Uno scambio di idee
Fra Jack Labanauskas e Antonio Barbato
Un dialogo
Questo scambio di idee ha avuto luogo nel corso di diverse conversazioni e scambi di e-mail. Il suo oggetto è l’Enneagramma, le sue applicazioni, i suoi sistemi e scuole di pensiero. La parte che state leggendo deve essere considerata come un dialogo fra Antonio Barbato, presidente dell’Associazione Italiana Studi Enneagramma, che ha pubblicato numerosi articoli sull’EM, e Jack Labanauskas, editore e direttore dello Enneagram Monthly. E’ una conversazione che vorremmo espandere ed allargare a quante più persone. Siamo, altresì, curiosi di vedere dove essa ci condurrà.
I lettori possono intervenire su uno qualsiasi dei punti trattati, facendo commenti o ponendo domande. Non ci sono regole o limitazioni. Si possono fare domande, opinare su una qualsiasi informazione, o cominciare un nuovo argomento. Basta spedire il vostro contributo all’indirizzo e-mail dell’ASS.I.S.E. o a quello dello EM, ed esso sarà aggiunto al serbatoio di materiale dal quale saranno estratte le successive puntate. Il nostro scopo è, in un certo senso, simile a quello di creare un “thread” su un forum, solo un po’ meglio organizzato e, se necessario, corretto nella parte lessicale.
Antonio: In qualità di editore dello EM hai occupato, negli ultimi undici anni, un posto di prima fila ed hai potuto osservare da vicino gli sviluppi del sistema. Quale è, secondo te, l’attuale status del mondo dell’Enneagramma?
Jack: La risposta dipende da ciò che intendiamo col termine Enneagramma. Per i lettori dell’Enneagram Monthly il termine abitualmente significa “l’Enneagramma della Personalità” a differenza dello “Enneagramma di Processo”, che è il modo col quale Anthony Blake, John Bennett ed altri allievi della Quarta Via o di Gurdijeff, lo intendono. Poi abbiamo gli Aricani, che seguono gli insegnamenti di Oscar Ichazo ed usano una varietà di diversi Enneagrammi come parti di un più ampio sistema di pensiero, o gli allievi della Ridhwan School, che seguono l’approccio denominato del “Cuore del Diamante”, insegnato da Hameed Alì (anche noto come A.H.Almaas). In questa discussione, tuttavia, mi riferirò solo all’Enneagramma messo in connessione col tipo di personalità, alle Passioni, alle Virtù, alla Ferita Originaria, ai Meccanismi di Difesa, agli Alibi dell’ego e così via. Questo non significa che questa scelta sia preferibile o che indichi un miglior modo di utilizzo dell’Enneagramma, ma è, piuttosto, una indicazione della ricchezza che questo simbolo offre e della ampiezza delle sue applicazioni.
Antonio: Si può affermare che un approccio da migliori risultati rispetto ad un altro?
Jack: Io preferisco dar credito alla qualità di un approccio piuttosto che scegliere uno specifico sistema. In primo luogo esiste una reciprocità fra l’ammontare di sforzo e di pensiero speso su un argomento e l’ammontare di informazioni utili che se ne possono ricavare. Non c’è, ovviamente, una diretta correlazione, poiché andare in una direzione sbagliata con energia e vigore può solo condurci più lontano da dove abbiamo, invece, bisogno di andare. Siamo così costretti a risolvere il compito di mantenere un buon equilibrio fra l’uso delle nostre capacità di discriminazione, per capire dove stiamo andando, e l’utilizzo della intelligenza e della energia sufficienti per andare nella giusta direzione. Inoltre, in merito alla scelta dell’approccio, io suggerirei che al posto di affidarci a quella che sembra la più prestigiosa, faremmo meglio a scegliere quella che meglio si adatta ed è accessibile alla nostra natura. Paragonerei questo processo all’errore che si può commettere negli USA, volendo mandare per ragioni di colore della pelle, genere sessuale o affiliazione politica gli studenti alle università, senza tener conto del loro stato interiore. Uno studente con un basso punteggio al SAT (cioè al Test di Valutazione Scolastica, non ai seminari con lo stesso acronimo), difficilmente trarrà giovamento dall’essere stato ammesso ad una scuola di elite in cui dovrà fare grandi sforzi, restare indietro e forse, in ultimo, ritirarsi. Lo stesso studente potrebbe far molto meglio in un ambiente o in un campo accademico a lui più appropriato. Scegliere il giusto approccio ai nostri bisogni tenendo conto del punto in cui siamo, è forse il meglio che possiamo fare per noi stessi.
