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Questo argomento contiene 70 risposte, ha 1 partecipante, ed è stato aggiornato da Antonio Barbato 13 anni, 5 mesi fa.
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Utente OspiteInnanzitutto mi scuso per l’estrema laconicità del mio precedente messaggio, forse avevo solo bisogno di un piccolo incoraggiamento. Ultimamente mi sto interessando molto all’enneagramma, in particolare al tipo 4 (nel quale mi rispecchio in maniera quasi inquietante).
Se ho capito bene gli enneatipi sono delle differenti modalità di reazione alla perdita dell’oggetto d’amore. Il mio primo e ovvio pensiero l’ho rivolto ai miei genitori, in effetti posso dire di essere cresciuta da sola, di non aver mai ricevuto una carezza da mia madre e di essere stata ignorata da mio padre.
Se attraverso la relazione con i genitori il bambino acquisisce il senso della sua identità, nel mio caso si è creato un enorme vuoto che ho cercato di riempire con i libri e con l’immaginazione.
Di conseguenza l’oggetto d’amore irrimediabilmente perduto non sono stati i miei genitori, che nel bene o nel male sono sempre stati presenti nella mia vita, ma me stessa.
Per tutta l’infanzia e l’adolescenza mi sono guardata ossessivamente allo specchio, cercandomi e trovando solo difetti e carenze anche dove non ce n’erano.
Crescendo ho tentato di esercitare il controllo, un controllo spietato su me stessa che spaziava dall’espressione del mio volto ai più riposti moti interiori e mi sono trasformata in una signorina Rottermeier, una moralista di ferro.
Ma la feroce autocritica non ha ottenuto quasi mai risultati duraturi.
Ho sempre disatteso le aspettative, sono sempre stata una bambina “cattiva” e, nella maggior parte dei casi ho puntualmente deluso la cara Fraulen.
Insomma, per farla breve ho esaurito tutte le possibilità di un tipo 4, ho sbraitato contro le ingiustizie, ho rinunciato inseguendo l’ascesi, ho portato il cilicio, ho sognato a crepapelle, mi sono ribellata, mi sono isolata, ho invidiato a morte tutto e tutti, ho coltivato con cura la fobia sociale e mi sono depressa.
A coronamento delle mie imprese ho finalmente cercato un buon terapeuta e ho capito di essere finita in una sorta di campo di concentramento interiore dal quale volevo e dovevo assolutamente evadere.
Ho imparato a smascherare le leggi del campo e a conoscerle bene per eluderle alla prima occasione. Diciamo pure che i miei tentativi di evasione hanno avuto successo in molto casi.
Adesso so cosa mi manca, non è la bellezza, non è il genio, non sono le ricchezze, non è la speranza di finire in Paradiso a sputare sulla testa dei cattivi, non è l’amore, anche se l’invidia è sempre all’erta (mi conosco e mi sopporto!), ma una casa, uno spazio interiore in cui abitare, l’alternativa al campo di concentramento.
Scrive Alice Miller: non saranno i rapporti con i custodi di una prigione a favorire uno sviluppo vitale. Solo dopo dopo la liberazione il Sé incomincia ad articolarsi, a crescere e a sviluppare la propria creatività. E dove prima c’erano soltanto il temuto senso di vuoto o le temute fantasie grandiose, ecco dischiudersi un’inaspettata ricchezza di vitalità.
Non si tratta di un rimpatrio, perchè non c’era mai stata una patria, ma della scoperta di una patria.
