regista è interessante anche il film intitolato “ferro tre”, se non sbaglio titolo perchè la mia memoria…Ciao!
-
AutoreArticoli