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I Sette in psicoterapia- Prima parte

I Sette in psicoterapia- Prima parte

di Carolyn Bartlett

Traduzione di Antonio Barbato

Modo di presentarsi in terapia

· I Clienti Sette possono sembrare curiosi ed interessati, spesso minimizzano il loro dolore reale e le loro difficoltà.

· Possono essere attraenti ed autoreferenziali; possono far apparire in modo positivo il loro ruolo in un problema.

· Possono proiettare un’aria di superiorità riguardante il modo in cui vivono.

· Possono usare parole positive come favoloso, fantastico, meraviglioso, il massimo, in un modo eccessivo, esagerato.

· Molti Sette, inizialmente, cominciano una terapia come parte di una coppia o di una famiglia; possono comprendere mentalmente il loro problema e quindi “fuggire in uno stato di benessere” per evitare di dovere affrontare un reale cambiamento.

· Occasionalmente possono tentare una terapia individuale per modificare delle abitudini dolorose di una relazione o per risolvere un trauma infantile.

· Possono essere critici e polemici se si sentono limitati o vincolati strettamente da una serie di domande.

· Possono sviluppare una tendenza ad abusare di eccitanti se il loro bisogno di avere illimitate opzioni positive, è frustrato dal dolore e dalle difficoltà. I Sette possono essere aggressivi mentre razionalizzano le loro inclinazioni, facendo apparire le preoccupazioni delle altre persone come un loro problema. Diventare sobri e percepire il dolore che hanno cercato di curare, talvolta è una fase che precede l’avvio di una psicoterapia.

I Sette evoluti hanno una percezione gioiosa ed entusiastica della vita, sono attratti dalla bellezza ed hanno una grande percezione delle possibilità. Danno valore agli altri e sono persone tolleranti ed accoglienti in modo inusuale.

Se, tuttavia, sono intrappolati in abitudini insane, i Sette dubitano di se stessi, diventano ansiosi e cercano di tenere sotto controllo le loro paure, concentrandosi ossessivamente sui propri interessi e sui piani riguardanti piaceri futuri. Vedono gli altri come delle narcisistiche estensioni di se stessi, una audience o dei compagni di avventura. Se gli altri, tuttavia, limitano i Sette, vengono visti come fattori irritativi.

Il tipo di attenzione del Sette si concentra su scenari futuri positivi. Essi hanno una energia mentale molto veloce che li aiuta nel collegare le idee e nell’avere una visione d’insieme. Coinvolgono, facilmente gli altri con il loro attivo, affascinante, amichevole stile relazionale. La cultura americana amplifica il personaggio del Sette con dei messaggi che sottolineano il restare giovani, il divertirsi e il rifiutare limiti. L’idea che fare shopping sia patriottico, per esempio, razionalizza la dipendenza ed incoraggia le persone a trovare degli espedienti per controllare il loro dolore.

Esperienze infantili e difese da adulti.

I Sette hanno una natura implicitamente gioiosa e vivono nel momento, piacevole o spiacevole. Da bambini, tuttavia, hanno avuto paura che non potevano far conto sugli altri, per avere l’attenzione di cui avevano bisogno. I bambini Sette imparano presto a creare delle compensazioni a qualsiasi limite ambientale, usando la loro abbondante creatività per immaginare avventure e architettare un modo felice di vedere la vita.

Essi imparano, anche, a non essere in contatto col dolore: “Quando ero un ragazzo, mio padre lavorava per una delle principali compagnie petrolifere e noi dovevamo traslocare abbastanza frequentemente. Mi sono fatto, facilmente, molti amici, ma ho sempre avuto un VERO MIGLIORE amico. Tuttavia sapevo che saremmo cresciuti e che avrei dovuto trasferirmi. Era terribile. Ma, mia madre (altro Sette) era sempre svelta nel sottolineare che io mi sarei fatta dei nuovi amici nella nuova città. Lei mi incoraggiava a pianificare e a guardare avanti nel futuro. Ricordo, in particolare, un pomeriggio. Mia madre era allegrissima perché era appena venuta a sapere che saremmo stati trasferiti da una piccola città dell’Oklahoma a New Orleans. IO AMAVO i miei vicini di campagna, noi avevamo dato dei nomi a tutte le colline, a tutti gli stagni e ci divertivamo moltissimo nel dare la caccia a dei rospi cornuti e nell’andare in bici. Ma mia madre ci fece prendere per mano e fare un girotondo cantando ‘Ci stiamo trasferendo a New Orleans!’. Tutto quello che percepivo era, invece, paura ed un senso di vuoto.