Utente Ospite:AmelièSirenella, ti ringrazio per la comprensione e per le meravigliose parole, mi hai commossa. Dico sul serio! Chiedo scusa per il tono ma ero inca..nera! La mia ferita non si è ancora rimarginata e le tue domande sono le mie, ma non hanno avuto risposte. Perchè quei “tipi” li..non si lasciano attraversare dalle emozioni, fuggono… Ho letto molti tuoi scritti e mi sembri una bella persona, concreta, che non scrive perchè ha letto tanti libri e quindi comunica pensieri non suoi, tu mi sembri vera, viva. Purtoppo io non so ancora dove ho sbagliato…ma infondo che importa…forse come Ameliè nel suo favoloso mondo..ho viaggiato troppo con la fantasia..mi sono innamorata dell’amore..ho lasciato che il mio entusiasmo la mia energia, la mia gioia ricoprissero ogni cosa… Spero di fare il “pic-nic” che mi auguri………nella cesta c’è metà della mia vita! CHE CREPI IL LUPO
Antonio BarbatoCara Amelie, purtroppo i Quattro non si lasciano attraversare dalle emozioni, ma le trattengono ossessivamente, rimuginando soprattutto su quelle che hanno toccato dolorosamente se stessi. Ho parlato, più sopra, della empatia come di una compulsione, non di un dono, e ne sono fermamente convinto, perché è una empatia troppo spesso unidirezionale, troppo fondata sulla capacità di comprendere (perfino meglio dell’altro stesso) quello che l’altro sta provando, ma, allo stesso tempo senza una vera volontà di andare verso l’altro, di capirne il significato profondo. L’empatia in senso positivo del Quattro scatta solo se c’è l’identificazione con l’altro, altrimenti, c’è più spesso il fastidio, una difficoltà ad accettare che anche l’altro possa veramente soffrire. Hai ragione nel dire che è una manifestazione dell’ego del Quattro, ma ti invito a riflettere sul fatto che nessuno ha mai detto che i Quattro sono diversi o migliori degli altri ego-tipi. La prima legge dell’Enneagramma ci dice che tutti sono, nella loro essenza, esattamente uguali, è questo è vero nel bene come nel male. Un ultimo pensiero: non tutte le persone dello stesso tipo sono uguali. Non tutti i Quattro sono uguali, anzi sono tutti diversi fra di loro, e se uno o più di loro ti hanno fatto soffrire non è detto che ciò debba essere vero per un altro Quattro che, ti auguro, potresti incontrare e renderti felice (se questo è ciò che desideri). Sii leale con te stessa e buona fortuna! Il Capitano
Utente Ospite:AmelièCaro Capitano, come tu insegni..”il migliore tra gli enneatipi ha la rogna”, lo so. Mi scuso ancora una volta per aver generalizzato… a rileggermi direi che ero furibonda..e lo ero! Comunque io intendevo dire che il tipo quattro NON E’superiore agli altri.. ma si SENTE tale! Grazie per i chiarimenti e per gli auguri..la felicità è ciò che desidero di più, ma questo desiderio non lo sento strettamente legato all’incontro amoroso…e se mai permetterò ad un uomo di toccare il mio cuore.. stai tranquillo che non proverò neppure lontanamente a scoprire a quale enneatipo appartiene. L’enneagramma mi ha dato le chiavi per guardarmi dentro e questo mi ha fatto capire che devo essere meno rigida e più comprensiva con me ( forse leale???) e con gli altri. Grazie
Marina PieriniEffettivamente Amelie sapere che noi siamo la fonte da cui proviene quello che ci accade, nella maniera in cui ci accade non e’ un cattivo inizio. Ovvio, ci sono cose che ci cadono in testa nostro malgrado, ma noi facciamo la nostra parte, quando reagiamo in un modo piuttosto che in un altro, quando volgiamo lo sguardo verso o contro qualcosa o qualcuno e cosi’ via. Sei arrabbiata, sei anche addolorata. Cominciare a chiederti perche’ TU provi questo dolore, cosa volevi e cosa poteva esserti dato e cosa no, cosa era realta’ e cosa aspettativa ingiustificata…insomma…forse e’ un bene cominciare da TE…e’ sempre un buon inizio, purche’ alla fine di questo viaggio vi sia “l’altro”, vi sia un varco aperto, vi sia il nuovo atteso e accolto con fiducia. Io spero che continuerai a scrivere, ho bisogno di potermi confrontare con chi ha l’umilta’ si…l’umilta’ di esporsi ed essere vulnerabile allo sguardo altrui. Qualcuno in questi giorni mi ha suggerito che l’umiltà e’ una scelta, una azione, piuttosto che uno “stato permanente dell’essere”. In contrapposizione a ciò che umile non è, in contrapposizione all’affermazione del proprio ego forse. Non so se le definizioni bastano a descrivere l’umiltà, a me sembra un concetto abbastanza difficile da srotolare lungo il corso delle parole, ma se l’umiltà e’ un’azione allora offrirsi agli altri, essere vulnerabili e mettersi in gioco per trovare l’altro, per raggiungerlo, per incontrarlo, a me sembra un’azione degna di questa virtù. Forse non tutti siamo veri, ma quando inganniamo, l’unica vittima delle nostre menzogne siamo noi stessi. L’enneagramma ci puo’ aiutare a risvegliarci ai nostri inganni 🙂 e’ uno strumento come altri…usalo con quella lealtà che affermi di voler usare per te stessa, magari succede qualcosa di bello..chi puo’ dirlo? Bacioni.
