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Erronea identificazione del tipo

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Questo argomento contiene 25 risposte, ha 1 partecipante, ed è stato aggiornato da  Eleonora 13 anni, 5 mesi fa.

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  • #590 Risposta

    Antonio Barbato

    Volevo ringraziare innanzitutto Raffaella che, come al solito, ci ha offerto spunti belli, interessanti e arguti nei suoi due articoli pubblicati in enneagramma e cinema. A proposito del film bellissimo anche se un po’ datato: la gatta sul tetto che scotta, ho notato una riflessione che mi ha colpita veramente molto e che volevo condividere con voi. Si parla della mamma del protagonista che sembra davvero essere un tipo 9 e del padre che e’ un tipo 8 e della loro reazione nei confronti della morte, in questo caso specifico della malattia grave del padre e della notizia della sua fine imminente che incombe su tutto il film. La trama e le riflessioni le potete leggere se avete accesso all’articolo, ovviamente, accenno solo per agevolare chi non ricorda il film e non e’ iscritto all’assise, che la storia si sviluppa attorno a questo padre 8 che, come accennavo, ha una malattia grave e sta per morire e le crisi matrimoniali e familiari dei personaggi sembrano essere nodi che non possono piu’ sfuggire al pettine, che in qualche modo trovano una risoluzione o un arresto a seconda della capacita’ di evoluzione ed introspezione dei personaggi. Mi ha colpita che sia il padre 8 (al quale nella prima parte del film nessuno ha detto di essere in fin di vita) e la mamma 9, fingono il piu’ possibile di credere alla bugia di miglioramenti di salute improbabili e di come essi reagiscano dinnanzi a questo spettro, la morte, che secondo i loro meccanismi di difesa puo’ svanire ed essere tenuto lontano evitando di guardare il dolore e la verita’. I personaggi ci credono il piu’ a lungo possibile. Vogliono crederci a dispetto delle tensioni, della paura e dei sentimenti di rabbia dei vari elementi della famiglia che via via interagiscono con loro. Questo spunto mi ha fatto tornare alla mente un episodio personale, quello della malattia grave che colpi’ mio padre piu’ di dieci anni fa ormai, e che purtroppo ha messo fine alla sua vita. Mio padre era un 9. Ricordo che siamo state sopratutto noi figlie ad occuparci di tutto, dagli accertamenti, alle analisi, ai consulti con i medici, fino alla fine per cercare di salvarlo e curarlo e ci siamo sentite molto tormentate e angosciate quando abbiamo deciso di non dirgli quanto gravi fossero le sue condizioni. Si e’ trattato di prendere una decisione difficile e molto sofferta, noi tendenzialmente riteniamo sia giusto dire certe verita’ affinche’ ad una persona malata sia concesso il diritto di fare del tempo che le resta, cio’ che desidera. Eppure, eravamo certe che i messaggi, i comportamenti di nostro padre, che soffriva fisicamente molto e che non poteva davvero credere di non avere problemi gravi, ci indirizzassero verso il silenzio. Sono trascorsi molti anni da allora. Non nego, di essermi chiesta di tanto in tanto, se non avevo voluto interpretare la volonta’ di mio padre, in maniera distorta o errata per non dover affrontare un confronto tremendo nel dargli questa notizia. Avevo creduto, percepito, che non volesse sapere, fino alla fine, ma ho vissuto con questo dubbio lacerante molti degli anni che sono seguiti. Leggere in queste poche righe scritte da te Raffaella, che questo comportamento, questo atteggiamento che caratterizza sopratutto i viscerali, non e’ insolito ma anzi…che e’ spesso riproposto quando devono scontrarsi col dolore, con la fine, con la sofferenza, ha sciolto in qualche modo quelle ultime tensioni che mi attanagliavano al solo ricordo di quel periodo tremendo. Mio padre non voleva sapere, oggi posso considerare questo fatto come credibile e comprensibile, ha potuto credere ad una bugia insostenibile e lo ha fatto fino al suo ultimo respiro. Non e’ impossibile, lo e’ stato per me comprenderlo, allora. Per fortuna oggi molte cose mi sembrano piu’ chiare e verosimili. Io credo che l’enneagramma sia anche questo. Uno strumento che puo’ aiutarci a decodificare comportamenti che ci hanno procurato dolore e incredulita’, che magari abbiamo subìto impotenti, e che nel rivelarsi possibili, credibili, spiegabili ci possono liberare da dubbi e fantasmi. Grazie come sempre allora, perche’ offrire il proprio lavoro per scandagliare le possibili soluzioni umane e’ uno sforzo impegnativo che arricchisce sempre e comunque e la comprensione, per me che sono un 4, ma forse per noi tutti, e’ uno dei modi per recuperare una parte di quell’equilibrio e quella pace interiore che le sofferenze della vita tendono a portarci via. Sia quando ci vediamo rispecchiati nei ruoli attivi, sia quando ci vediamo riflessi nei volti e nelle esperienze di coloro che vivono passivamente i comportamenti e le scelte di altri. Un bacio a tutti.

