HomePage › Forum › Forum ASS.I.S.E. › La speranza dei 4
Questo argomento contiene 70 risposte, ha 1 partecipante, ed è stato aggiornato da Antonio Barbato 13 anni, 5 mesi fa.
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la locustasenza questi terribili 4 (povera Amelie, ma che ti hanno fatto?) il forum sarebbe già morto, loro strasbordano e gli altri leggono e tacciono, come mai? Ah, sì non sono abbastanza egocentrici ed egoisti, non sono pensosi, sono occupati a vivere e a guardare le facce altrui. Bravi. Avviserò i 4 di mia conoscenza che non hanno speranza, me ne saranno grati:-)
Utente Ospite/Lo sveglioE…………….se posso aggiungere solo una cosa Ameliè, io penso tutto tranne di essere migliore di tutti forse a volte lo dico con gli amici ma per scherzare!!!!!!! E non è del tutto vero che gli altri non capiscono. la verità è che un po’ ho una difficoltà estrema a tradurre in parole quello che sento e un po’ le persone che ho di fronte spesso hanno i “recettori” sintonizzati su altre frequenze. La cosa che mi fa scattare la frase “vabbuò, non puoi capire” è quando vedo che la persona che ho di fronte nonostante i miei sforzi di farmi capire (e ti giuro ci perdo letteralmente energia fisica!!) magari si distrae o i realtà non vuole sentirmi. tutto quì. E poi questo tuo giudizio sinceramente è un po’ fuori luogo! tutti hanno pregi e difetti il 4, il 3, l’uno. Tutti ce li hanno.
Utente Ospite/Lo sveglioCarissima sirenè. Purtroppo, e dico purtroppo perchè mi piacerebbe fosse il contrario, ci sono cose che non possono essere trasmesse facilmente da una persona all’altra. Mi puoi insegnare a redigere un 740, mi puoi insegnare a guidare, ma più ci si allontana da concetti “materiali” più la comunicazione diventa difficile perchè i termini che delineano certe situazioni, certi stati, hanno un significato diverso per ognuno di noi. Anche se la differenza è piccola comunque c’è. Acquisire il significato profondo, come lo chiami tu, deriva da un processo che va molto al di là delle domande e delle risposte che, come giustamente dici, rimangono solo intellettuali. Faccio un esempio; paradossalmente per me è più facile parlare di cose su cui si gioca solo intellettualmente che di cose che ho conquistato e di cui ho in me il significato profondo (usando la terminologia di gurdjieff, cose che ho “compreso”). Trasferire cose che ho “compreso”, e non solo capito, per me è difficilissimo perchè c’è un’enorme componente che va al di là delle parole. Se tu hai mangiato quel bel porcino di cui sopra, lo sei andato a raccogliere, l’hai visto, l’hai toccato, annusato, l’hai cucinato, hai visto la poesia del bosco in cui il fungo è cresciuto e di cui è il prodotto, sai in che periodo andarlo a cercare, se tu tutte queste cose le hai per te e hai certamente “compreso” cos’è quel fungo, è lodevolissimo il fatto che vuoi far partecipare a questo tuo mondo chi hai intorno ma……………non puoi farlo facendogli leggere dei post. Puoi, se va tutto per il meglio, indicare la via…..dire “Maurì, io sono andata di là per cercarlo e l’ho trovato…non so se per te sarà lo stesso”. Il significato profondo di cui hai parlato e che vuoi trasmettere io personalmente non so se già ce l’ho. Ma ti posso rispondere solo in questi termini ossia ce l’ho o non ce l’ho. non potrò mai dirti sono riuscito a comprenderlo da te o non ci sono riuscito!!
Certo è che, comunque, la “comprensione” passa anche attraverso l’acquisizione di informazioni altrimenti non avrebbe senso la nostra presenza in questo spazio virtuale. Ma quelle informazioni devono essere date cercando di lasciare poco spazio alle pulsioni derivanti dall’appartenenza ad un enneatipo e, all’interno di ogni enneatipo, ad un determinato livello di integrazione. Chi vuole trasmettere qualcosa, inoltre, deve anche sapere con chi sta avendo a che fare (enneatipo) e, se vuole veramente trasmettere qualcosa, ossia se veramente sente in tutto il suo essere questo bisogno di trasmettere, perchè è convinto che in questo modo l’interlocutore potra “vivere meglio”, deve anche essere pronto a cercare più strade per “trasmettere”, strade alternative che vengono prese anche in risposta ad incomprensioni. Si deve anche capire che determinate risposte o atteggiamenti sono dettati dallo stato in cui l’interlocutore si trova e dalle parole e i toni che l’interlocutore può aver frainteso.