Utente Ospite:AmelièCara Marina quello che dici mi infonde serenità. Sai non mi sono mai posta il problema di essere umile ma piuttosto, come avrai capito, l’essere vera. Sono una persona poco incline alla menzogna. Nel bene e nel male preferisco la verità. SEMPRE. Voglio soffrire, morire anche, ma per una giusta causa. Il problema sorge quando nonstante tutti questi bei propositi, nonostante tu abbia speso una vita agendo sotto il vessillo della verità, rendendo felici, ma anche ferendo gli altri, tu ti accorga che a te qualche verità l’hai tenuta nascosta. Allora ti senti persa. Si io mi sono persa, e sto cercando di percorrere una strada che mi riporti a me. Tutte le persone che hanno affrontato un esperienza dolorosa come la mia ripetono le stesse cose..RICOMINCIA DA TE. Da sola non si può fare, fa troppo male. Allora ho trovato il coraggio di farmi attraversare dalle emozioni, di tendere le mani, di parlare agli altri del mio dolore. E’ stato come donarne un pezzetto ad ognuno e le mie mani si sono riempite di altre mani, mani vicine, mani lontane. Ma questo non basta a capire dove mi sono persa..la strada che ho percorso fin qui è lunga..e mi chiedo se vale la pena ripercorrerla per ritrovarmi, soprattutto se si è “sbagliato strada” in due mentre a ritroso la percorri da sola. Pensi davvero ne valga la pena? Mi viene pic-nic con la cesta che si apre…..ciao
Utente OspiteCaerissima Amelie, scusa tanto, ci tieni ad essere vera, vuoi soffrire, addirittura morire per una causa…nonostante tu abbia speso una vita sotto il vessillo della verità…ti senti persa (disorientata?), ti vuoi fare attraversare dalle emozioni, ecc..Ma lo sai che tu parli, ragioni e ti esprimi proprio come quei 4 da te tanto criticati? Ci hai mai pensato? In ultimo ti domandi pure se il tuo sforzo valga la pena, proprio un 4, 4 ,4. Spero che questa constatazione non ti offenda troppo, ma non credo visto che cerchi la verità…Baci
Marina PieriniCara Amelie, posso parlarti solo di quanto personalmente mi e’ accaduto e spero che questa testimonianza possa esserti utile per trarre qualche conclusione che sia poi tutta tua, perche’ ovviamente posso intuire dalle tue parole il tipo di sofferenza e smarrimento che provi ma sono colori sfumati viste le circostanze. Io ho amato moltissimo un uomo, al quale ho donato 15 anni della mia vita e sopratutto di quella giovinezza che e’ l’unica ad avere sogni di colori vividi e ancora incontaminati. Perche’ la fiducia dei giovani e’ diversa dalla fiducia amara degli adulti. Fidanzata all’eta’ di 14 anni, c’era lui, solo lui, anche quando le cose andavano male. Lui e le sue promesse. Mi sono incaponita, convinta, asservita ad un amore che era solo il mio. Che voleva credere nel suo e si accontentava delle briciole per sopravvivere. Parole, parole, parole…chilometri, fiumi, nottate, anni spesi a parlare, scavare, approfondire, chiedere, cercare di capire per poi dare, fare, essere. Non posso dire che lui non mi abbia mai amata, il punto e’ che i suoi sentimenti non ci avrebbero condotti dove aveva promesso, in quel luogo in cui ero convinta saremmo andati. Ad un certo punto lui non c’era piu’ e non aveva avuto il coraggio di andarsene. Tutto qui. I miei anni rubati da un infelice che si era smarrito. Io ci vedevo assieme, solidi, innamorati, forti davanti alle avversità, decisi a non lasciarci e non vedevo invece la verità. Ho avuto un figlio, all’eta’ di 19 anni e questo certamente ha rinsaldato in me qualunque convinzione che lui era l’uomo che volevo, l’uomo della mia vita, quello con cui volevo invecchiare. Sono trascorsi 8 anni da quando mi ha lasciata. All’inizio ho creduto di morire, mi sono sentita delusa, tradita, arrabbiata con me stessa, con lui, mi