    #4293 Risposta

    Utente Ospite

    ..o di sasso nella scarpa…sai com’e’…la rivendicazione è sempre dietro l’angolo anche negli insospettabili!

    #4294 Risposta

    Roberto Maieron

    Ciao Antonio. Prima di tutto un caro saluto. Sono molto contento che tu ponga questa questione perche’ gia’ da giorni meditavo di proporla nel forum per tante ragioni diverse di cui io non intendo parlare per non dilungarmi e perdermi. Io credo che ci debba essere un distinguo fra l’autoidentificazione e l’identificazione del tipo. Un errore di identificazione del tipo credo che sia dovuta a poca competenza/poca esperienza/ o a molta esperienza (sbagliata, dove gli errori siaccumulano sugli altri)/troppa competenza (dove si perdono di vista gli aspetti essenziali mentre si macinano molte sottigliezze per arrivare a deduzioni “straordinarie” -come il grosso medico iperspecializzato che rinviene in qualche paziente rarissime forme di malattie ultrarare, quando magari si trova a cospetto di una banale evidente ovvia influenza). Per questa ragione sono dell’idea che il metodo di identificazione si fondi prima di tutto sulla necessita’ di fare il vuoto dentro di se’ per evitare qualsiasi condizionamento e lasciare che l’altro “entri” dentro di te con tutto il suo impatto energetico. In un secondo momento subentra poi la razionalizzazione, la spiegazione, il supporto tecnico che rinviene motivi, elementi , prove (sulla base delle proprie competenze/esperienze) della primigenia conoscenza intuitiva. Credo moltissimo in questo metodo identificativo.
    Sulla difficolta’ di identificarsi di chi conosce l’enneagramma in modo piu’ o meno approfondito penso ci siano delle ragioni piu’ o meno evidenti di rimozione.
    Sulla difficolta’ invece anche di grandi esperti di identificare se stessi, io sono dell’opinione : a) che l’occhio vede gli altri ma non vede se stesso. Per questo , essendo comunque un carattere qualcosa di incessantemente dinamico, per comprendere se stessi ( ma anche per comprendere l’ enneatipo non chiaro di una persona) bisogna chiedere continuamente a chi ci sta vicino; b) dopo molti anni a vivere , respirare , ampliare le conoscenze dell’enneagramma io credo che il grande esperto , sempre volto alla comprensione della verita’ dell’altro e alla compassione (cioe’ alla partecipazione/condivisione della verita’ dell’altro) abbia ampliato molto il proprio universo, includendo molti aspetti di altri enneatipi. Si dice che il carattere/ il tipo di intelligenza del mondo rimane sempre lo stesso, pur evolvendosi e integrandosi . Forse non e’ del tutto vero. Forse il colore di quel mondo rimane “tendenzialmente” lo stesso, ma non e’ piu’ lo stesso.
    Forse assume qualche altra colorazione, benche’ la base sia sempre la stessa. Da qui il dubbio di appartenere a qualcosa di diverso, forse ad un altro enneatipo.
    Dubito infatti fortemente che si siano ingannati per molti anni. Qualcosa certeamnete deve essere cambiato.
    Mi piacerebbe che su questo tema intervenissero molte persone, sia quelle che hanno una grossa competenza, ma anche quelle che ne hanno poca. A volte le intuizioni migliori vengono proprio da chi opera solo su pochi dati e che hanno il grossissimo vantaggio di non aver alcun tipo di conoscenza pregiudiziale .