Antonio: L’abitudine a considerare il proprio modo di pensare come la migliore applicazione possibile e a disprezzare gli altri utilizzi è, tuttavia, sorprendentemente diffusa. Questa tendenza è particolarmente evidente nelle competizioni che si verificano all’interno dello stesso sistema. Così, ad esempio, vediamo persone che usano l’Enneagramma delle Personalità per la crescita spirituale storcere la bocca se un terapeuta della coppia lo applica ai suoi clienti…………………
Jack: Questo si verifica quando le persone assimilano solo qualche informazione e presumono di avere compreso l’intero quadro. Come un qualsiasi buon strumento, l’Enneagramma ha la complessità di potere essere utilizzato in più di un contesto. Certamente le persone orientate ai sistemi multi applicativi possono tracciare, con impressionante abilità, il probabile corso degli eventi se usano la loro comprensione delle dinamiche naturali del movimento dell’energia. I cinesi hanno usato un metodo simile, la teoria dei Cinque Elementi, con grande successo per migliaia di anni, applicandolo alla medicina, all’agricoltura e alle interazioni umane. I Cinque Elementi, o meglio, le proprietà dell’essere e del movimento, che includono il fuoco, la terra, il metallo, l’acqua e il legno, erano delle metafore per rappresentare le caratteristiche e le disposizioni dell’amaro/isterico, del dolce/indulgente, del piccante/malinconico, del salato/pauroso e dell’acido/iroso, che interagivano secondo modalità precise e prevedibili in modo affidabile. In modo analogo l’Enneagramma delle Personalità, in mani abili, è stato un meraviglioso e potente strumento quando è stato usato in campo terapeutico, negli affari, nel campo educativo, per la crescita personale ed in innumerevoli altri settori che possono trarre beneficio da una più profonda comprensione delle nostre nature. Un vecchio proverbio indiano usa la candela come simbolo di qualcosa che risponde simultaneamente a più di uno scopo, fornendo luce, calore e profumo. Anche se usiamo la candela solo per uno scopo, gli altri sono a nostra disposizione. L’Enneagramma opera in modo analogo. A prescindere dall’uso che ne facciamo, gli altri aspetti sono sempre intrinsecamente presenti. Ecco perché non ha molto significato discutere di quale sia il “migliore” o “più appropriato” o “sacrilego” o “peggiore” fra gli usi dell’Enneagramma. Il fautore del libero arbitrio dentro di me si offende nel pensare che la conoscenza, qualsiasi conoscenza, possa essere inappropriata. Se ne può abusare? Certo. Tuttavia, affermare che una maniera di utilizzo dell’Enneagramma è superiore ad un’altra è problematica nella sua logica. Sarebbe come definire qualcosa buona o cattiva, grande o piccola, giusta o sbagliata, senza prima specificare: paragonata a che cosa?
Antonio: Dove pensi che stia andando oggi il mondo dell’Enneagramma? Intravedi una tendenza, un trend o qualche cambiamento di rotta nella “evoluzione” dell’enneagramma?