chiedevo cosa avevo sbagliato, cosa non avevo capito, perche’ non avevo meritato qualcosa che lui diceva di volere con me. Ci sono voluti anni, per capire e rivedere come al rallentatore certe situazioni che avrebbero dovuto farmi capire molti anni prima che persona era e che relazione stavamo portando avanti. Per un certo periodo di tempo ho pensato che era lui a non meritarmi, a non meritare l’amore del figlio e la nostra serieta’. Poi, quando ho cominciato davvero a consumare ogni pensiero, ogni emozione, a mandare avanti e indietro il nastro dei ricordi fino allo sfinimento, ho cominciato a non pensare piu’ a lui e nemmeno a quel noi che non era piu’, ma a me, a mio figlio, al futuro, al presente, al sapore che aveva ogni singola cosa che mi ero negata e che non avevo mai provato. Una vita intera da vivere. Quello che era finito non mi privava di conseguenza di quanto ancora non era accaduto. Spettava a me decidere come vivere e cosa sprecare ancora e cosa no. Ho dovuto accettare le mie debolezze, le mie imperfezioni, la mia cecità. Mi dava fastidio guardarmi con sguardo oggettivo. Ho dovuto accettare quello che ormai era perduto e non potevo piu’ riavere: il mio tempo. Ho accettato quello che lui era…..e ho lasciato andare tutto, tutto, veramente. Mi sono aperta con fiducia prima di tutto verso me stessa, mi sono fidata di me, da sola, senza nessuno che mi dicesse cosi’ sei brava e cosi’ no, con curiosità, grinta, ottimismo, certe volte pure un po’ di paura e’ chiaro ma ho accolto il presente ogni giorno con le sue pene e le sue gioie senza correre troppo in la’. Deambulavo nel presente, non potevo correre verso il futuro o fuggire dal passato. Con un figlio da crescere da sola non e’ stato facile, credimi. Lavori precari, solitudine, amicizie da ricostruire che spesso si sgretolavano in rapporti superficiali e ipocriti. Non ho mollato, ho voluto credere in un sentimento che non era piu’ rivolto a qualcuno in particolare ma al fatto che esiste in quanto tale. Non ho “sperato” nell’amore, ma ci ho “creduto” perche’ esiste e io lo so, lo posso percepire, e’ tangibile attorno a me e questa certezza mi ha dato coraggio. L’amore di un uomo non c’entra nulla con l’amore che e’ perche’ esiste in quanto tale. Potevo anche accettare una solitudine senza via d’uscita se non avessi di nuovo incontrato l’amore di un uomo. In caso contrario non lo avrei sprecato, ma una condizione e’ diventata prioritaria per me: non volevo mai piu’ essere cieca. Questa e’ stata l’unica promessa che mi sono fatta. Ho dedicato molto tempo, dolore, paura, angoscia, imbarazzo e fastidio per me stessa nell’esplorazione di questa insopportabile creatura imperfetta che sono. Dire sono imperfetto non equivale a comprenderlo e tantomeno ad accettarlo. Quanto siamo bravi a dirlo, anzi, siamo allenatissimi e tante volte pensiamo che questo basta a farci accettare lo schifo che si prova quando sbagliamo. Io oggi SO di essere imperfetta e mi perdono e posso chiedere perdono per questo senza odiarmi per i miei difetti. Non mi sento indulgente, mi sento piuttosto rinnovata da una compassione che mi mancava. Ho provato compassione. Sono stanca di cercare di essere compresa e stanca di dover comprendere ad ogni costo. Provo compassione per me e per chi come me deve tribolare tutti i giorni lottando con se’ stesso. Ho scoperto una profonda, commovente, un po’ squallida e demode’ e un filino anche retorica se non ci stai attenta…compassione. Ho cominciato a respirare meglio. I polmoni si sono aperti di piu’. I colori piu’ colorati, le cose meno nebulose, la mia strada meno rumorosa e confusa. E che cazz! Molte voci dentro di me hanno smesso di urlare! Un silenzio nuovo e riappacificante che auguro a tutti coloro