    #4295 Risposta

    Alice

    E’ davvero molto interessante e molto attuale il problema che tu Capitano hai sollevato. Per dirla in due parole, credo che la difficoltà e il possibile errore nell’autoriconoscimento stia nel fatto che non è possibile riconoscersi in una tipologia piuttosto che un’altra, se non dopo un percorso, più o meno lungo, di autoconoscenza. Intendo dire che non basta fare un lungo respiro ad occhi chiusi e chiedere alle persone di autoriconoscersi in base a un test, ma dalla conoscenza del test si possa iniziare un vero e proprio percorso di utoriconoscimento. E non è così semplice e immediato, tuttaltro! L’enneagramma è un percorso, nel quale si parte dalla propria tipologia che non cambia radicalmente, ma si può evolvere attingendo il meglio da tutte e nove le tipologie, l’enneagramma è in continuo movimento. E’ come il percorso che ci porta all’illuminazione (almeno ci si prova) in altri modi. Io lo considero in questo modo. Un saluto. Capitano…attendo aggiornamenti…eh!!??? 🙂 🙂 🙂 Alice/Campanellina.

    #4296 Risposta

    Claudio Garibaldi

    il tema è molto interessante, e mi spiace questa sere non avere molto tempo per approfondirlo. Aggiungerei anche che il “mistyping” spesso, a mio avviso, non avviene in maniera casuale. Nella mia esperienza ho notato con una frequenza direi significativa, che ad esempio molti tipi Sei tendono a vedersi come 4; che diversi 1 tendono a vedersi come 5; spesso ho poi verificato che molti 3 non amano vedersii tali, magari associando questo tipo a chissà quali tratti negativi, mentre è davvero lampante a chi li circonda il loro essere 3. Voglio dire che, come dice Antonio, davvero tantissimi sono i casi di assegnazione erronea del tipo, soprattutto, a mio parere, quando le persone se lo assegnano solo in base a qualche piccolo e raffazzonato test, e che gli errori, quando ci sono, non sono casuali, ma si “erra” in specifiche direzioni.
    Un saluto, Claudio

    #4297 Risposta

    Sirenella

    Caro Claudio, mi unisco alle tue considerazioni per segnalare che a me in maniera abbastanza simile e’ capitato di conoscere dei 6 spesso fobici che pensavano di essere dei 4 sociali. Mi e’ poi capitato frequentemente di conoscere dei 2 che si identificavano piu’ facilmente nei 3, negli 8 o nei 4. In tal senso spero possa arrivare in questi giorni l’interessante testimonianza di un’amica sia del forum che dei corsi, che ha scritto quissu’ negli ultimi mesi. Chiara Tortorelli infatti, e marito, sono proprio l’esempio pratico di come due persone estremamente sensibili e riflessive abbiamo dovuto esplorare a lungo le proprie caratteristiche per poi riconoscersi appunto in un 2 ed in un 6. Trovo anche io che non sia possibile una casualita’ cosi’ frequente in certi tipi, e che forse alcuni enneatipi si prestano piu’ di altri ad una interpretazione piu’ complessa e sofferta per giungere alle proprie radici.

    #4298 Risposta

    Claudio Garibaldi

    ciao Sirenella,

    mi riferivo proprio all’errore tipico di 6 fobici che si riconoscono nel 4 sociale…. Forse perchè sembrerebbe più bello auto-definirsi romantici-vergognosi che timidi- paurosi? La confusione 2-3 poi regna sovrana….
    Però mi fa piacere che le esperienze concordino. Dovremmo dedicare una giornata della nostra formazione al “mistyping”. Che ne dici Antonio e gli altri amici?
    Ciao, Claudio