Penso che dopo alcuni trasferimenti, un’altra tendenza si manifestò in me. Una volta che venivo a conoscenza che il trasferimento era prossimo, io cominciavo a separarmi dal mio migliore amico e da quella città, per potere evitare di sentire il dolore al pieno della forza.

Faccio questo, qualche volta, anche oggi. Quando sento che una relazione sta finendo, comincio a disconnettermi in anticipo rispetto alla fine reale. Questo mi aiuta ad evitare il dolore. Guardo avanti a cosa sarà la mia prossima relazione ed immagino quanto essa sarà bella”.

Questa tendenza ad avere in mente un mucchio di divertimenti futuri è un’espressione di quello che i libri dell’Enneagramma chiamano “ghiottoneria”, un modo col quale i Sette fuggono dal loro dolore attraverso l’appetito fisico e mentale: “Sono consapevole che fin da piccolo, ho avuto una particolare percezione che i miei desideri non sarebbero stati soddisfatti dagli altri, di conseguenza ho deciso di soddisfarli da me stesso. Per evitare di sentire dolore, devo mantenere la mia attenzione e la mia energia su opzioni o su possibilità gradevoli”. I Sette, spesso, ricordano di essere stati il “clown” della famiglia, con l’incarico di tenere gli altri “felici e contenti”. Possono, successivamente, continuare a replicare questo ruolo nella loro vita da adulti.

Quando parlano della loro infanzia e dell’esperienza familiare, i Sette minimizzano spesso l’impatto che l’autorità ha avuto su di loro. Possono anche trasformare ricordi difficili in modo positivo: “Certo, i miei genitori litigavano un po’, bevevano anche, ma questo è ciò che mi ha aiutato a diventare una persona indipendente e di successo”. I Sette sono delle persone paurose che non si esprimono in modo pauroso.

La tipica preoccupazione del Sette di avere opzioni illimitate viene proiettata mediante il meccanismo di difesa della razionalizzazione, che permette ai Sette di dare delle motivazioni accettabili o positive a pensieri, emozioni o comportamenti che hanno in realtà degli altri motivi non riconosciuti. Razionalizzare significa anche, inconsciamente, giustificare: “Il mio primo matrimonio era ‘open’. Tutte le buone ragioni per giustificare questo sembravano ovvie. Dicevo a me stessa che quest’apertura era il solo modo in cui vivere. Bevendo da questa tazza di vino e sentendo che c’era un’altra tazza pronta a soddisfare un altro desiderio, mi faceva sentire come se non ci fossero limiti.

Questa razionalizzazione funzionò fino a quando non mi resi conto della futilità di essa; mio marito era molto attratto da un’altra donna, che era la mia migliore amica, ed io ero innamorata di due uomini. Non potevo avere quello che volevo con nessuno di essi. Avevo paura di restare sola. Mi resi conto che la più grande avventura è di provare, in realtà, la profondità di una relazione e che ciò significava impegnarsi”.

Che cosa porta i Sette in terapia.

I sette che inizialmente vanno in terapia per un lavoro di coppia, talvolta possono restare per un lavoro individuale, anche se il terapeuta potrebbe dover convincere il Sette che lui è competente e che la terapia può migliorargli la vita. Un Sette disse: “Io mi presento con un atteggiamento del tipo ‘Sto qui ma non ho alcun tipo di problema’”.