Jack: E’ difficile dire dove stia andando l’Enneagramma. Nel buddismo si usa l’espressione “reciproca affermazione” che può suggerire una risposta a questa domanda. L’idea è che nello stesso istante in cui una cosa giunge ad essere, essa contiene già ed in uguale misura il seme della sua distruzione, cosicché il momento del concepimento è anche quello dell’inizio della decomposizione. Io ritengo che questa sia sempre stata la regola nel mondo relativo dei fenomeni. Ogni oggetto, tratto, tendenza, reca con sé un uguale ma opposto effetto o reazione. Lo yin e lo yang, o la legge delle polarità, determinano ogni cosa, buone (o cattive) intenzioni comprese. Potrei così congetturare che per ogni abuso del sistema ci sarà una applicazione positiva di pari intensità e vice versa. Secondo il mio punto di vista, il mondo è equamente diviso in termini di buono e cattivo. Ambedue queste manifestazioni stanno “cuocendo” in permutazioni senza fine, ma nel complesso, sono sempre in perfetto equilibrio. Forse se diventassimo illuminati, o liberi, potremmo saltare fuori da quella “pentola”. Mi chiedo, tuttavia, come ciò potrebbe accadere. Purificheremo la nostra consapevolezza in modo incrementale, mediante un processo discriminativo, la pratica e lo sforzo, fino a quando, d’improvviso, la benda ci cadrà dagli occhi e tutto sarà chiaro? Oppure, siamo già pronti e non ce ne accorgiamo semplicemente perché siamo troppo impegnati nel distrarci in qualche modo? Forse potremo perfino avere la consapevolezza che è giusto stare nella “pentola”, perché siamo noi la “pentola, la zuppa e la cottura”, ed infine rilassarci e goderci le “bolle”. Io divago, tuttavia, e questo non è ciò di cui tu stavi parlando.
Antonio: Si, quello che dici è sicuramente interessante, ma più che un discorso relativo alle prospettive “astratte” dell’Enneagramma come simbolo, volevo sapere dove credi che stia andando il movimento dell’Enneagramma delle Personalità. Quali possono essere le nuove tendenze che si stanno affacciando sulla scena, paragonate a quelle vecchie.
Jack: Credo che la comunità dell’Enneagramma delle Personalità si stia muovendo verso una prevedibile direzione ad un’adeguata velocità. Gli euforici anni settanta, nei quali migliaia di “cercatori” si slanciavano verso gli scaffali dei supermarket della New Age avidi di riempire i loro panieri, sono finiti. La “ricerca” di qualcosa era per la generazione del baby boom, alla quale appartengo, un interesse principale. Qualsiasi nuova cosa immaginabile che appariva veniva accolta immediatamente con molta curiosità ed entusiasmo. “Trova te stesso” erano le parole chiave e nuove scuole di pensiero venivano fuori come funghi dopo un acquazzone, affiancandosi alle vecchie e onorabili tradizioni che venivano veicolate ad una nuova audience. Guru, droghe, ideologie e sistemi, fra i quali l’Enneagramma, fiorivano. I primi libri di Don Riso ed Helen Palmer alla fine degli anni ottanta destarono scalpore e vendettero centinaia di migliaia di copie. Da allora sono apparsi più di cento libri sull’argomento, diverse scuole che offrono seminari di training con regolarità e dozzine di insegnanti e siti web che offrono workshop, corsi e ritiri. L’effetto finale di tutto ciò è che le aspettative irrazionali e l’esuberante ottimismo sono stati smorzati dal tempo e dall’esperienza, e che un meno seducente e più sobrio processo ha cominciato a prendere forma e ciò perdura ancora adesso. Mentre gli esordi furono contrassegnati da una fanatica dedizione e sorretti solo da pochi scampoli di informazioni, successivamente c’è stata un’inversione di tendenza ed adesso stiamo galleggiando nelle informazioni, che hanno sostituito la dedizione. L’eterno gioco dello Yin e dello Yang, io credo. Così deve essere, nonostante qualche nostalgia. Un altro nuovo corso si è anche avuto grazie alla “disseminazione” prodotta dall’avvento dello Enneagram Monthly, dalle conferenze della IEA e da Internet. I singoli insegnanti non potevano trattenere gli studenti nella loro “bolla” e questi in breve tempo hanno potuto unirsi a studenti di altre scuole. Verso la metà degli anni novanta c’è stato anche un cambiamento nella percezione dell’Enneagramma, che non è stato più visto come un antico e in qualche modo “completo/perfetto” sistema, che era stato semplicemente riscoperto in epoca recente, ma che era esistito fin da tempi antichi in segreto. Adesso noi sappiamo che era stato presentato, nella sua attuale forma, dapprima da Oscar Ichazo e poi sviluppato ulteriormente da Claudio Naranjo e dai suoi allievi. Credo sia giusto dire che allo Enneagram Monthly vada in gran parte il merito di aver esplorato le sue origini e di aver separato la verità dai molti miti in proposito.