    #4299 Risposta

    Antonio Barbato

    Una serie di interventi molto utili e significativi. In primo luogo concordo che i test hanno tutti una serie molto forte di limiti e che le risposte delle persone, anche quelle che si sforzano di rispondere con oggettività e senza barare, sono inconsciamente condizionate da una tensione ad evitare la risposta “cattiva” o che attribuisce a noi stessi un tratto che non ci piace. Roberto è, amio avviso nel giusto quando tira in ballo la rimozione degli aspetti che ci sono sgraditi. In secondo luogo lo stesso auto riconoscimento, quando non è sin dall’origine deviato dal desiderio di voler essere in un certo modo, è reso difficile da un fatto tanto evidente quanto spesso non compreso correttamente: l’ego ama sentire parlare di sé ma non vuole che si disvelino i suoi sottili equilibri che si è costruito per essere al mondo. Per tale motivo, molto giustamente, si dice che laddove c’è passione c’è anche un tabù. Non capisco, invece, l’obiezione al sistema enneagramma mossa dall’amico utente ospite, che vorrebbe confutare in toto la semplice verità che la personalità è composta da elementi fissi, non modificabili facilmente con la volontà o il pensiero. Anche se la nostra natura più profonda (quella che si definisce essenziale), è effettivamente capace di qualsiasi forma, la nostra forma relativa è fissa e duratura e ciò è vero sia a livello fisico che su quello emozionale o cognitivo. Le indagini “scientifiche” su quanto siano dure a modificarsi quelle che si chiamano mappe dell’amore, o su quanto sia difficile rinunciare ad una dipendenza o ad una deviazione sessuale, mostrano chiaramente questa tendenza duratura del nostro ego a “fissarsi” in una forma ed a ripetere incessantemente lo stesso schema mentale. In merito al tuo suggerimento, Claudio, mi sembra che sia molto sensato dedicare una larga parte di un incontro del Percorso, ad illustrare ai futuri formatori quali siano le più frequenti “ricorrenze di errore” nelle identificazioni. Un ulteriore riflessione indotta dalle parole di Roberto mi porta a ripetere quello che è un mio fermo credo; l’identificazione corretta può solo avvenire quando l’impressione individuale del singolo viene convalidata dalla conferma di un analoga impressione da parte di più persone che conoscono bene il sistema. Vorrei aggiungere altro, in particolare commentare alcune affermazioni di Marina/Sirenella ed Alice/Campanellina, ma dovrò attendere un momento più propizio.

    #4300 Risposta

    Chiara Tortorelli

    Cari tutti,
    il mio è un esempio di cattiva identificazione. Dopo circa un anno e mezzo dove mi sentivo 4, ho trovato il 2.
    Secondo me, ognuno ha davvero tutto dentro di sè, un pò di tutti i tipi, ma sfugge il meccanismo fondamentale, il motore, il nucleo attorno a cui ruota tutto. E’ come avere degli occhiali, sai descrivere ogni aspetto di ciò che vedi, ma gli occhiali? Sono talmente attaccati agli occhi che pensi di non averli, li dai per scontati. Penso che sia facile guardare ciò che hai molto vicino, ma gli occhiali non li vedi. Così vedi le ali, le frecce, ma il tuo centro ti è talmente connaturato che ti sfugge. O meglio lo hai davanti come un macigno enorme ma è talmente grande che non lo vedi. Capirsi non è un percorso facile perchè magari tendi a dilatare particolari minori e a non vedere il maggiore. E poi quando imbocchi la strada fermarsi è difficile perchè focalizzando l’attenzione ti sembra che tutto quadri. Però c’è qualcosa…Qualcosa che ti impedisce la quadratura del cerchio, una vocetta interiore un pò inquieta che non ti dà pace. Magari non succede oggi, nè domani, nè dopodomani. Un giorno ti si accende una luce, come una lampadina interiore che fa contatto solo approfondendo, capendo, non smettendo di studiare. Ed ecco che incominci a vedere quello che fino a poco prima non vedevi. Alla fine è solo questa la conoscenza di sè. Un saluto a tutti. Chiara