D’altronde anche l’interlocutore se veramente vuole ricevere, ed eventualmente trasmettere a sua volta, deve fare altrettanto.
La cosa che noto spesso è che in questo ping pong di trasmissioni spesso, quando si trattano argomenti come questi, piano piano, uno scambio dopo l’altro, l’incomprensione aumenta sempre di più. Le parole ed i concetti vengono spesso travisati e ci si avvita in una spirale discendente che porta alla chiusura su argomenti che potevano essere veramente molto interessanti.
Utente Ospite/Lo sveglioSe possibile, vorrei chiedervi di riprendere il filo, andando al di là della forma che ha dato così fatidio all’utente ospite ed è così tanto piaciuta ad Ameliè (guarda com’è diverso il mondo…dove sarà la verità??). Stavamo preoducendo qualcosa di molto bello. SIRENELLAAAAA ci vuoi far capire meglio??? io aspetto!!
Utente Ospite/Lo sveglioSpero anche l’utente ospite
Utente OspiteCaro Maurizio, vedi.. il fraintendimento è stato mio. Quando ho inviato il thread iniziale pensavo di poter condividere una conversazione nella quale ognuno esprimeva i propri punti di vista e trasmetteva le proprie esperienze e i propri ‘saperi’ e non avevo capito che invece dovevo assistere a una lezione. E’ vero che nella vita c’è sempre da imparare ma sono ormai nell’età in cui mi posso scegliere i professori.
ChiaraSe mi permettete vorrei esprimere un’umile opinione.
Cara utente ospite, a mio avviso trasmettere le proprie esperienze ed esprimere i propri punti di vista e “assistere a una lezione” come dici tu, è la stessa cosa. Ognuno di noi è Maestro dell’altro, e ugualmente allievo, abbiamo da imparare da tutto e tutti, dalla persona che appare ai nostri occhi più improbabile e dal guru più carismatico sulla terra. L’importante è essere aperti e accogliere.
Capire, non capire, mi hai capito, non mi hai capito, è superfluo, secondo me non è importante quanto gli altri capiscano di noi ma quanto noi capiamo perchè siamo qui per questo: per imparare. Ovviamente parlo della mia esperienza perchè solo di quello posso parlare. Le lezioni che mi hanno regalato più “significato” e mi hanno arricchita sono state proprio quelle più difficili, quelle nate da apparenti scontri, quelle con persone che mi rimandavano feed back difficili da accettare e digerire per me. Ora ho un sonaglino speciale, quando mi ritrovo in una situazione di disagio o quando incontro una persona con cui non riesco a dialogare o che mi irrita suona la mia sveglia, inizio a osservarmi, e i dico “Chiara guarda bene, questa persona ti sta facendo da specchio e ti sta mostrando il tuo lato ombra quello che tu no n vuoi guardare”. Ovviamente mi sta facendo un dono no? Un regalo immenso, perchè se quella persona non ci fosse stata io quella parte di me non l’avrei mai guardata.
Poi sai, per tanto tempo io ho veramente creduto di essere la brava bambina, esente da ogni difetto, dolce, carina, perfetta insomma e che mi erano preclusi il mondo dei cattivi, gli arroganti, i presuntuosi, gli “iohosempre ragione”, i prepotenti, etc etc. Ma che fatica vivere e essere sempre impeccabile se no come mantenevo il convincimento?Ne sono un pò uscita meno male quando ho accettato che io sono arrogante, presuntuosa, prepotente, insensibile nè più e nè meno di tutti quanti gli altri. Ed ora so che quando esprimo il giudizio “Guarda quello com’è presuntuoso!” non sto parlando nè più nè meno che di me. L’altro mi dà fastidio solo nella misura in cui mi mostra un aspetto di me che io penso di non avere.
Ripeto questa è la mia esperienza, mi faceva piacere condividerla. Con affetto. Chiara
Utente OspiteGrazie. Per il concetto espresso e per il modo in cui l’hai comunicato.