I Sette, spesso, si presentano ai terapeuti con un atteggiamento di distaccata curiosità, perfino quando le loro condizioni sono difficili: “Ero totalmente incapace di tenere i piedi a terra. Avevo attacchi di panico ed ansia. Ero sposata ad un alcolista ed impaurita. Partecipai ad una classe condotta da un terapeuta che praticava l’analisi transazionale. Era interessante; continuai partecipando ad alcune sessioni individuali”. Un altro Sette aggiunge: “Andai in terapia perché stavo frequentando un corso di formazione per il counseling e volevo imparare qualcosa sulla terapia. Interessante: ora, quando ci penso, mi rendo conto che il mio matrimonio stava andando a pezzi e che io ero addolorata”.

I Sette possono anche entrare in terapia per evitare il dolore: “Entrai in terapia perché sentivo dolore riguardo ad una relazione, sperando che la terapia potesse aiutarmi a sentirmi meglio”. Perfino gli impulsi al suicidio possono derivare dalla stessa motivazione: “Quando ho provato per la prima volta una vera depressione non volevo alzarmi o vestirmi, per tre mesi non mi interessò nulla. Avevo pensieri tendenti al suicidio e tuttavia li percepivo come un modo per evitare il dolore. Se un Sette si suicida, probabilmente avrà preso istintivamente questa decisione”.

Alcuni Sette devono sentirsi profondamente a disagio per poter penetrare nella cortina del loro rifiuto: “Era il peggior mese della mia vita. Mia figlia era studentessa alla Columbine High School nel giorno del famoso massacro. La mia relazione era finita, finanziariamente ero nel caos, la mia migliore amica aveva tentato il suicidio, non c’era modo per fuggire. Cominciai ad avere degli attacchi di panico e, finalmente, incominciai ad ammettere quanto male andassero le cose. Presi appuntamenti con diversi terapeuti per avere il loro aiuto e conoscere la loro prospettiva”. Diversi Sette riferiscono che cominciarono una terapia prendendo appuntamento con vari e numerosi terapeuti, qualcosa che non ho notato fare ad altri tipi.

Per i Sette la terapia è un posto in cui esprimere parti di se stesso che non combaciano con la loro immagine solare:

· “Noi siamo molto bravi nel tirar su gli altri, così quando siamo noi ad andare dagli altri per farci tirar su, ci buttano giù”.

· “E’ il mio lavoro stare ‘su’. Uno non vuole annoiare i propri amici quando non sta su. Essere felici è un grosso sforzo. Così andai da un terapeuta per parlare del lato depresso”.

Che cosa non funziona.

I Sette raccontano numerose storie sul modo in cui la terapia è fallita con loro. Alcuni riferiscono che le loro difese impedirono realmente ai terapeuti di vedere il sottostante strato di dolore e difficoltà. I Sette possono diffondere la loro idea che gli altri restano, senza alcuna necessità, sul lato negativo delle cose. Desiderando soltanto buone notizie, possono essere arrabbiati e scioccati verso dei feedback sgradevoli. Venire confrontati può far sentire un Sette in trappola ed essi possono essere molto svelti nello “sparare al portatore di cattive notizie”. Persone significative e perfino dei terapeuti, possono inconsciamente evitare di far dispiacere ai Sette, offrendo loro soltanto dei feedback positivi, che il Sette accetta troppo facilmente.

Quanto i Sette percepiscono che i terapeuti non comprendono i loro reali problemi, possono adottare un atteggiamento di superiorità mentale: “Io vorrei che gli psicoterapeuti capissero che la mia mente lavora più rapidamente delle loro”. Questo atteggiamento può tenere a distanza il terapeuta che può, a sua volta, allontanarsi dal cliente. Molti fallimenti riferiti sembrano riguardare simili dinamiche di transfert/controtransfert.

Se un terapeuta comincia a sentirsi divertito dalla gradevole personalità di un cliente Sette, sarebbe saggio essere sospettosi: “Io avevo l’abitudine di andare alla terapia matrimoniale e compiacere il terapeuta. Poi pensavo, ‘Questo è stupido, io sto pagando per questo e mento’. Pensavo, inoltre, che i terapeuti dovevano essere più intelligenti. Gli avevo dato troppo credito ed ero infastidito. Era come un gioco”.