    #4301 Risposta

    Lucio

    Personalmente non si sono mai fidato della prima impressione. Anche quando le persone che mi conoscevano giuravano che io fossi un Cinque, continuavo ad avere delle perplessità. Forse perche la mia fissazione è vicina a quella del Dubbio, io mi sentivo molto perplesso e non mi pareva valido pensare che dovessi necessariamente essere solo di un tipo. Avevo già respinto l’idea che io fossi un ossessivo anal ritentivo, come voleva la psicologia freudiana, e non mi sembrava che fossi ben rappresentato dalla parola avidità. Dopo tutto, mi dicevo, tutti sono avidi e, quindi, questo tratto non poteva essere un indizio certo. E’ stato solo quando Antonio, in una sua e-mail, mi spiegò che l’avarizia di sentimenti del mio tipo è una conseguenza del rifiuto a partecipare ad uno scambio se non sono stato prima ascoltato, che sentii qulacosa dentro di me che scattava come un interruttore e tutte le altre conseguenze mi sembrarono chiare, razionali, addirittura ovvie. Questa è la testimonianza del mio auto riconoscimento, reso per tanto tempo difficile a causa della mia pur ovvia tendenza a razionalizzare tutto.

    #4302 Risposta

    Roberto Maieron

    Non so chi ha detto in passato che la mente mente. ma e’ dannatamente vero. Per quanto riguarda l’autoidentificazione, anche la persona piu’ attenta e introspettiva incontra delle difficolta’, dato che inevitabilemtne l’ego mente a se stesso pur di sopravvivere. Emblematico mi sembra il caso di una persona che conosco che studia da anni l’enneagramma. Questa persona e’ un due. Per un po’ di tempo ha avuto incertezza collocandosi in numeri diversi. Poi, d’un tratto, ha deciso che era un otto.
    La scelta , in assoluta buona fede, di essere un otto è una scelta per il suo ego assolutamente vincente. a livello sottile, infatti, si era convinta che la sua personalita’ fosse uguale a nevrosi fosse uguale a qualcosa di non vero fosse uguale a qualcosa di sbagliato fosseuguale a qualcosa di non piacevole. Dove alla fine ha visto questa identita’ cosi’ poco piacevole?
    L’ha vista nell’otto, ossia in quegli aspetti in cui in realta’ finisce nei momenti di difficolta’. Ora, con la convinzione di essere un otto che deve andare verso il due, puo’ permettersi di lasciar emergere il due che e’ lei. Il risultato e’che ora si sta convincendo di essere una persona che sta crescendo, che sta maturando, che sta evolvendo, che sta “guarendo” (e’ un verbo che ho sentito nell’ambiente dell’ennegramma è che sento comunque del tutto sbagliato e che uso solo per opportunita’ di spiegazione). Quanti in realta’ cadono in questo tipo di errore?
    Non bisogna dimenticare la fierezza del tipo. Il diavolo è una bella donna seducente, non è brutto e terribile. La nostra nevrosi è la cosa piu’ bella che ci sia. Siamo sereni e in pace con essa. Con essa si sviluppa il nostro ego, prosperando alla grande. Questo che ho raccontato e’ per me un vero e proprio monito: attenti all’autoosservazione. Non fidatevi. Affidatevi invece agli altri e alla Verita’. Credo che l’atteggiamento interiore serio e sempre vigile sia indispensabile.