i quali sono tormentati da dubbi, ansie e domande perpetui. Il silenzio. Il presente. La fiducia in me. La fiducia nell’amore. Una cosa alla volta. La mia vita ha cominciato ad arricchirsi in maniera imprevista e meravigliosa, eppure per ogni cosa sono stata pronta al momento giusto e sento di aver potuto superare via via certi ostacoli perche’ mi sono concessa il lusso di non avere fretta, di imparare tutto quanto potevo e di avere stima di me. Ho alzato gli occhi su quella faccia fastidiosa che avevo e ho trovato nel mio sguardo amore. Ho pianto e mi sono commossa della mia piccolezza ed ho provato compassione per i miei sogni infranti e la mia voglia di vivere. Ho sempre dovuto dimostrare. Oggi io ho stima per me stessa e so che non sempre si puo’ dimostrare o non sempre e’ utile farlo su richiesta altrui e ciò nonostante io sono qualcuno che nessuno mi puo’ togliere e che ancora di piu’ io appartengo a qualcuno che mi ama immensamente e non mi ha mai abbandonata. Ho imparato che si fanno stronzate, che se ne dicono di stronzate, anche a fin di bene, anzi piu’ cerchiamo di essere utili e intelligenti e piu’ a volte ci facciamo la figura dei cretini! Si … ho imparato che a volte si fanno figure di cacca, che a volte scivoliamo sulla nostra stessa popo’ e si sopravvive…ci si puo’ rialzare con un sorriso e dire…azzo sono caduta nella mia stessa cacca e mi rialzo col sorriso ebete, un po’ imbarazzato ma felice di esserci. Devo morire perche’ sono scivolata e puzzo un po’?? Ci riprovo e se voglio ci riprovo ancora e se mi arrendo me ne torno a casa a darmi una ripulita e mi guardo un bel film. Non posso essere quello che gli altri vogliono da me, ma posso essere la cosa migliore che sento giusta per me. Voglio indossare l’abito che mi fa sentire piu’ a mio agio, piu’ vera e sincera e non l’abito migliore di qualita’ e fattura. Non posso vestire panni che non sono i miei. Ma queste sono solo parole che ti portano il rumore di scintille e non la luce. Molto, molto altro ho avuto dalla vita e so che se non avessi speso quei 15 anni in quell’amore folle, inutile e davvero frustrante e quantomai deficiente non avrei potuto permettere al resto di essere quello che e’ stato. Mi fa male, mi fa incazzare a volte, ma lo posso accettare e posso sopravvivere. Posso vivere. Posso sognare ancora. Posso “credere” e non “sperare”. Posso sapere. Ne basta una sola, di cosa da sapere con certezza. Al diavolo chi dice che la saggezza e’ nel dubbio. Io voglio rimanere folle ma con una certezza. Ho trovato la mia e se vuoi saperlo, sono felice. E’ dura tutti i giorni ma sono schifosamente felice, anche quando torno a ripulirmi dalla cacca. Forse conviene lamentarsi perche’ non sta bene dire che si e’ felici, i saggi penseranno che di certo m’e’ sfuggito qualcosa se non soffro nella ricerca perpetua del dubbioso, ma io mi sento piena dell’amore di Dio, piena dell’amore che c’e’ nel mondo e nel quale posso credere e piena dell’amore dei miei cari. Ricomincio con la gratitudine. Mi piace la gratitudine mi disponde in maniera miegliore verso le cose e le persone e anche verso me stessa. Attendo con gratitudine ogni giorno nuovo. Poi in due parole tutto questo si risolve in pochi pensieri e poche sensazioni, credimi. Nessuna fanfara. Nessuna aureola. Nessuna consapevolezza assoluta. Solo che quando si scivola sulla cacca si dice “e ma che schifo però!” e si va avanti. Ti sembra poco, non farne un dramma? A me ha cambiato la vita e anche la morte. Perche’ a tutti e’ stato comunicato che si muore no? Visto che lo sappiamo forse si puo’ usare il tempo che ci resta per godere dei doni normali e saporiti di ogni giornata. Cosa mi sarei persa se avessi speso tutto questo tempo dietro al ricordo di lui? Dietro a quel “voglio lui”? Dietro a quel “non e’ giusto però”? Dietro a quel “rivoglio quello che credevo di avere perche’ me lo merito, anche se era bugia!”