Antonio: Il problema delle misteriose origini dell’Enneagramma secondo me non è stato, in ogni caso, ancora risolto, e, forse, non lo sarà mai del tutto. La mia percezione è che l’impronta naif della New Age non si è ancora cancellata e manchi del tutto una visione “umanistica” dell’Enneagramma, una lettura che lo colleghi in modo chiaro a tutte le correnti filosofiche e di ricerca interiore che, per millenni, hanno guardato con attenzione all’interiorità dell’uomo. Mi sembra, talvolta, che qualcuno realmente creda che prima della scoperta, o riscoperta, dell’Enneagramma, nessuno si sia mai interessato alle Passioni, alle Fissazioni, ai modi di agire istintuali dell’uomo, eccetera. Un esempio di questa tendenza è, secondo me, l’erronea interpretazione, che viene correntemente fatta di alcuni concetti chiave come le linee di collegamento interne del simbolo, i Sottotipi, gli Istinti, ed i Centri. Negli ultimi tempi, inoltre, mi sembra che si stia dando troppa importanza a cose di poco conto, come l’uso di una parola o di un’altra e a come vendere il “prodotto” Enneagramma, più che a concentrarsi sul significato profondo dell’esistenza umana che questa visione implica. Manca del tutto un’epistemologia dell’Enneagramma; un’attenzione critica ai metodi che vengono utilizzati e ai risultati che si vogliono conseguire. Credo sia interessante prendere spunto dalla tua condivisibile idea che l’Enneagramma non è un “prodotto finito”, e chiederti quali possono essere le più interessanti applicazioni innovative in cui ti è capitato di imbatterti.
Jack: Io direi che il processo di “catalogazione”, cioè il fare un inventario dei vari componenti dell’Enneagramma delle Personalità, è quasi del tutto completo. Tutte le varie parti sono state elencate. Adesso le nuove scoperte consistono principalmente nel riconoscere delle affinità e nell’adeguare il linguaggio familiare dell’Enneagramma, che, come tu hai correttamente osservato, non sono epistemologicamente confermate, con principi e concetti di filosofie e sistemi radicati da tempo. Prendiamo, ad esempio, i due articoli contenuti nell’attuale numero dello Enneagram Monthly: quello di Andrew Hahn sull’essenza e quello di Claudio Garibaldi sulla grafologia (Nota redazione ASSISE: I due brani in questione sono continuazioni di articoli già pubblicati sui numeri di Aprile e Maggio dello EM). Andrew è giunto ad un certo numero di profonde conclusioni usando il linguaggio dell’Enneagramma. Le sue scoperte hanno delle similarità con le filosofie degli Advaita o dei Vedanta. Queste ultime risalgono a molti secoli addietro e sono parte integrale del sistema di saggezza a cui tutte le religioni hanno bisogno di attingere per potersi fondare nella verità. Il livello e l’efficacia con le quali un sistema può trasmettere questo insieme di verità determina, in definitiva, la sua utilità. Come i raggi di una ruota sono tutti collegati all’asse, ogni scuola di pensiero rappresenta un raggio. Al livello dell’asse, cioè, quando un sistema entra in contatto con la verità, le differenze fra i sistemi diventano irrilevanti poiché tutti condividono la stessa verità. Un diverso tipo di verità si trova nella realizzazione ed esplorazione dell’intima connessione fra i tratti della nostra personalità con il nostro corpo, il sistema nervoso e le impressioni lasciate dalle nostre esperienze. Claudio Garibaldi sta collegando i profondi ed incontrollabili impulsi, i grandi, piccoli e microscopici tremolii e segnali che vengono trasmessi alla velocità della luce dal nostro sistema nervoso centrale, tramite i nervi, i muscoli ed i tendini e “versati” sulla carta come risultato finale sotto forma della nostra grafia. La lezione importante per gli enneagrammisti in questo tipo di ricerca sta nel rendersi conto di quanto siano pervasivi i nostri tratti di personalità, in ogni parte del nostro sistema- mentale, psichico, emozionale e fisico. Abbiamo bisogno di ricordare costantemente che, quando parliamo dei tipi dell’Enneagramma, non ci riferiamo ad un set superficiale di tratti del carattere che possiamo cambiare come si imparano le buone maniere a tavola. Stiamo parlando delle più profonde tracce dell’individualità che esistono ad un livello cellulare e del luogo di origine di tutti i pensieri e le emozioni che si accavallano nella nostra mente e nel cuore.