SirenellaCara Chiara, e’ sempre un piacere leggerti, perche’ riesci con la tua modalità misurata ad esprimere pacatamente quanto noi tutti abbiamo dentro e la semplicità e’ un’ottima cura per noi terribili 4. Caro Losveglio ovviamente, se vuoi continuare a chiacchierare con me e scoprire quali oscure riflessioni avrei voluto offrire, quale oggetto misterioso c’era nella cesta che vi portavo, preferisco farlo aprendo un’altro argomento, cosi’ da restringere il campo ritrovando il filo del discorso e anche permettere a chi voleva condurre questa conversazione in altro modo di non risentirsi di una modalita’ che e’ stata mia e che forse ha offeso o irritato. Non ero sulla soglia con questo scopo. Posso accettare di spostarmi su di un post che appaia piu’ appropriato se tu (e chi vuole) hai voglia di parlarne. Mi piace quello che Chiara ha detto e credo che il suo pensiero sia completo ed esprima in maniera appropriata quello che penso e sento quando partecipo e so di poter dare, cosi’ come sento di poter prendere, a seconda dei casi. Indipendentemente da come potra’ cambiarmi e dove potra’ condurmi quello che imparo, perche’ ciascuno ha il suo percorso e su questo ti sei espresso in maniera chiara gia’ tu. Mi fermo pero’ adesso, su di una risposta ad Amelie perche’ sono molto colpita da quanto ha scritto e credo di volerle dire qualcosa 🙂 (proseguo con un altro post) baci…
SirenellaCarissima Amelie, chiunque tu sia, il tono aggressivo e abbastanza irritato o sarcastico e giudicante, forse, del tuo intervento e’ certamente la prima cosa che si percepisce nel momento in cui lo si legge. Ti si potrebbero rispondere veramente molte cose, che sono tutte riassumibili con “chi e’ senza peccato, scagli la prima pietra” o con “siamo tutti presi a guardare la pagliuzza nell’occhi dell’altro e nessuno di noi guarda alla propria trave”. Non credo tu ne abbia bisogno. O forse si? Diciamo allora, che non voglio un incontro intellettuale perche’ e’ fin troppo facile obiettare alle tue affermazioni. Vuoi conferme? Te ne do. Noi 4 siamo cosi’ convinti che l’empatia sia uno strumento di “apertura” all’altro, che non sappiamo guardare quanto invece sia uno strumento che usiamo per guardarci dentro, per avere conferme e chiuderci nel nostro mondo. Noi siamo l’ Invidia. Guardarci “in-video” dunque, guardarci dentro e’ il nostro limite. La nostra Passione. Parliamo, pensiamo, elaboriamo in maniera talvolta ossessiva i minimi dettagli dell’universo macro e micro che ci circonda per comprenderlo e farci comprendere e sfiniamo i sentimenti e la pazienza di chi cerca di dirci qualcosa perche’ spesso, per ascoltare le voci di dentro, non ascoltiamo la voce che ci e’ affianco. E’ tutto vero quello che affermi. Manchiamo di semplicità, non siamo capaci di sintesi. Tutto e’ drammatizzato, tanto da sfinire chi ha altro da dire e renderlo muto o folle di risentimento. Causiamo risentimento. Ti confermo tutto. Abbiamo delle virtu’ ma non faro’ alcun cenno a quelle. Non voglio perorare la causa dei 4 a favore o sfavore di altri tipi e altri esseri umani. Non accetto questo gioco, preferisco parlare al tuo cuore e risponderti una cosa sola. Quando si dialoga con una persona, sono le debolezze di due esseri umani ad incontrarsi, quali che siano le loro modalita’ di espressione (il silenzio, per alcuni e la parola per altri). Quando due persone parlano, sono due ego che egualmente si incontrano e tentano di affermarsi l’uno a discapito dell’altro. Quando si incontrano tre persone, sono tre le debolezze, i difetti, gli ego che mettono sul tavolo la loro esistenza e cosi’ via. Non lo possiamo dimenticare e nemmeno ignorare. Ciascuno col suo egoismo e col suo mondo interiore. Quale esso sia. Quello che conta e’ la volonta’ di incontrarsi. Quello che conta e’ esserci e chiedersi se e’ con amore che si desidera accogliere l’altro. Se questo amore non c’e’, non c’e’ accoglienza, non c’e’ alcun luogo in cui ci si puo’ incontrare per parlare di qualunque cosa. Se l’amore e’ il motore che ci muove in quello scambio, allora anche ciascuno con la propria modalita’ esasperante, ottusa, frustrante, passiva, silenziosa o insistente e cosi’ via riuscira’ prima o poi a trovare l’altro (quali che siano le modalita’ manifeste o occulte). Trovare l’altro, scendere, salire, nuotare, annegare, nascere morire e ritrovare, qualunque sia il tragitto, se lo scopo ultimo e’ trovare