. Non ho ancora scoperto il dono della sintesi come vedi 🙂 non mi piace la modestia, non apprezzo l’ottusità, so di sapere quello che so di me stessa e so di non sapere tutto quello che non so. Ci sto. Non e’ un problema. Si puo’ fare e ti assicuro che anche perdere l’amore piu’ grande se sei viva dentro, non riesce a farti morire, perche’ l’amore e’ l’amore a prescindere dalla morte. Non finisce. E’ l’unica cosa che non finisce e in cui puoi contare sempre. Ma questa cosa non te la posso spiegare perche’ non posso insegnarti niente dell’amore. Questo e’ l’unico viaggio che vale la pena vivere ed e’ l’unico viaggio che puoi fare soltanto da sola. Non avere paura Amelie. Non scegliere per paura. Non fermarti per paura. Non arrabbiarti per paura. Scegli per amore, fermati per amore, arrabbiati per amore, vai avanti per amore. Se pensi che non ci sia alcuna differenza ti sbagli. Prova. ogni volta che stai facendo una scelta fatti questa domanda: per cosa, in nome di cosa, sto scegliendo? Se sai scovare la paura camuffata nell’amor proprio, allora riuscirai anche a trovare il vero amore per te, la vera compassione, la vera empatia. Non si vive in stati perpetui di illuminazione, ma come dicevo, sapere che la luce c’e’, perche’ la sie e’ vista a sprazzi, cambia tutto. Cavolo, se cambia. Tutto. Che dici, ne vale la pena?
Utente Ospite:AmelièCara Marina, accidenti se ne vale la pena! Mi hai delineato in maniera netta, perfetta il percorso che mi aspetta, un pò come vedere che alla fine del tunnel la luce splende ancora. Purtroppo io sono all’inizio del sentiero, intrappolata nel presente. NON POSSO guardare indietro e NON VOGLIO guardare avanti. Ho un equilibrio quotidiano dal quale temo di uscire. La PAURA, quanto male ci da e ci fa commettere, sto cercando di affrontarla..soprattutto quella della solitudine. Comunque io non voglio dimenticare ma solo superare questo momento di dolore perchè il passato è la mia vita e lo porterò con me anche nel futuro. Mi credi se ti dico che ho paura di dimenticare? In tutti questi anni anche se cieca io c’ero, con tutta me stessa, e voglio tenere tutto dentro il cuore per sempre finchè avrò respiro. GRAZIE DI CUORE DI AVERMI APERTO LE PORTE DEL TUO
Utente Ospite:AmelièCaro/a utente ospite hai ragione! Ma questo è normale se consideri che il mio enneatipo è l’UNO. Purtroppo quando non sono “in forma smagliante” entro nel “fantastico mondo dei QUATTRO” haimè..Comunque mi scuso di aver “usurpato” il vostro forum senza avere i requisiti richiesti..che abominio (scherzo). Mi limiterò a leggervi nel tempo libero (spero di averne) così farò compagnia alla locusta che per lo sdegno si è stanata… Ringrazio chi ha contribuito ai km di parole spese per me, mi avete infuso speranza, mi avete fatto piangere e sorridere…dal “meraviglioso mondo di Ameliè” è tutto…UN ABBRACCIO…AMELIE’
Antonio BarbatoE’ l’effetto principale della nostra Ferita Originaria, qualcosa che ci spinge contemporaneamente a sperare in qualcosa di ideale e, contemporaneamente, a diffidare di quello che teniamo troppo vicino. Io credo che noi Quattro sottoponiamo a test costanti le persone a noi vicine e siamo tanto pronti ad idealizzare quanto a distruggere, a spaccare logicamente il capello in quattro (guarda un po!) ed allo stesso tempo a farci prendere con estremo piacere da un improvviso impeto emozionale. Direi che, fondamentalmente, speriamo sempre che i nostri slanci del cuore possano farci riavere l’amore che sentiamo di avere, in un tempo imprecisato, perso!
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