Diversi Sette descrivono degli approcci terapeutici che ben si adattavano alle loro abituali difese mentali. Anche se possono essere di aiuto nella risoluzione di alcuni sintomi, questi trattamenti non rendono chiari i sentimenti sottostanti ed impediscono un cambiamento più radicale:

· “Nel lavoro di coppia, il terapeuta aveva l’abitudine di aiutarmi nel comprendere l’intenzione

positiva nel comportamento del mio partner. Questo mi aiutava a comprendere come anche io ero responsabile e che c’erano cose che potevo cambiare, il che era una buona cosa.

“Tuttavia, imparare ad applicare l’Enneagramma e a riformulare la situazione concorrevano ad accrescere le mie chances di creare un’interpretazione positiva. Era tutto mentale ed io potevo superarlo facilmente. La terapia mi aiutava soltanto nel restare più a lungo nella relazione. Io avevo bisogno di uscire fuori dalle mie strategie mentali e dal mio atteggiamento del riformulare tutto in modo positivo per sapere quello che realmente provavo”.

· “Noi facemmo del lavoro di coppia ed un lavoro individuale con un terapeuta usando la

NPL. Ciò aiutò a risolvere alcuni sintomi che stavo avendo, ma sentivo che restavo in superficie, non confrontandomi con nessuno dei miei sentimenti. Eravamo ambedue fortemente dipendenti dalla droga, lei era un’alcolista ed io ero co-dipendente, ambedue fumavano erba continuamente. Lui non ci fece mai nessuna di queste domande”.

· “Avevo bisogno di un approccio sistemico per comprendere il quadro più in generale, un

approccio puramente psicodinamico non funzionava, gli insight, da soli, non erano in grado di farmi avere un cambiamento”.

D’altro canto, può essere controproducente per i terapeuti, confrontare i sentimenti dei loro clienti Sette in maniera troppo aggressiva: “Partecipai ad un gruppo mediante il centro di counseling dell’Università. Mi resi conto che il loro compito era di smantellare le mie difese. Dicevo a me stessa ‘Ho speso 23 anni nel costruirle, non voglio rinunciare ad esse ora’. Uscii da quel gruppo”. Questa persona si stava riferendo ad un “T-Group”, (Terapy group, n.d.T.) che furono per un breve periodo, molto popolari negli anni ’60, che mettevano l’enfasi sul creare un’atmosfera di fiducia nel gruppo. I Sette vogliono che i terapeuti ricordino: “Paura e dolore sembrano infiniti se io mi permetto di percepirli”.

Qualsiasi tipo di approccio percepito come autoritario, assoluto o troppo impositivo, è sicuramente destinato all’insuccesso: “L’approccio comportamentale da terapeuta, non faceva per me. Mi sembrava come se mi venisse detto cosa fare”. Un altro Sette raccontò questa storia: “La prima volta che andai in terapia fu perché lo volle mia moglie. Il terapeuta mi chiese perché fossi lì e mi disse ‘Se sei venuto qui, devi avere avuto degli obiettivi’. Poi mi offrì la sua ipotesi, cioè che avevo problemi con mio padre. Ripensandoci, probabilmente era vero, ma io non volevo affrontare quel problema, specialmente con quel terapeuta. Poi lui cominciò ad insegnarmi come voleva che io esprimessi questa rabbia. Non ci sono mai più ritornato”.

I terapeuti possono avere un migliore successo con i Sette se essi comprendono come questi clienti appaiono quando sono sulla difensiva:

· “Io ritengo che gli psicoterapeuti e i counselors, abbiano bisogno di comprendere che

quando un Sette dice che tutto è grande, può essere il modo in cui il Sette desidera credere, piuttosto che la maniera in cui, lui o lei, veramente sente. Dato che i Sette, probabilmente, non hanno idea di come si sentono. Da Sette, io ho bisogno di aiuto per poter entrare in contatto con i miei sentimenti”.