l’altro con amore, forse l’incomprensione e’ solo un modo come un altro per porci una domanda e chiederci come mai non siamo riusciti. Anche tu, quindi. Non e’ tanto come, ma perche’. Che cosa ci ha allontanati? Che cosa ci aveva spinti l’uno verso l’altra? Io credo che tu abbia voluto salvare me,un pochino almeno :-), nel tuo impetuoso (anche se imparziale) e non errato intervento, forse perche’ in me hai visto la persona che cercava disperatamente di dire qualcosa e si sentiva isolata da persone che facevano di tutto per obiettare, discorrere, guardarsi dentro, guardare fuori, tutto tranne dire accomodati 🙂 che cosa hai per noi? Ti ascoltiamo e poi ti diciamo cosa ci porta fuori e dentro, tutto questo. Hai visto in me forse, la frustrazione di chi non riusciva a farsi ascoltare. Sembra questo il senso della rabbia che ti ha spinta a dirci certe cose. Forse sbaglio e se e’ cosi’ mi devi scusare. Vedi, non devi arrabbiarti solo e fermarti a questo, perche’ provare rabbia senza andare “oltre” significa alimentare dolore e il dolore aumenta la frustrazione e i giudizi e i giudizi aumentano la distanza. Ti auguro di avere voglia un giorno, di trovare il modo di incontrare i 4 che ti hanno esasperata, sfinita, e dai quali ti sei lasciata esasperare e sfinire (eravate in due ricordalo, due esseri umani e due debolezze) in un luogo in cui potrete finalmente comunicare con la voglia di ascoltarvi, senza giudizi, ma con una cesta da riporre a terra e da aprire, per vedere cosa c’e’ dentro. Andare oltre per trovare l’altro, e forse se’ stessi, con amore e per amore. In qualunque luogo del tempo e della mente sia possibile farlo. Ti abbraccio con affetto e ti ringrazio comunque di aver dato voce a quelli che sono i sentimenti che spesso, troppo spesso, noi destiamo negli altri e non riusciamo a capire. In bocca al lupo.
Sirenella…perdono una sola precisazione, quando dico che hai visto forse la mia frustrazione nel non sentirmi ascoltata, volevo dire che e’ cio’ che ti sei sentita dentro, che hai riconosciuto dentro te come limite fondamentale dei 4 che hai conosciuto e che ti hanno cosi’ addolorata. La mia frustrazione semplicemente come specchio della tua, quando l’hai provata.
Utente OspiteE se il tipo 4 reagisse al senso di vuoto e fosse alla ricerca di una patria da riscoprire?
Utente Ospite/Lo sveglioSono d’accordo Sirenella, apriamo un post per quello che volevi trasmettere (inizialo tu con un bel titolo); apriamo però anche qualche altro argomento sugli spunti che sono venuti fuori “incidentalmente” in questa sfilza d’interventi che sembrano molto interessanti e che possono essere estesi anche agli altri enneatipi (umiltà, compassione, comprensione, comunicazione).
Bella anche la frase di quest’ultimo utente ospite……..puoi allargare un po’ il concetto????
Ciao grazie!
Antonio BarbatoSulla necessità di saper apprendere da qualsiasi cosa e sull’umiltà è utile, forse, ricordare la storia del grande maestro sufi Shibli, vissuto nel dodicesimo secolo. Quando gli chiedevano chi fosse stato il maestro che l’aveva condotto verso la Via, lui rispondeva, invariabilmente, un cane rognoso. Poiché gli astanti si dividevano sempre fra coloro che credevano che la sua fosse solo ipocrisia, e fra coloro che ritenevano la sua una semplice bugia per non rivelare la sua fonte, egli raccontava di aver visto, un giorno, un cane rognoso e mezzo morto di sete, nei pressi di un fosso contenente dell’acqua. Ogni volta che il cane si avvicinava per bere vedeva riflesso nell’acqua un altro cane che sembrava pronto a morderlo. Per questo, ogni volta, si ritraeva restando, pieno di paura e di desiderio, sull’orlo della buca. Fu solo, concludeva Shibli, quando l’assoluta necessità ebbe la meglio su tutte le voci interne di paura, rabbia e desiderio, che il cane si gettò oltre il suo stesso limite e potè raggiungere quello che veramente gli serviva. Da lui, concludeva Shibli, imparai che la vera attitudine e la vera umiltà possono venire solo quando la necessità di quello che ci è indispensabile cancella, fino al silenzio totale, le voci del nostro ego interiore.
Antonio BarbatoLa conclusione della storia, ovviamente, fa il paio con un tradizionale detto di varie scuole di saggezza che afferma: “Non badare alle mie vesti o a come mi porgo, ma prendi quello che ho nella mia mano”. Saluti, il Capitano
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