    #4303 Risposta

    Teresa

    Bè Roberto che la nostra nevrosi è la cosa più bella che ci sia mi sembra un pò eccessivo :). Si io sono fiera di essere un quattro ma quante volte la mia nevrosi mi mette il bastone tra le ruote. Ma se guardo la nevrosi come un opportunità di crescita, è diverso. Io osservo come la mia nevrosi pone dei limiti alle mie azioni e influenza i miei sentimenti. La crescita credo sia proprio nello scegliere di non cadere tra le braccia di quella bella donna seducente di cui parli che è la nevrosi, perchè ella non ci vuole bene. Ci seduce e si impossessa di noi ma non ci dà nulla. Io quando entro nel meccanismo nevrotico mi sento veramente come fossi posseduta dal diavolo. Vedo quello che non c’è, ho una percezione distorta delle cose, delle persone, delle parole. Quella non sono io, lo riconosco e solo se lo riconosco io mi posso fidare di quello che dicono gli altri. Anch’io non mi sono riconosciuta nel quattro all’inizio, l’unico tipo che proprio non potevo essere e invece guarda un pò. Le caratteristiche quali il vittimismo, la dipendenza, l’insofferenza, il senso di carenza, l’INVIDIA le vedevo quanto di più lontano dal mio modo di essere. Mi sono riconosciuta invece nell’uno, dove devo andare, e alllora cominciai a comportarmi da uno e devo dire che mi ha fatto molto bene. Ma ho dovuto ripercorrere la strada, tutta tutta, per riconoscere la mia nevrosi, ascoltare quello che aveva da dirmi e farci la pace. Se non l’avessi riconosciuta non avrei conosciuto tante cose di me, tutte le mie potenzialità, tutto il bello e il positivo che sono. Tutto il bello e il positivo degli altri, tutto quello che gli altri potevano darmi e ai quali potevo dare, GRATISSS e non per un bisogno o per riempire un vuoto. Credo che l’autosservazione, seria e vigile, come dici, sia indispensabile per impedire a quella tipa lì, la seduttiva, di romperci le scatole, o quanto meno ci mette nelle condizioni di scegliere se farci sedurre o meno, con consapevolezza. Ti pare?

    #4304 Risposta

    Roberto Maieron

    Grazie Teresa, mi ha fatto molto piacere sentire la tua esperienza. Ovviamente quando dicevo che la nostra nevrosi e’ la cosa piu’ bella che ci sia lo dicevo in senso ironico. MA nella profondita’ della nostra personalita’ io sono convinto che ella (la nostra personalita’) autocentrata autoreferente , si sente veramente la cosa piu’ bella e totalizzante del mondo. La mia esperienza mi dice chel’ego e la falsa personalita’ sono la stessa cosa e che l’essenza non ha nulla a che fare con l’ego. Vi e’ un’energia
    enorme che tiene insieme l’ego. E’ qualcosa che e’ piu’ potente dell’energia atomica. E’ impossibile da vincere, anche perche’ noi stessi siamo quell’energia e noi stessi siamo prigionieri di noi stessi. La mia esperienza mi dice che l’ego/falsa personalita’ sopravvive con una capacita’ di adattamento incredibile. Per anni ho fatto esperienz eche ho creduto di crescita personale, pensando di avere raggiunto stati di coscienza straordinari : poi mi sono accorto che in tutti quegli anni il mio egoaveva preso tutto quello che avevo fatto controi di lui per rafforzarsi. Cosi’ ho abbandonato tutto quello che stavo facendo.
    Solo ora ho un nuovo interesse, avendo scoperto da qualche anno l’enneagramma: fra gli obiettivi che mi sono proposto vi è quello di vedere
    se effettivamente vi è qualcuno che grazie all’enneagramma si e’ liberato dell’ego e vive nell’essenza.
    Per il momento non ho visto nessuno. Ho visto tante persone che vivono molto meglio, che hanno sanato alcuni dolori. Questo lo considero gia’ un grande risultato, perche’ comprendere meglio gli altri e stare m,eglio con se stessi e gli altri è gia’ una gran cosa. (Vedo anche ego che si sono consolidati trovando nuovi equilibri.) Ma non e’ il Risultato. Non e’ quello che cerco io, sono sincero. Vediamo che cosa portera’ il futuro.