· “Avere un’immagine idealizzata nutre la mia tendenza ad evitare il conflitto. Io voglio

soltanto stare nel quadro più generale”. I Sette dicono che hanno bisogno che i loro terapeuti gli permettano di sentire un controllo adeguato, ma che essi definiscano e comprendano quello che bisogna cambiare.

Il terapeuta che si sta confrontando con le difese dei Sette, ha bisogno di evitare che essi si sentano intrappolati, poiché questo può provocare una reazione controproducente: “Io tendo sempre a resistere ogni qualvolta mi si trascina giù verso il mondo reale”. Un altro Sette disse: “Quando il mio charme non ha successo, posso anche arrabbiarmi perché mi sento ‘incompreso’. Se stai mettendo in dubbio la mia auto-immagine positiva, chiaramente non mi stai comprendendo”.

Come i Due, i Sette frequentemente fanno menzione di una relazione duplice con i loro terapeuti. Spesso idealizzano il terapeuta e, qualche volta, egli non rispetta i limiti della terapia, forse in risposta a quest’atteggiamento. Un cliente Sette pubblicò il libro del suo terapeuta; un altro si associò ad un club insieme al suo terapeuta. Diversi Sette spiegano come e perché questo accade:

· “Con i terapeuti, io, cerco sempre di sottolineare quello che abbiamo in comune. Questo ci rende uguali e quindi mi sento più sicuro”.

· “Sto cercando di piacere, io voglio amici, molti amici. Non posso credere che ti piaccia, se tu non sei mio amico”.

· “I Sette hanno paura dell’autorità. Quindi gli amici sono più sicuri dei terapeuti”:

Molti Sette, parlano dei limiti confusi, con un po’ di preoccupazione, anche se essi non stavano progettando di ritornare dal loro amico terapeuta per un’ulteriore terapia. Anche se il cliente Sette ha bisogno che la sua difesa sia rispettata, stabilire dei buoni limiti terapeutici è cruciale: “Ho sempre cercato di rendermi amica la mia terapeuta, lei ha sempre imposto dei limiti meravigliosi. Se lei avesse potuto diventare mia amica, non sarebbe stata di grande aiuto per me. Tuttavia, ha aiutato il suo essere amichevole e sapere che le avrebbe fatto piacere essere mia amica”.

Che cosa funziona veramente.

Con le giuste condizioni, può essere facile superare la difesa di un Sette: “Entrai in terapia con un’attitudine difensiva intellettuale, apparendo in modo gradevole e su di tono, vedendo il lato solare della vita. Dicevo a me stesso: ‘Sono qui, ma non ho veramente bisogno di essere qui’. È stato di aiuto che il terapeuta ha messo in dubbio questa attitudine, dicendo semplicemente: ‘Non hai bisogno di stare in terapia se non lo vuoi'”. I Sette hanno anche questo consiglio per i terapeuti: “La cosa fondamentale è di riconoscere quello che stiamo mascherando, farci vedere la verità e darci delle informazioni. Calma la nostra ansia e da un riconoscimento alla forza del nostro funzionamento mentale”.

Riformulazione.

I Sette usano la riformulazione per evitare le difficoltà ed anche per fronteggiarle. Un Sette disse: “Voglio un terapeuta che mi tratti come un suo uguale e che sia vero. Qualcuno che abbia molta esperienza e possa riformulare qualunque cosa dolorosa che io possa scoprire”. Diversi clienti Sette, danno suggerimenti sul come fronteggiare una riformulazione difensiva: “Riformuliamo di nuovo. Diteci ‘C’è molto che non stai vedendo, pensa a tutte le esperienze interessanti che tu hai perso, quando hai evitato la tua profondità interiore'”. O ricordate loro che: “Altre persone sperimentano i loro sentimenti negativi e trovano un grande valore”. Essi raccomandano, inoltre, che i terapeuti aiutino i loro clienti Sette, facendo notare qualsiasi tipo di schema nella loro storia che li abbia condotti ad accumulare delle perdite: “Fate un inventario della storia delle relazioni di un Sette. Chiedete loro ‘Quali perdite si sono prodotte a causa del tuo concentrarsi esclusivamente sul lato positivo?'”