Antonio: Proprio questo tuo ultimo, condivisibile, pensiero, mi porta a dissentire con la tua convinzione che il “processo di catalogazione” sia compiuto. Troppi e troppo complessi sono i modi con i quali cerchiamo di dare un senso al tempo della nostra vita, per credere di aver un quadro completo delle nostre risposte più “sottili”. Ichazo affermava che per descrivere in modo dettagliato tutte le funzioni della psiche occorreva avere conoscenza di 108 diversi Enneagrammi, e questo, forse, può apparire eccessivo, ma anche senza raggiungere un numero così elevato di diagrammi, è evidente che alcune aree non sono state quasi esplorate. Quasi nessun enneagrammista sembra voglia interessarsi ad alcuni aspetti dell’ego che sembrano troppo bassi e “terrestri”, come gli impulsi aggressivi e le problematiche sessuali. Ho notato più volte questa tendenza e mi sono reso conto, ad esempio, che molte persone sono quasi infastidite a pensare a se stesse come ad esseri che vivono quotidianamente a contatto con desideri, brame, impulsi, difficoltà, e preferiscono, piuttosto, pensare di essere persone spirituali che stanno procedendo sul terreno dell’evoluzione. Le difficoltà sessuali, soprattutto, formano un vero e proprio tabù, qualcosa di cui non si può parlare, e questo, secondo me, indebolisce tutta la credibilità del sistema che è, invece, anche in questo campo vitalissimo. Le problematiche sessuali, ad esempio, di un Sei di Conservazione e di un Quattro Sessuale, sono fra di loro diversissime, ma nessuno sembra avere il coraggio o la voglia di dire qualcosa a questo proposito. Un altro campo quasi inesplorato, come hai sottolineato parlando dell’ottimo lavoro del nostro amico Claudio, è quello delle connessioni fra il fisico e lo psichico. L’idea che possano esserci delle correlazioni, ad esempio, fra i tratti morfologici di un viso e i tratti della personalità, può essere giusta o sbagliata, ma prima di emettere un giudizio in proposito è necessario esplorare in gruppo con spirito critico, ma senza preconcetti, tutte le possibilità. Quello che accade, invece, è che alcuni ricercatori chiedono a tutti di dargli una mano su diversi campi di ricerca, ma nessuno risponde. A cosa credi siano dovute le difficoltà che io ho segnalato?
Jack: L’apatia è un veleno universale capace di distruggere tutto ciò che è buono e promettente, ma, fortunatamente, essa uccide anche tutto quello che è malvagio e distruttivo. Scherzi a parte, io credo che ciascun sistema attraversa cicli di apatia alternati ad una attività dinamica. Che cosa possiamo fare? Non ha alcun senso picchiare la testa contro un muro, ma, allo stesso tempo, come sapremo che il muro sta cedendo se non picchiamo su di esso? Una prospettiva più incoraggiante potrebbe essere quella di considerare che negli ultimi anni si è sviluppata una solida base di studenti/praticanti dell’Enneagramma. Essi sono in attesa di lanciarsi con entusiasmo dopo che il periodo dell’apatia si è esaurito. Tornando alla mia affermazione che il processo di “classificazione” è in larga parte completato, mi rendo conto che avrei dovuto essere più specifico. Intendevo dire che i concetti “fondamentali” che furono parte dell’originale “Movimento dell’Enneagramma della Personalità” negli anni settanta, come i Centri, gli Istinti, le Passioni, le Virtù, i Sottotipi, eccetera, sono stati discussi e descritti in molti modi. Siamo, tuttavia, lontani dall’aver raggiunto un unanime consenso su uno qualsiasi di questi punti. Non credo neppure che sia necessario raggiungere l’unanimità su questi punti, anche perché ritengo difficile ipotizzare che i principali insegnanti/autori si riuniscano e giungano in maniera armoniosa ad un accordo su ogni singolo concetto…..Ognuno approccia l’Enneagramma da una differente visuale, che è fortemente condizionata dalle nostre passate esperienze, dall’ambiente e dai tratti