    #4305 Risposta

    Marina Pierini

    Caro Roberto, io pero’ mi chiedo una cosa, leggendoti. Esattamente da cosa scaturisce la tua convinzione che il risultato, l’obiettivo migliore per un essere umano sia vivere senza l’ego e solo con l’essenza? Io credo che tu sia in errore. Scusa, ovviamente e’ solo la mia esperienza, e la mia opinione, ma credo che l’ego sia indispensabile per vivere in questo mondo, ci serve, anche se il nostro obiettivo sano e’ quello di non lasciarci ottenebrare la mente da esso, cosi’ da poter sempre scegliere nuove vie, nuove possibilita’ a seconda delle circostanze della nostra vita. La vera liberta’ e’ nella possibilita’ di “vedere” le scelte che abbiamo davanti e decidere cosa e’ meglio per noi…non credo stia nell’avere tutte le scelte e nel non desiderarne nessuna e temo che annullare l’ego ci porterebbe a qualcosa di simile. Quando l’ego e’ cosi’ forte da essere una benda sugli occhi, ed un peso su di una spalla che ci costringe a camminare curvi e scavare sempre fosse circolari sempre uguali, sempre le stesse…allora abbiamo un problema serio da dover affrontare. Ma addirittura demolire l’ego? Perche’? A che scopo? E’ umanamente realizzabile? Per ottenere cosa esattamente? L’essenza secondo me e’ quell’aspetto di noi che ci consente di contattare cio’ che e’ “altro” dal mondo, dentro e fuori noi. I due aspetti possono evolvere assieme o in tempi differenti o mai. Io credo nello sforzo, nell’autosservazione, nella NON indulgenza verso se’ stessi che deve pero’ accompagnarsi all’amore e alla tolleranza e alla comprensione che possano stemperare rigidita’ inutili. I nostri limiti sono di plastica, possono essere modificati ma non annullati, e’ il senso della nostra umanita’. Accettare i nostri limiti significa accettare di non poter essere al di sopra del divino, non credi? L’ego e’ umano, l’essenza divina. Annullare l’ego non significa forse voler diventare divini?

    #4306 Risposta

    Roberto Maieron

    Carissima Marina mi fa piacere leggerti nuovamente, perche’ mi piace vedere come ami confrontarti e perche’ sei spontanea ed autentica.
    Innanzi tutto, dopo una forte auscultazione interiore (scusa per l’espressione, voglio solo dire che ho cercato di valutare con altri sensi diversi dalla mente) mi sono ricreduto su Sgarbi. Ora credo anch’io come te che sia un due sessuale. Mi vergogno a dirlo, ma mi sembra fin piuttosto evidente.

    Per quanto concerne il discorso della demolizione dell’ego non riesco sinceramente qui a spiegarti che cosa intendo esattamente. E’ una cosa che e’ comunque legata a lavori che avevo fatto oltre 15 anni fa. Io, premesso che mi riservo, sempre se ti fara’ piacere affrontare questo discorso con me in uno dei nostri incontri a Firenze, la credo possibile. La mia esperienza mi dice che non solo e’ possibile, ma anche che e’ l’unico vero obiettivo che si pone l’essere umano nella sua esistenza. Non lo sa e non lo vorrebbe neppure mai sapere. Ma tutto quello che fa va in quella direzione. L’uccisione dell’ego. Che cosa rimane? Non il divino , ma un’altra cosa che mi e’ impossibile da spiegare a parole. Non e’ poi una cosa che si puo’ avere con la volonta’. La volonta’ ti fa fare un pezzo di strada, il resto accade. Ricordi l’espressione “bussate e vi sara’ aperto?” . E’ proprio cosi’. Si bussa, si prova, si chiede e poi un qualche cosa ti apre alla Verita’ e tu stesso diventi la Verita’. C’e’ un film dei fratelli Taviani tratto da un racconto di Tolstoj – “Il sole anche di notte” – che mi sembra riesca a spiegare molto bene questo tipo di processo nel protagonista, che diventa agli occhi della gente un santo, quando in realta’ ha solo recuperato la propria umanita’ (la vera umanita’ , quella dell’essenza.
    Per me l’essenza non è diventare il divino (c’e’ ancora un corpo, c’e’ ancora unamente c’e’ ancora un campo energetico emozionale) ma è ritornare nel paradiso terrestre,cancellare il senso di colpa, e riotrnare a contatto con il divino. Credo che questo sia un tema quello della ricerca di DIO/della Verita’ che ti piaccia , come mi ha sempre appassionato fin da bambino. Io ho interrotto questa ricerca alcuni anni fa perche’ ho avuto paura. Ci vuole tanto coraggio su questo sentiero. L’enneagramma mi sembra una via molto soft e molto pratica per poter almeno rimanere nei paraggi della Verita’.

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