I Sette dicono che quando una seduta diventa emozionalmente difficile, il loro impegno a stare presenti può venire meno. Essi possono, inoltre, cominciare a razionalizzare o a discutere sul valore del restare con quel materiale difficile: “Io tendo veramente a rifiutare argomenti seri, a vedere il bicchiere come mezzo pieno, questo mi impedisce di comprendere il mio dolore”. Un Sette potrebbe raccontare una storia che riformula in modo positivo il loro ruolo in un problema o perfino riformulare la loro riformulazione: “Riformulare è sia una maledizione che una benedizione, è una forma di negazione, ma anche una forma di rivelazione. Posso vedere le cose in molti modi diversi”.

I Sette raccomandano che i terapeuti li aiutino nel rendersi conto del quando e del che cosa essi stanno evitando. Un Sette ha suggerito una tecnica di “confusione” per contrastare la sua piacevolezza e la sua tendenza a razionalizzare: “Sottolineami le discrepanze in quello che sto dicendo. Dimmi qualcosa del tipo ‘Sono confuso, tu hai detto questo, ma hai detto anche quest’altro, puoi aiutarmi nel comprendere?'” Un altro Sette disse: “Confronta la mia tendenza a fare la trottola e tienimi fermo. Potresti cominciare a chiedermi quali siano le mie motivazioni e i miei sentimenti del momento “.

Altri Sette suggeriscono di esplorare perché è così importante per loro essere così flessibili ed avere molte scelte. La terapia può fornire un’opportunità per giungere vicino alla loro paura di essere limitati. Il terapeuta potrebbe porre domande del tipo “Che cosa accade se ti senti limitato? In che modo ti senti? Hai mai provato questo prima?”

Problemi più profondi e dolore possono emergere.

È anche di aiuto enfatizzare l’uguaglianza ed il lavoro di team nella relazione di terapia:

· “Fammi vedere la relazione come se ‘stessimo lavorando insieme'”.

· “Trattala come un gioco che stiamo facendo insieme, come risolvere un puzzle o un enigma”.

Destrutturare lo charme.

Essere in terapia provoca ansietà ed è utile ricordare che il Sette è un tipo della paura, poiché maschera la paura con la gradevolezza. Alcuni Sette hanno offerto i seguenti pensieri per aiutare i terapeuti a comprendere e a sciogliere la loro resistenza:

· “La gradevolezza è sempre la mia prima difesa, il terapeuta deve richiamarmi su di essa, senza mettermi in imbarazzo. Una buona cosa da dire potrebbe essere: ‘Hai bisogno di uscire a prendere un po’ d’aria? Hai bisogno di fare una pausa?'”.

· “Sottolineate che c’è sempre una scelta da prendere, ogni qualvolta viene messo in atto un diversivo. Quale direzione porta lontano dal dolore? Quale direzione porta verso il dolore? Sottolineate che è una scelta. Se essi scelgono di andare verso il loro dolore, chiedetegli che cosa significhi per loro essere vicini a quella percezione.

Una donna ricordava, con queste parole, un terapeuta che usava l’Analisi Transazionale: “Quando stavo usando la difesa della gradevolezza, il terapeuta avrebbe dovuto dirmi: “Tu hai, all’interno di te stessa, un piccolo bambino meraviglioso”. Lei avrebbe dovuto riconoscere la mia difesa, senza criticarla, e poi condurmi, gentilmente, indietro verso i miei sentimenti più tristi. Io avevo bisogno di lei per poter visualizzare sia il bambino felice, sia i sentimenti tristi, per potermi permettere di averli entrambi. Io ho un grande critico interiore. Dopo che mi sarei sentito abbastanza sicuro con lei, poteva diventare come un “buon” genitore. Il terapeuta ha bisogno di riconoscere tutti i pezzi di un Sette, in modo tale che essi possono imparare ad accettare se stessi”.

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Carolyn Bartlett è psicoterapeuta a Ft. Collins, CO. E’ l’autrice di The Enneagram Fiels Guide, pubblicato da Enneagram Consortium. Il suo sito web è: http://www.insightforchange.com

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