della personalità. Non abbiamo molta scelta in questo, poiché, in accordo con la nostra natura, noi cerchiamo la conoscenza e la saggezza usando gli impulsi elementari della mente, che cerca automaticamente affermazioni di opinione e schemi. Ecco perché abbiamo persone veramente intelligenti agli estremi opposti di ogni questione, come, ad esempio, accade con le opinioni politiche. Si potrebbe supporre che alcune migliaia di anni di civilizzazione dovrebbero aver prodotto una maggiore identità di vedute sul come vivere insieme bene. A quanto pare, tuttavia, qualcosa nella nostra natura ci impedisce per sempre di “perfezionarci” nel reame delle polarità e degli opposti in cui viviamo. A parte ciò io faccio affidamento sul processo di collegamento che lega le passioni, le fissazioni, gli istinti e così via all’enorme mole di lavoro che è già stata svolta da menti brillanti ed illuminate nel corso della storia. Se ci immergeremo in questo flusso, avremmo degli immensi vantaggi e potremmo anche dare un nostro piccolo contributo. Dovremo, naturalmente, continuare ad esplorare le connessioni, le applicazioni, le nuove interpretazioni, ogni volta ed in ogni luogo in cui possiamo. Ecco perché, a questo punto, ripeterei l’invito ai lettori ad unirsi al colloquio con le loro osservazioni.
Antonio: Io credo che tu abbia sollevato un altro punto veramente importante. I padri della Chiesa Cristiana che trattarono sistematicamente delle Passioni e delle Fissazioni, sostenevano che, alla base di ogni fenomeno ad esse riconducibili, c’erano sempre tre cose: l’Ignoranza, la Noncuranza e la Dimenticanza. Ogni mente umana si formava così delle idee sul mondo senza esaminare i condizionamenti che predeterminavano queste idee. Ancora oggi io credo che il loro insegnamento possa permetterci di comprendere in dettaglio il funzionamento profondo della nostra mente, e questo ci mette in condizione di intuire, più che definire con una specifica parola, certi meccanismi. La Noncuranza o Distrazione, ad esempio, è un fenomeno universale che significa, allora come ora, che abbiamo bisogno di occupare il tempo della nostra vita, o, come si dice in termini psicologici, di strutturare l’attività della nostra mente, in modo che non si abbia mai il tempo per pensare alla limitatezza, alla impotenza, all’inevitabile fine che tutti gli esseri umani debbono affrontare. Se questo mi è chiaro posso capire facilmente, ad esempio, che il tipo Nove è quello che, in qualche modo, rispecchia di più la normale condizione dell’ego. Lo sforzo della ricerca dell’ego del Nove non è quello di trovare il senso profondo del suo sé, ma di impedire di avere ricordo della consapevolezza della separazione. Come fa il Nove a realizzare questo? Esattamente nel modo che hai descritto tu poco fa parlando del “normale” modo di procedere di ogni sistema: alternando periodi di “apatia” o di sonno, a periodi nei quali c’è una febbrile, ma spesso vuota, iperattività. Quando ripenso all’acume psicologico col quale uomini vissuti nel deserto e nell’isolamento, riuscivano a capire che Passioni/Fissazioni possono spesso manifestarsi apparentemente sotto forma del loro esatto contrario, come accade, ad esempio, all’ego del tipo Uno col suo “risentimento” virtuoso, non posso fare altro che ricordare a me stesso un vecchio proverbio medioevale: ogni uomo è un nano seduto sulle spalle di giganti. Se, talvolta, riusciamo a spingere il nostro sguardo un poco più lontano di quei giganti, è solo perché il loro sforzo ce lo ha consentito. Quello “accordo” di cui tu parlavi, può essere realizzato solo se non si perde l’umiltà di accettare di essere solo un sassolino nella corrente dell’umanità, solo se si capisce che siamo tappe, anelli evolutivi, e non prodotti finali. Vorrei anche io, a questo punto, sentire se qualcuno dei nostri amici lettori ha qualcosa da aggiungere a questo proposito.